Philippe Parreno indaga sulle impreviste potenzialità di un software generato da microrganismi. Nella cornice del Gropius Bau di Berlino.

Philippe Parreno (Orano, 1964) costringe a riflettere sulla casualità come strumento elitario per la regolazione dei rapporti umani e biologici. La personale dell’artista al Gropius Bau di Berlino, oltre a essere una sontuosa e spettacolare macchina scenica, è un complesso meccanismo per prefigurare un futuro prossimo. Un tempo in cui l’intelligenza artificiale può diventare un’intelligenza anche biologica, affidata all’essenziale ma potente capacità di microorganismi di governare raffinate tecnologie. Sono reti neurali che oggi configuriamo simili alle nostre e che presto avranno un’interfaccia organica.
In tale direzione, sperimentali appaiono, secondo Parreno, le colture di lieviti che colonizzano matracci e beute, vivono, si moltiplicano e alimentano un software orientato a generare una prassi rigorosamente non deterministica. Sono loro, di fatto, il cervello e il cuore dell’installazione, le componenti principali del bioreattore che orchestra, da elemento pensante, quanto succede nel percorso espositivo, montato a vista come un laboratorio, per l’occasione in versione musealizzata.

Philippe Parreno, exhibition view AT Gropius Bau Berlino 2018 © Philippe Parreno. Courtesy the artist, Pilar Corrias, Barbara Gladstone, Esther Schipper, Photo © Andrea Rossetti
Philippe Parreno, exhibition view AT Gropius Bau Berlino 2018 © Philippe Parreno. Courtesy the artist, Pilar Corrias, Barbara Gladstone, Esther Schipper, Photo © Andrea Rossetti

ALGORITMI CAPRICCIOSI

Da esso dipendono i pesci palla che fluttuano da una stanza all’altra in balia di tre differenti vortici di vento, guidati da logiche e dinamiche sconosciute, da impulsi eterodiretti come quelli che consentono a due pianoforti di suonare in autonomia senza bisogno di un esecutore. Tasti mossi da quegli algoritmi che in contemporanea dirigono l’abbassamento e il sollevamento di tende, costringendo gli ambienti a repentini cambiamenti di luminosità, ad albe e tramonti di sorprendente prossimità rispetto alla consueta durata del giorno.
Anche i suoni della città sono compresi nell’opera e sono inglobati per essere trasformati in segni, grafie che disegnano ninfee sulla superficie della grande piscina. Si parte da qui, dalla grande superficie equorea, ritagliata nel poderoso atrio neorinascimentale del museo, per assistere, su apposite sedute girevoli, all’epifania di lucciole elettriche lampeggianti su schermi a led. Svaniscono e ricompaiono in un artificiale volteggiare, indotto, come la loro vita, il loro temporaneo manifestarsi e come le restanti opere, dal capriccio algoritmico del bio-computer.

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Philippe Parreno, exhibition view AT Gropius Bau Berlino 2018 © Philippe Parreno. Courtesy the artist, Pilar Corrias, Barbara Gladstone, Esther Schipper, Photo © Andrea Rossetti
Philippe Parreno, exhibition view AT Gropius Bau Berlino 2018 © Philippe Parreno. Courtesy the artist, Pilar Corrias, Barbara Gladstone, Esther Schipper, Photo © Andrea Rossetti

MUTAZIONI E VORTICI

Su tutti gli apparati vige una ciclicità soggetta a varianti, una ripetizione apparente che conduce a lente mutazioni in grado di assorbire natura e cultura. Nel vortice delle reiterazioni finiscono anche gli stessi lavori dell’artista, i suoi film Any- when (2017) e The Crowd (2018), interamente rieditati, o la carta da parati floreale, già sfondo sul set del film Marilyn (2012) e ora autonomo decoro floreale per impaginare, con un caldo tocco domestico, la misteriosa stanza dei bottoni.

Marilena Di Tursi

Berlino // fino al 5 agosto 2018
Philippe Parreno
GROPIUS BAU
Niederkirchnerstraße 7
www.berlinerfestspiele.de

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AutorePhilippe Parreno
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Marilena Di Tursi
Marilena Di Tursi, giornalista e critico d'arte del Corriere del Mezzogiorno / Corriere della Sera. Collabora con la rivista Segno arte contemporanea. All'interno del sistema dell'arte contemporanea locale e nazionale ha contribuito alla realizzazione di numerosi eventi espositivi, concentrandosi soprattutto sulla promozione dei giovani artisti pugliesi dal 1988 fino ad oggi. È autrice di numerose pubblicazioni e di testi critici di presentazione dell’opera di giovani artisti, contenuti in cataloghi redatti in occasione di mostre personali e collettive. Per conto della Fondazione Corriere della Sera, in qualità di membro del consiglio scientifico, ha curato cicli di incontri dedicati all’arte contemporanea nell’ambito dell’iniziativa “Da Est a Ovest Bari incontra il mondo” (2015/2016) e “Quanto è contemporanea l’arte contemporanea?” (2016, con Marco Scotini, Achille Bonito Oliva, Domenico Fontana, Marco Senaldi). Laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Bari, con una tesi in Storia dell’arte contemporanea, ha conseguito la specializzazione triennale in storia dell’arte medievale e moderna presso l’Università “La Sapienza” di Roma e il titolo di Dottore di ricerca in Documentazione, catalogazione, analisi e riuso dei beni culturali presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari. Insegna Storia dell’arte nel locale Liceo artistico.