Dialoghi di Estetica. Parola a Wolfgang Mitterer

Il “link mancante” tra classica ed elettronica, tra notazione e improvvisazione, tra liuteria digitale e organologia. Wolfgang Mitterer è un virtuoso dell’organo ma adora i sintetizzatori. Con la pazienza del catalogatore e, ovviamente, grazie a un computer, sta scrivendo pagina dopo pagina una sorta di opera Universi i cui personaggi sono, in fin dei conti, tutti i suoni che la storia della musica ha emesso sinora.

Potremmo iniziare da Music for Checking E-mailsGiving the Illusion of Depth (Col Legno, 2009). Titolo molto affascinante. Cos’è una musica per controllare email?
Beh, come esiste la Water Music di Georg Friedrich Händel, la Fire Music di Archie Shepp… la musica per controllare email è… musica per controllare le email.

Puoi spiegarci meglio? Per realizzare l’album hai avuto libero accesso all’archivio completo della Col Legno, etichetta specializzata in musica classica e contemporanea. Come ti sei regolato per la selezione il materiale che hai poi utilizzato? Hai utilizzato un criterio specifico o ti sei lasciato condurre dal caso? Detto in altre parole: sei un buon archivista?
Ecco, musica per controllare email può significare anche questo: ho utilizzato l’archivio della Col Legno per fare in modo che artisti classici come Bruckner, Tschaikovsky e altri mi mandassero mail dal passato. Dovevo fronteggiare un archivio di qualche terabyte. Mi è successo spesso che sulle prime non riuscissi a trovare uno specifico file, quindi sì, mi sono dovuto improvvisare archivista della musica classica digitalizzata.

Non sei un esattamente un buon archivista allora… sei un ascoltatore compulsivo? Ascoltando i tuoi lavori si direbbe di sì. Un critico ha scritto che la tua musica gli ricorda la celebre caricatura di un quotidiano di Budapest apparsa all’indomani della prima esecuzione assoluta della Prima Sinfonia di Mahler, risoltasi in un colossale disastro. In quella caricatura il grande compositore, che la sera prima aveva diretto l’orchestra, si agitava dietro a un gigantesco strumento a fiato dal cui padiglione venivano letteralmente sputati fuori una serie di animali urlanti…
Non sono più un ascoltatore compulsivo. Lavoro con la musica tutto il giorno, così quando stacco preferisco prepararmi una buona cena accompagnata da un bicchiere di vino rosso. Ma se metti su un po’ di musica funky o del free-jazz, potrebbe succedere che io inizi a ballare…

Caricatura all'indomani della prima esecuzione della Prima Sinfonia di Mahler

Caricatura all’indomani della prima esecuzione della Prima Sinfonia di Mahler

Nel booklet di Music For Checking E-Mails Dj Spooky, che ha scritto un breve saggio che credo sia la via migliore per entrare nell’universo della tua opera, cita il compianto Ornette Coleman, che con la consueta lungimiranza affermò in un’intervista: “I mean, if you deceided to go out today and get you an instrument and do whatever it is that you do, no one can tell you how you’re going to do it but when to do it”. Tu in quell’album cercavi davvero il gigantesco strumento di quella caricatura?
Ti risponderò servendomi proprio delle parole di Dj Spooky, d’altronde Music For Checking E-mails è anche un disco sul concetto di plagio e io sono un discreto plagiario, oltre che un amanuense. Nel 1841 Adolphe Sax inventa il sassofono. Dieci anni dopo esce Parerga e Paralipomena di Arthur Schopenhauer, dove sta scritto tra l’altro: “Ogni uomo prende i limiti del proprio campo visivo per i limiti del mondo”. Ora, a proposito di limiti e di possibilia, credi che il jazz sarebbe nato se il sassofono non fosse stato inventato nel 1841? Ecco, la mia musica esplora esattamente “l’interazione di suono, composizione e interfacce musicali”, come ha giustamente scritto Dj Spooky. E ancora: “La mia musica una tensione diniamica tra contesto e contenuto”.

Molti dei tuoi brani mostrano in filigrana una tecnica scrittoria finissima, quasi da compositore barocco, direi quella del musicista/artigiano (penso per esempio a Inwendig losgelöst). Credi che la questione della notazione sia ancora attuale per il compositore del XXI secolo, tenendo presente la disponibilità pressoché infinita di materiali a cui può accedere e di strumenti dei quali si può servire?
Quella della scrittura non è una questione di vita o di morte per un musicista abituato a lavorare in uno studio di produzione… oppure pensa al modus operandi di un semplice cantautore. Lo diventa però, a mio parere, quando bisogna comporre un qualsiasi brano musicale che contempli l’interazione di più musicisti.

Questo non sempre è vero per il jazz, o almeno per certo jazz. Il jazz è un’altra tua grande passione. Nel 2012 hai suonato un concerto improv al Porgy & Bess di Vienna con Marc Ducret (chitarra), Peter Kollreider (elettronica) e Herbert Pirker (batteria). Come e quando è avvenuto il tuo primo incontro con il jazz? È stato amore a prima vista?
Qui la risposta è molto semplice: Miles Davis. Bitches Brew, Agartha, On the Corner, Big Fun


Ecco, l’improvvisazione. Forse è in questa parolina magica che va cercata la soluzione al problema di quanto la pagina scritta vincoli lo spazio di manovra del compositore di oggi. Tu sei anche un ottimo improvvisatore. Credi che stiamo parlando della stessa cosa quando pronunciamo la parola improvvisazione in contesti di jazz e di modern composition?
In linea di principio sì, si tratta della stessa cosa. In realtà però nel jazz l’improvvisazione è un linguaggio specifico dotato di proprie regole e di un proprio vocabolario. Nella modern composition queste regole si appoggiano invece maggiormente al materiale composito circostante.

Il tuo approccio alla musica e all’arte sembra orientato alla ricerca ostinata di un linguaggio comune sottostante alle più diverse forme espressive e linguistiche. Si tratta di un processo solo inconscio?
Direi proprio di sì. Sono un semplice organista che è stato abituato sin dall’infanzia a spaziare tra stili musicali differenti e che ha assorbito tantissima musica. Io sono nato nel 1958, ma pensa a quanto questa immersione totale nel suono, nel brodo digitale di tutte le musiche possibili, tutte a portate di click, influenzerà e sta già influenzando i compositori del futuro.

A proposito di commistioni, cosa pensi dell’utilizzo che la musica popular fa delle tecniche del sampling, da te largamente utilizzate? Credi che il compositore contemporaneo abbia qualcosa da imparare dall’hip-hop o dall’elettronica?
Il sampling è probabilmente la più grande rivoluzione degli ultimi cinquanta anni in musica. È ovunque, anche dove meno te lo aspetti, persino nelle accademie più paludate.

Wolfgang Mitterer, Music for checking e-mails (Col Legno, 2009)

Wolfgang Mitterer, Music for checking e-mails (Col Legno, 2009)

Abbiamo parlato tanto di digitale. Cos’è la Internet Composition, dispositivo tecnologico di cui il tuo sito web fornisce un campione?
Si tratta semplicemente di un programmino molto divertente che permette di familiarizzare con la tecnica del sampling digitale. Il criterio compositivo che sta dietro è molto minimale. Si è trattato semplicemente di cercare file appropriati che, predisposti in un determinato modo, dessero vita a una determinata immagine. Per capirci, non accadrà mai che, combinando questi file, per quanto uno si metta d’impegno, nasca per incanto una composizione epocale. Scrivere musica richiede ancora maestria e dedizione, due qualità al cospetto delle quali progetti come quello della Internet Composition diventano dei semplici esperimenti, poco più che un divertissement. Altro discorso si potrebbe fare per linguaggi come SuperCollider e simili…

Vincenzo Santarcangelo

www.wolfgangmitterer.com
www.labont.it

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Vincenzo Santarcangelo

Vincenzo Santarcangelo

Vincenzo Santarcangelo insegna al Politecnico di Torino e allo IED di Milano. Membro del gruppo di ricerca LabOnt (Università di Torino), si occupa di estetica e di filosofia della percezione. È direttore artistico della rassegna musicale “Dal Segno al Suono”,…

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