Insieme alla sostenibilità è la cultura il valore aggiunto necessario per un cambiamento

Tra gli elementi più frequenti all’interno del dibattito pubblico emerge spesso il tema della sostenibilità. Una sostenibilità che ha coinvolto il clima, l’energia, l’ambiente, l’economia, il turismo, la cultura, l’industria, la scuola e la società. In altri termini; oggi siamo innegabilmente preoccupati per la sostenibilità di qualsiasi elemento della nostra vita personale e democratica.Chiaramente la sostenibilità […]

Tra gli elementi più frequenti all’interno del dibattito pubblico emerge spesso il tema della sostenibilità. Una sostenibilità che ha coinvolto il clima, l’energia, l’ambiente, l’economia, il turismo, la cultura, l’industria, la scuola e la società. In altri termini; oggi siamo innegabilmente preoccupati per la sostenibilità di qualsiasi elemento della nostra vita personale e democratica.
Chiaramente la sostenibilità è intesa in modo leggermente differente: la sostenibilità climatica, ad esempio, si misura con indicatori che sono diversi da quella economica; così, la sostenibilità economica si misura analizzando delle dimensioni ben lontane da quella demografica.

Il comportamento intergenerazionale alla base del concetto di sostenibilità

Alla base di ogni concetto di sostenibilità, però, c’è un elemento che è bene analizzare con un maggior grado di dettaglio: il concetto di “comportamento intergenerazionale”. Si tratta di un elemento essenziale per la nostra “specie”: si lavora per rendere il mondo un posto migliore rispetto a come l’abbiamo trovato.
Meccanismo interessante, ma che molto spesso non è chiaro come debba realmente funzionare. In natura, un gruppo sociale si adopera per garantire la sussistenza propria e dei propri figli; in molti casi si tratta di sussistenza, è vero, ma in quei gruppi ognuno ha ben chiaro cosa deve fare per sé e per il proprio gruppo di appartenenza.

Per esseri umani la sostenibilità va oltre la sussistenza

Nel regno degli umani contemporanei, tali elementi, che sono alla base della sopravvivenza, sono meno lineari, sebbene ciascuno ogni giorno si impegni per garantire la sussistenza propria e della propria famiglia, si prodighi per i propri amici, faccia sacrifici per i propri figli. Questo impegno quotidiano è però simile a quello dei clan animali, che interpretano il mondo “così com’è”, dovendocisi quindi semplicemente adattare. È evidente che la nostra specie ha seguito un itinerario diverso.
I grandi cambiamenti che abbiamo conosciuto nell’arco della storia sono avvenuti perché gruppi molto numerosi di individui, mentre si occupavano degli elementi di base della sussistenza del proprio clan, hanno anche agito in modo collettivo per apportare innovazioni, miglioramenti, evoluzioni al proprio ambiente di riferimento.
Guidati dalla fede, o dallo Stato, o dal mercato, persone che non si conoscevano hanno creato dei percorsi che hanno poi consentito un cambiamento più ampio.

Studentato Accademia di Brera, Vista dal parco. ParisRender per Mate
Studentato Accademia di Brera, Vista dal parco. ParisRender per Mate

Come far evolvere l’Italia al di là della sussistenza?

Per esser chiari: in che modo gli italiani di oggi possono lavorare in modo coeso per rendere l’Italia dei prossimi 10 anni un Paese migliore? C’è qualcuno che si è mai assunto la briga di dare indicazioni in tal senso?
La cultura ha delle risposte, ma non sono sempre valide per tutti i contesti e per tutte le esigenze. In altri termini la cultura, attraverso le sue varie espressioni, che vanno dal giornalismo di qualità fino alle opere d’arte; passando per la musica, il cinema, gli incontri pubblici, la letteratura, può sicuramente far emergere una sensibilità condivisa. Tale sensibilità condivisa, tuttavia, può essere realmente in grado di produrre cambiamenti quando viene estesa e comunicata ad una collettività la più estesa possibile.
Ad oggi, nel nostro Paese, non solo questo non accade con riferimento alla collettività (quante persone sanno realmente chi sono gli artisti contemporanei italiani?), ma non accade nemmeno nel gruppo ristretto di coloro che partecipano alla cultura in modo attivo.

La cultura come strumento di evoluzione sostenibile nella società contemporanea

Nel processo di atomizzazione, liquidazioneibridazione e qualsiasi altro termine con cui si cerca in questi anni di descrivere i nostri cambiamenti sociali, è evidente manchi una direzione comune tra differenti organizzazioni.  Non si tratta di una naturale divergenza di interessi, che è una condizione che sussiste in ogni microcosmo umano: si tratta di una completa ignoranza di ciò che possa essere realmente utile.
Manca quella visione politica (intesa nel senso più nobile del termine) che riesca a dare indicazioni concrete e condivise. Non è un’azione che svolge il settore pubblico, i cui indirizzi sono decisamente leggeri; né si tratta di un’azione che svolge il settore privato, che non si riesce nemmeno a capire da chi debba essere composto. Non è un’azione che svolgono nemmeno i dipendenti, o altre forme aggregative.

Cultura e sostenibilità: elementi essenziali per l’evoluzione sociale

Eppure, la cultura potrebbe sviluppare un’azione di coesione sociale importante, indicando azioni condivise per la salvaguardia di quelli che qualche anno fa era di moda chiamare “beni comuni”. E sempre la cultura potrebbe favorire un processo di coinvolgimento cittadino indirizzato ad azioni concrete che, al di là degli interessi di piccoli gruppi, riescano a fare piccole prove di democrazia.

Identificare delle linee guida coerenti il primo passo per un concreto cambiamento

C’è differenza tra amministrare e governare. E quella differenza sta nella capacità di indirizzare un intero territorio. Ma per indirizzare un gruppo ampio di persone è necessario identificare linee di intervento concrete.
Gli italiani, come popolo, non sono mai stati noti per la propria coesione, è vero, ma sono decenni che manca ogni qualsivoglia azione collettiva. Abbiamo smesso persino di andare a votare.
L’unica forma di cambiamento comportale congiunto e collettivo che stiamo probabilmente riuscendo ad assumere è la raccolta differenziata.
Che per carità, è indubbiamente essenziale, ma forse è un po’ pochino per lo sviluppo del nostro futuro. O no?

Stefano Monti 
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Stefano Monti

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Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

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