La ricerca della felicità. 14 artisti italiani in Finlandia

Quattordici artisti italiani espongono per la prima volta in Finlandia. Tre curatrici selezionano una trentina di lavori e li installano nella sala più estesa del Serlachius Museum di Mänttä, un piccolo centro a 300 chilometri da Helsinki. L’intento è delineare trame di lettura estetiche sullo scenario socio-economico e politico italiano, senza incorrere in facili stereotipi.

Maria Stella Bottai, Lorella Scacco e Pirjo Immonen, in occasione della celebrazione dei Cento anni d’Italia in Finlandia, grazie al supporto dell’Istituto Italiano di Cultura a Helsinki, di MiBACT e Italian Council hanno realizzato The Quest for Happiness. Italian Art Now. Una collettiva intergenerazionale, che seleziona i lavori di quattordici artisti italiani mid-career, riuniti all’interno di un’unica enorme sala, la principale, del Serlachius Museum di Mänttä.
Il museo d’arte intitolato al suo fondatore, Gösta Serlachius, espone diverse mostre d’arte tematiche. Le collezioni sono famose per i capolavori dell’età d’oro finlandese dell’arte e per i vecchi maestri europei. Mentre la Fine Arts Foundation ha anche iniziato a collezionare arte contemporanea dal 2012, seguendo l’esempio presentato dal suo fondatore.
Le tre curatrici hanno dedicato la mostra alla rappresentazione di un movimento, di uno slancio metaforico: la ricerca della felicità (The Quest for Happiness, appunto). Il titolo trae spunto da La felicità in America. Storie, ballate, leggende degli Stati Uniti a uso di giovani, vecchi, ostili ed entusiasti (2013). Un libro scritto da Enrico Deaglio, corrispondente americano del quotidiano La Repubblica.

The Quest for Happiness. Italian Art Now. Installation view at Serlachius Museum Mänttä 2019. Photo Sampo Linkoneva 1 1 La ricerca della felicità. 14 artisti italiani in Finlandia

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GLI ARTISTI

Quale proiezione del paesaggio estetico e del tessuto socio-politico-culturale italiano restituisce il percorso? Quali le motivazioni che hanno portato a filtrare la ricerca di quattrodici artisti, diversissimi tra loro per pratiche, per approcci e per percorsi personali, attraverso una sola visione, un’indagine che porta in sé le premesse di un’età di crisi? La chiarezza di alcune fra le possibili risposte varia a seconda dei lavori esposti.
Al centro dell’enorme salone sono state costruite due estese project room, parallele e compartimentate. Due spazi aggiuntivi, che proiettano, fra gli altri, i video di ZimmerFrei (Family Affair, 2015-17) e di Yuri Ancarani (San Siro, 2014). Il percorso, invece, viene, introdotto, a un piano di distanza, dal duo Goldschmied & Chiari, che lascia traccia di quel che resta della felicità quando la festa è finita, con Dove andiamo a ballare questa sera? (2015); installazione incassata all’interno delle mura del museo, dietro una vetrina trasparente.
Attorno a questi due poli ‒ l’installazione di Goldschmied & Chiari e i due enormi volumi gialli, posti al centro della sala ‒ ruotano lavori che sembrano nascondersi, come l’installazione inedita di Marzia Migliora, Lo spettro di Malthus (2019), creato per il Serlachius Museum. L’artista riprende la teoria dell’economista del XVIII secolo sull’esaurimento delle risorse terrestri per trasformarla. Nell’angolo più remoto rispetto all’accesso, un’imponente cella da scuderia delinea la presenza di un cavallo fantasma. All’interno di una cavezza fasciante, il visitatore può visionare paesaggi economici assemblati ritagliando banconote provenienti da tutto il mondo.

The Quest for Happiness. Italian Art Now. Marzia Migliora. Installation view at Serlachius Museum, Mänttä 2019. Photo Sampo Linkoneva

The Quest for Happiness. Italian Art Now. Marzia Migliora. Installation view at Serlachius Museum, Mänttä 2019. Photo Sampo Linkoneva

DA CAMPORESI A SENATORE

Anche i paesaggi intonsi di Silvia Camporesi (Riserva di Punte Alberete, 2018), così come le vedute magiche, specchianti di Federica Di Carlo (Come in terra così in cielo, 2016) sono stati marginalizzati rispetto al percorso, mentre artisti quali Loris Cecchini (con Waterbones, 2019) e Matteo Montani (con Preghiera, 2019 e Quartetto per la fine dei tempi, 2019) hanno esteso la superficie compositiva dei loro lavori acquisendo preminenza.
Quale dunque l’immagine dell’Italia formulata, restituita da artisti e curatori, in attesa che l’8 marzo Marinella Senatore concluda il percorso con una performance che coinvolga gli abitanti di Mänttä nel tracciato di The School of Narrative Dance (2013-15)? Sicuramente un’immagine guardata attraverso un prisma, una lente multipla che, senza pretendere alcuna esaustività, lavora su echi e frammenti de-narrativi, senza incorrere all’interno di stereotipi di genere.

Ginevra Bria

Mänttä  // fino al 29 marzo 2020
The Quest for Happiness. Italian Art Now
SERLACHIUS MUSEUM
Joenniementie 47
http://www.serlachius.fi/en/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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