A tu per tu con Hiroshi Sugimoto. Il “modernista pre-postmoderno”

In occasione della 14. Mostra Internazionale di Architettura, Venezia punta i riflettori su Hiroshi Sugimoto, il celebre foto-architetto giapponese. Presente in città con una selezione di scatti, anche inediti, alla Fondazione Bevilacqua La Masa, e con l’installazione site specific “The Glass Tea House Mondrian” alla Fondazione Cini. Lo abbiamo incontrato per uno scambio denso, tra Modernismo, architettura, economia e un presente da cui non si può fuggire.

Venezia è una città piena di aria, colore, luce e acqua, alcuni degli elementi naturali su cui spesso lei ha basato la sua ricerca. Che significato hanno i suoi due interventi, quello ospitato dalla Fondazione Bevilacqua La Masa e quello presso la Fondazione Cini, in una città come Venezia?
Essere presente con due esposizioni a Venezia è un’opportunità davvero rara. Qui, alla Fondazione Bevilacqua La Masa, mostro la mia architettura fotografica. Alla Fondazione Cini espongo il mio lavoro come architetto dell’architettura. La prima è la mia storia della fotografia nella storia dell’architettura. Questo è il motivo per cui ho intitolato la mostra Modern Times, anche per ricordare alle persone il significato di “moderno”. Noi stiamo vivendo nel Post-postmodernismo, il Postmodernismo è finito. Definisco me stesso come uno che ha avuto esperienza del pre-Postmodernismo, un modernista pre-postmoderno. Non sappiamo dove ci stiamo dirigendo dopo il Modernismo. Non abbiamo ancora elaborato un nuovo concetto nel XXI secolo.
In questa mostra espongo la fotografia della famosa Bauhaus Stairway dipinta da Oskar Schlemmer, che ho realizzato al Museum of Modern Art di New York. Il MoMA ospita la nota scala Bauhaus e il più recente restauro a opera di Taniguchi, che comprende, esso stesso, una scala. È la storia della scala a essere esposta. Questo è essenzialmente Modernismo, non Postmodernismo. E ha molto a che vedere con la storia del Museum of Modern Art. Tutto ciò fa parte della mia pratica. Marcel Duchamp è un’altra importante figura del Modernismo, dunque ho fotografato il Rotative demisphère, la sua forma è molto architettonica. Altri esempi sono l’S. C Johnson Building di Frank Lloyd Wright, la Torre Einstein di Erich Mendelsohn che è in Germania e l’opera modernista più recente, quella realizzata alla Serpentine Gallery da Herzog & de Meuron, riferendomi alla quale io espongo qui un trittico enorme, per la prima volta.

È sorprendente il suo approccio foto-architettonico, capace di mixare due punti di vista complementari. Tornando a Venezia, come reagisce questo approccio alla commistione di architettura naturale e artificiale che caratterizza la città?
Venezia ha una scala piuttosto moderna, è una città a portata di essere umano e questo è ciò che mi piace di più. Non ci sono palazzi altissimi, al massimo raggiungono i quattro piani. Non sopporto vedere le grandi navi che entrano a Venezia, sovrastando la città. Ho saputo che gruppi di persone stanno protestando contro questo fenomeno e sono d’accordo con loro. Le navi trasportano 2-3mila persone che poi si muovono in città, affollandola.
La gente ama Venezia perché è piuttosto moderna. Quindi è piacevole studiare il Moderno in una città come Venezia. Induce la gente a interrogarsi su cosa siano il Moderno e il nostro presente.

Parlando di Tempi Moderni: io ho trentun anni e appartengo a una generazione di giovani abbastanza disperati. Lei ha vissuto epoche diverse e complesse e ha una profonda esperienza come uomo e come artista. Quali strumenti ritiene possano esserci d’aiuto per scampare a questo momento di così grande disagio?
Penso non ci sia scampo. Sfortunatamente siete nati per vivere questo momento storico. La storia non smette di andare avanti. In questo periodo è in corso una mia personale al Palais de Tokyo di Parigi, dal titolo davvero pessimista, Aujourd’hui le monde est mort, dove ho prospettato trentatré differenti storie in merito a come tutto possa finire, magari tra venti o trent’anni o magari molto prima. Di fatto ci sono troppe persone di fronte a noi, non è più sostenibile. Eppure noi dobbiamo continuare a crescere, dobbiamo produrre il 5% in più dello scorso anno, così la gente può diventare più ricca e più felice, ma alla fine nessuno è felice.
Credo che oggi ci troviamo a un punto di svolta. Questo è il picco che stiamo attraversando. D’ora in poi dobbiamo ridiscendere. Ma sto pensando a quale sia il modo meno doloroso di compiere questa discesa. Si ritiene che con meno denaro saremmo meno felici, ma il denaro non corrisponde alla felicità e probabilmente la popolazione dovrebbe fare ritorno a un livello vicino a quello della Rivoluzione Industriale ottocentesca. A quel livello la gente può vivere insieme e insieme alla natura in una logica di civiltà serena.
Oggi non c’è serenità. Per esempio, ci sono troppi turisti a Venezia e io non voglio andare in Piazza San Marco, non riesco nemmeno ad attraversarla. L’eleganza è sparita. Quando sono stato a Venezia per la prima volta, circa vent’anni fa, tutto era molto più semplice. La popolazione dovrebbe ridursi e io ho una teoria basata su un decremento della popolazione doppio rispetto a quello di produzione, così guadagneremmo un 1% di surplus da ridistribuire.
Quando avevo venti o trent’anni, attorno agli Anni Sessanta, le città erano più piccole e la gente era abituata a essere più amichevole e a non impazzire per il denaro. È questo che sto mettendo in mostra a Parigi.

Hiroshi Sugimoto, S.C Johnson Building, 2001,  Gelatin silver print, cm 149X119.5

Hiroshi Sugimoto, S.C Johnson Building, 2001, Gelatin silver print, cm 149X119.5

A proposito della sua visione del futuro, ho letto una sua frase che trovo molto potente: “L’oscurità del futuro illumina il mio presente”. Dunque quell’oscurità è positiva?
Il fatto di uscire dall’oscurità vi sta aspettando. È la cosa più importante, non essere così ottimisti e agire ora per prepararsi alla situazione futura, che sono certo arriverà presto. La peggiore evenienza è che scoppi la Terza Guerra Mondiale. Se l’economia crolla, la conseguenza è la guerra. Lo dimostra la storia naturale del comportamento umano, così come è avvenuto per la Prima Guerra Mondiale e per la Seconda, dopo il crack del 1929. In questi casi, non c’è lavoro, non c’è denaro e la gente si uccide a vicenda. Quindi sono davvero preoccupato per l’economia e per gli equilibri legati ad essa.
Anche il mercato dell’arte è inflazionato. La gente spende soldi per il futuro, ma ci sono così tante banconote stampate che il valore non esiste più. È tutta immaginazione. Fino agli Anni Trenta, le banche cambiavano i risparmi in oro, ma con la diffusione della carta moneta il governo può stampare tutto ciò che vuole ed è questo il modo in cui tiene in equilibrio l’economia. Tuttavia è così profondo il debito dell’area degli Stati Uniti e del Giappone che se vuoi incassare il tuo denaro, non c’è denaro. Tutto ciò è immaginazione.

Dunque quale sarà il futuro del suo lavoro, come artista, in questo scenario?
In merito al prezzo?! [ride]. Non mi importa. Tutti fanno bancarotta nello stesso momento, allo stesso modo. Quando ho cominciato, i miei lavori costavano poco, poi le loro valutazioni sono aumentate in una maniera incredibile, quasi innaturale.

Arianna Testino

Venezia // fino al 12 ottobre 2014
Hiroshi Sugimoto – Modern Times
a cura di Filippo Maggia
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA – PALAZZETTO TITO
Dorsoduro 2826
041 5207797
[email protected]
www.bevilacqualamasa.it

Venezia // fino al 12 ottobre 2014
Hiroshi Sugimoto – Glass Tea House Mondrian
FONDAZIONE CINI – LE STANZE DEL VETRO
Isola di San Giorgio Maggiore
041 5230869
[email protected]
www.lestanzedelvetro.it

 

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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