Economia dell’arte da San Marino. Il punto di vista di Giancarlo Graziani

Giancarlo Graziani è il coordinatore del Cestart – Centro Studi per l’Economia dell’Arte. Abbiamo ascoltato il suo intervento “La Domanda Internazionale di Beni Artistici” al secondo convegno internazionale sul mercato dell’arte, che si è tenuto lo scorso novembre a San Marino, organizzato dall’Istituto Bruno Leoni. E poi ci siamo tolti qualche altra curiosità.

Ci racconta quali sono state le principali decisioni della Repubblica di San Marino in ambito di mercato dell’arte, esposte durante la seconda edizione del convegno su Mercanti & Banche?
La principale decisione è stata quella di andare avanti nelle determinazioni espresse dal Segretario di Stato al Turismo Teodoro Lonfernini di far diventare il Titano un Paese di riferimento per il mercato internazionale dell’arte con appositi strumenti: legislativi, fiscali, doganali, di studio e di certificazione. Nella primavera a venire dovrebbe essere già pronta una bozza di legislazione da affinare per essere portata all’approvazione delle locali istituzioni nel corso del 2014: con molto probabilità la prossima edizione di Mercanti & Banche – in programma il 6 e 7 novembre 2014 – sarà l’occasione di presentazione ufficiale. Da sottolineare la proposta del Direttore del Dipartimento Turismo e Cultura Vito Testaj di istituire nella Repubblica sanmarinese un organismo per la certificazione delle opere d’arte che rilasci un “passaporto”  in cui sono riportate le principali caratteristiche e che sia valido e riconosciuto in tutto il mondo.

Pensa che il mercato dell’arte possa rappresentare, per uno stato come San Marino, un asset importante per lo sviluppo economico? Quali sono le condizioni perché uno stato possa effettivamente decidere di puntare a divenire un player internazionale in questo ambito?
Sicuramente l’intuizione della Repubblica di San Marino di puntare sulla produzione e sul mercato dell’arte per farne una risorsa strategica è logica e lungimirante in una politica che vuol dare al proprio paese occupazione, gettito e reddito. I paesi in cui il mercato dell’arte è più florido sono tutti compresi nei primi 10 per competitività sul Pianeta – Svizzera 1°, Stati Uniti 5°, Hong Kong 7°, Regno Unito 10°. La Repubblica Italiana con il suo desolante 0,8% relativo agli scambi di beni artistici è infatti 49° in questa speciale classifica del World Economic Forum. Le condizioni per avere successo in questo comparto sono le stesse per cui un Paese attrae affari e ricchezza, e cioè legislazione snella e adeguata, personale dedicato con buona formazione, giuste formalità doganali, ricerca dell’innovazione nei processi e nelle procedure, miglioramento dei servizi. Il comparto artistico è un comparto produttivo e così va considerato al di là degli anacronistici pronunciamenti delle “cricche”, come le definiva Federico Zeri.

Cosa risponde a chi teme la presenza di San Marino come paradiso fiscale?
La Repubblica di San Marino è un paese che riesce a offrire ai propri cittadini i servizi necessari con una contenuta aliquota fiscale e questo è indice di buon funzionamento delle istituzioni. La media Ocse – dati della Banca Mondiale – è del 41% mentre ad esempio la Repubblica Italiana impone un prelievo  fiscale del 65% (68% per altri osservatori), con una differenza quindi di 24 punti in più, che la relegano al 130° posto su 148 economie analizzate. Gli Stati Uniti, che hanno fatto della lotta ai cosiddetti “paradisi fiscali” uno dei loro punti qualificanti giustificandolo con la lotta al terrorismo, hanno al loro interno il Delaware, vicinissimo a New York – dove risiedono ben 7.535 UHNWI (persone con patrimoni personali superiori a 30 milioni di dollari USA, dati Wealth – X) -, che ha delle aliquote molto convenienti. Aree a bassa tassazione e quindi ad alta efficienza sono fattori di sviluppo e di competitività e a tale proposito basta citare la Cina che ne incentiva la presenza anche con forti autonomie come ad esempio quelle riconosciute a Macao e ad Hong Kong. I “paradisi fiscali” non sono certo da temere ma solo da conoscere: da temere sono gli “inferni”, e non solo fiscali, perché come diceva Luigi Einaudi dove non c’è libertà economica non c’è libertà.

Il convegno Mercanti & Banche

Il convegno Mercanti & Banche

Pensa che in Italia si sia ancora molto indietro rispetto alle politiche culturali intraprese dalla Repubblica di San Marino, o inizia a muoversi qualcosa anche qui?
La Repubblica Italiana è vittima di se stessa, e gli stessi mali che l’affliggono in generale sono quelli che deprimono la produzione e gli scambi di beni artistici sul suo territorio. Se ne parla molto delle potenzialità della cultura e dell’arte per l’apporto alla crescita economica, ma poi non se ne fa nulla perché vi è la concezione che le opere d’arte siano solo da tutelare e da conservare mentre non è così e non lo è mai stato. Se vi sono dipinti, sculture, monumenti, è perché qualcuno ha pagato l’artista per idearli e realizzarli. Senza mercato non c’è arte e difatti la Repubblica Italiana rischia di restare senza chi la produce perché la tendenza generale è andare all’estero, sia per produrla che per venderla. È sconsolante vedere che non sta a cuore a nessuno il futuro di tanti giovani che vorrebbero operare in questo comparto.

Qual è stato il ruolo del Cestart nell’organizzazione del convegno e quale sarà il suo ruolo nell’ambito del nuovo mercato dell’arte che si attiverà a San Marino?
Il nostro Centro Studi sull’Economia dell’Arte – Cestart ha messo a disposizione del Dipartimento Turismo e Cultura della Repubblica di San Marino il patrimonio di conoscenze e di relazioni per dare il proprio contributo alla riuscita di un’iniziativa su cui crediamo e che riteniamo possa essere di grande utilità per l’arte tutta, e soprattutto per gli artisti e gli operatori che devono trovare qualcuno che li affianchi nel loro lavoro e non che li ostacoli. Per ciò che mi riguarda vorrei continuare a dare una mano per creare appunto occupazione, reddito e gettito al di là dei ruoli o delle funzioni. È doveroso ricordare che la Repubblica di San Marino ha iniziato dal 2001 a interessarsi all’arte ed al mercato dei beni artistici. Mercanti & Banche 2013 è una tappa di un lungo percorso durante il quale sul territorio del Titano è nato e opera il Fondo Scudo Arte Moderna, l’unico strumento di investimento collettivo in Arte esistente al di là delle realtà svizzere, lussemburghesi e britanniche.

Molto si è discusso in questi anni sull’economia della cultura, ma poco sull’economia dell’arte. Pensa che quest’ultima possa essere inglobata dalla prima o è più giusto mantenere le due discipline separate?
Economia dell’arte ed economia della cultura sono due cose completamente diverse che hanno entrambe ragione di esistere, ma che non devono essere confuse data la loro specifica natura. Noi ci occupiamo di beni artistici e non di beni culturali, la cui accezione è sicuramente molto più ampia. Questo proprio perché le opere d’arte comunemente intese hanno una moneyness – un valore intrinseco – che altre forme di espressione artistica non hanno o che comunque sono difficilmente valutabili. La formazione, anche quella accademica, a volte non dà la preparazione adeguata proprio perché alla base di certe proposte non c’è una scelta ben chiara tra economia dell’arte ed economia della cultura.

Ginevra Are

www.cestart.it

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ginevra Are

Ginevra Are

Ginevra Are Cappiello (Alghero, 1986), dopo due anni all’estero si trasferisce a Milano per studiare all’Università IULM, dove frequenta l’ultimo anno di specialistica in Arti, Patrimoni e Mercati. In seguito a un’esperienza presso la Casa d’Aste Christie’s, ha preferito focalizzarsi…

Scopri di più