Zohran Mamdani e l’arte: che programmi ha per la cultura il neo sindaco di New York ?

Malgrado non sia stato un argomento centrale in campagna elettorale, Mamdani ha affrontato questioni rilevanti per artisti e operatori del mondo dell'arte. Un'attenzione che gli viene in primis dalla famiglia

Difficile trovare, negli Stati Uniti, un luogo che raccolga più esperienze culturali diverse, ambiziose e affamate di novità di New York. La gestione del mondo dell’arte in una città così complessa è solo una delle molte sfide che aspettano il futuro sindaco Zohran Kwame Mamdani (Kampala,1991), socialista dem musulmano di origini indiane e natali ugandesi appena eletto a primo cittadino della grande mela. E nonostante non sia stato un argomento centrale nel corso della sua campagna elettorale – incentrata sull’abbassamento del costo della vita, il controllo degli affitti e l’offerta di servizi essenziali come asili e trasporti -, ha affrontato delle questioni rilevanti per il mondo dell’arte e della cultura.

Zohran Mamdani e il mondo della cultura

Cominciamo col dire che il sindaco neoeletto è molto vicino al mondo delle arti, e non solo americanE: sposato con l’animatrice, illustratrice e ceramista Rama Duwaji (qui trovate il suo profilo), è figlio dell’acclamata regista Mira Nair, vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale Cinema di Venezia per Monsoon Wedding (2001). Cantante e musicista con il nome d’arte di Mr Cardamom, Mamdani ha lavorato anche come supervisore musicale nel film della madre Queen of Katwe (2016).

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La copertina New Yorker firmata da Edel Rodriguez con Zohran Mamdani

Pro e contro Mamdani: il mondo della cultura spaccato (ma neanche troppo)

Alle spalle di Mamdani si sono formate due fazioni nel corso degli scorsi mesi, cioè dalla vittoria delle primarie democratiche contro Andrew Cuomo: una dichiaratamente a favore – incarnata oggi dalla raggiante copertina del New Yorker a firma dell’artista Edel Rodriguez – e una contraria, più ridotta e silenziosa, ma comunque piena di nomi di dirigenti di aziende e case d’asta.

Dalla parte dei favorevoli abbiamo artisti visivi e urbani, operatori culturali e in generale creativi di tutte le età, che lamentano da anni l’assenza di un preciso piano culturale e dell’inclusione necessaria per avere un fertile ambiente di vita e lavoro, ma soprattutto l’aumento dei costi per spesa e affitto, che a molti emergenti non permette di restare in città. Promosso dall’associazione di lavoratori della cultura Soft Power Vote, Mamdani è avverso alle politiche trumpiane non solo in campo economico, ma anche in quello culturale in senso più ampio. La sua campana è stata sostenuta economicamente da dirigenti di fondazioni e musei (come Brenda Coughlin della Lannan Foundation e Aziz Isham del Museum of Moving Image), di case d’asta e gallerie (tra cui Arsh Raziuddin, vicepresidente della divisione creativa di Christie’s; Laura Kandle, direttrice dell’amministrazione museale dell’Asia Society), così come (con cifre minori) da artisti e curatori. Tra gli endorsement pubblici sono arrivate parole di supporto dagli attori Lupita Nyong’o, Mark Ruffalo, Wallace Shawn e Cynthia Nixon, dai comici Gianmarco Soresi, Ilana Glazer, Brennan Lee Mulligan, Ramy Youssef e Bowen Yang, da modelle come Emily Ratajkowski (complice la maglietta “Hot Girls for Zohran”).

Meno rumorosi sono stati i nomi dei contrari, cioè di coloro che hanno sostenuto Cuomo, vicino agli ambienti di governo (supporto di Trump e Musk inclusi) e accusato di molestie sessuali da diverse donne negli ultimi anni, nella corsa come indipendente dopo la sconfitta alle primarie. Ci sono molti nomi di quadri delle più grandi case d’asta del mondo, Christie’s, Phillips e Sotheby’s – Helena Grubesic e Jennifer Wright, rispettivamente SVP e Responsabile dei Dipinti Antichi di Christie’s; Erica Downs, Amministratore degli Orologi presso Phillips; Fahad Malloh, direttore della Strategia Aziendale per l’ufficio del CEO di Sotheby’s -; ci sono poi la direttrice di Gagosian Micol Spinazzi Richter e la direttrice del New Museum Lisa Phillips, e con loro grossi mercanti d’arte newyorchesi (Nathan Bernstein, Ramin Fallah, Vito Schnabel, Lorinda Ash, Evan Beard, Sheri Feigen e Iris Cohen), e ancora producer e direttrici di musei (Laura Aswad, Produttrice a The Shed; Diane Tuft, membro del CdA dell’International Center for Photography), consulenti d’arte e responsabili di campagne di promozione e sviluppo dei musei (Scott Campbell, direttore della campagna di promozione del New Museum; Seth Rosen, responsabile dello sviluppo dell’American LGBTQ+ Museum). Tra i supporter del mondo dell’intrattenimento ci sono Woody Allen, Amy Schumer e Debra Messing.

Le politiche culturali di Mamdani: cosa aspettarsi

Dei candidati principali (lui, Cuomo e il repubblicano fondatore dei Guardian Angels Curtis Sliwa), Mamdani è quello che si è impegnato di più per parlare al settore culturale di New York e cercare il sostegno delle organizzazioni artistiche. Annunciando l’appoggio del sindacato che rappresenta i musicisti di New York, Local 802 AFM, il team di Mamdani ha scritto su Facebook: “L’arte non può essere solo un lusso per pochi. Ciò richiede una città in cui gli artisti possano effettivamente permettersi di vivere e creare, e dove i musicisti non ricevano solo riconoscimenti, ma anche una retribuzione equa”. C’è da sperare e aspettarsi, quindi, un piano di interventi che non solo rendano l’ambiente più aperto e inclusivo, ma anche più sostenibile.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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