Kapoor a Venezia. Sacro e profano, caffè e incenso

La basilica di San Giorgio si popola grazie alla performance fumogena di Kapoor. Con un’ipotesi interpretativa aperta a tutto. Da vedere fino a novembre, magari con una tazzina in mano.

Anish Kapoor (Mumbai, 1954; vive a Londra) e la sua Ascension atterrano a Venezia, nella Basilica di San Giorgio. Qui su Artribune vevamo già parlato della frequentatissima vernice nonostante l’infausto sciopero, che ha portato la basilica palladiana-scamozziana a riempirsi di fedeli dell’arte, ma anche di tacchi a spillo e borse firmate, mentre i pochi frati apparivano un po’ spaesati.
Kapoor torna a stupire con un’opera risalente al 2003: si parla di storico o ammuffito? La discussione si fa complessa, perché proprio nella Basilica di San Giorgio l’installazione sembra trovare il suo contesto ideale. E così ci si ritrova tutti con il naso all’insù, ipnotizzati da uno sbuffo di fumo che si disfa in volute informi per ricompattarsi in una colonna luminosa ed evanescente, sorretta da quattro potenti ventilatori.

Il dialogo fra l’architettura religiosa e il misticismo emanato dall’ectoplasmatica presenza porta a individuare una forma di spiritualità superiore ed estatica; non a caso l’artista indiano – forse non tanto ingenuamente – propone un’interpretazione che si rifà alla tradizione patristica: “È presente l’idea di Mosè che seguì una colonna di fumo, una colonna di luce…”. Pier Luigi Tazzi, qualche anno fa, a proposito della stessa installazione parlava di “vari gradi di penetrazione”, nonché di “molteplicità di direzioni e possibilità”.
Sono proprio le parole di Tazzi a sottolineare come la forza di Kapoor risieda nella continua e incessante mutabilità delle sue opere, le quali forse, più che site specific, dovrebbero essere definite site generic. Nessuna polemica, solo la constatazione che i lavori dell’indiano si relazionano in modo continuamente diverso con le location in cui vengono a trovarsi, tanto da poter parlare di una pluri-identità.

Eresia? Guardando Ascension un’ultima immagine ci illumina: base candida, tonda e liscia, fumo bianco e pastoso… non vien forse voglia di caffè? Eh sì, perché la vernice veneziana è anche l’occasione per presentare al pubblico la nuova tappa dell’Illy Art Collection, serie limitata che ha portato più di 70 artisti, tra i quali lo stesso Kapoor, a reinventare la creatura di Matteo Thun. L’indicibilità del sacro e i piaceri profani non son mai stati così vicini.

Giulia De Monte

La vernice della mostra di Kapoor

Venezia // fino al 27 novembre 2011
Anish Kapoor – Ascension
(Evento collaterale della 54. Esposizione Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia)
a cura di Lorenzo Fiaschi
www.arteallarte.org
/ www.cini.it

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Giulia De Monte

Giulia De Monte

Classe 1986, studi in Storia dell’Arte Contemporanea, scorazza liberamente per tutta l’Italia, possibilmente anche per il mondo; gestisce il blog Arte Libera Tutti, che si occupa di documentare il lato B dell’arte contemporanea, fatto di associazioni, collettivi e gruppi informali,…

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