Roma: nuovo grande muro di Blu. A Ponte Mammolo un teatro visionario, con l’aiuto dei cittadini

Nel lusso o nella melma. L’immagine satirica del destino secondo il grande street artist Blu. In un quartiere popolare una nuova opera, portata a termine insieme a un attivissimo comitato di quartiere

L’infernale luna park di Blu si erge tra le palazzine popolari de quartiere Ponte Mammolo, in zona Rebibbia, lungo via Ciciliano. Imponente, svettante, colori squillanti e un segno così riconoscibile, nella combinazione solita tra iconografie fantastiche, rimandi crudi all’attualità e avventure cerebrali. Una nuova quinta monumentale, che va ad aggiungersi all’immenso teatro capitolino intitolato alla Street Art. Tra i muri migliori di Roma, quelli di Blu. Non per niente, con la sua abilità tecnica, la forza di certi temi e la radicalità di un approccio anti-mainstream e non commerciale (cosa ormai rara), l’anonimo street artist è una star internazionale.

Blu, Càpita, 2018. Courtesy blublu.org

Blu, Càpita, 2018. Courtesy blublu.org

QUELLO CHE CAPITA. IL MURO VISIONARIO DI BLU

Quest’ultima prova è un esempio di satira apparentemente giocosa, ma gonfia di inquietudine. Una scena sinistra, un baccanale ludico che incarna l’idea del caso o forse del destino. “Càpita” è un gigantesco toboga, un groviglio di tubi e scivoli, un intestino, un guazzabuglio idraulico, un indistricabile immagine della follia e del caos. L’esercito di omini tutti uguali, incagliato tra le spire colorate, è una delle grandi metafore visionarie a cui Blu ricorre per i suoi murales. L’umanità in balia di ciò che potrebbe ‘capitare’: al termine c’è una fogna, maleodorante e scura, oppure una splendida piscina in cui trovarsi in panciolle, tra banconote e cocktail, spaparanzati al sole. La melma e l’acqua cristallina, il lusso e la miseria. Dove finiranno i piccoli personaggi grigi, livellati dalla comune esposizione al fato, qualcuno baciato dalla sorte, qualcun altro destinato al tormento?
La giostra sfavillante di Blu è una macchina che strangola, incombe, racconta l’orrore nella forma del più ameno degli show. Non una rappresentazione escatologica dei puniti e dei salvati, dei cattivi all’Inferno e dei prescelti in Paradiso. Semmai, la rappresentazione apocalittica dell’ingiustizia: chi conosce il benessere e chi no; chi arranca fra le sabbie mobili, infilzato dai forconi di un manipolo di aguzzini, e chi si gode la pacchia. Perché così capita. Di qua o di là. L’equità sociale è lontana, la distribuzione delle chance, dei diritti, delle risorse, non conosce equilibrio. E la logica di quel giocattolone arcobaleno resta oscura.

Blu, Càpita, 2018, particolare. Courtesy blublu.org

Blu, Càpita, 2018, particolare. Courtesy blublu.org

LA COLLABORAZIONE CON MAMMUT

“Càpita” nasce ancora una volta grazie al sodalizio di Blu con il comitato di quartiere Mammut: nel 2015, su due palazzine di Casal de’ Pazzi, zona urbanistica che si estende principalmente lungo Ponte Mammolo, avevano visto la luce altri due grandi murales, totalmente autogestiti, promossi e sostenuti da quel gruppo di residenti. Uno, con le stesse cromie accese di quest’ultimo, metteva in scena un gigantesco rampicante, stagliato contro un cielo azzurro: un corpo vegetale che agguantava la parete, generando un paesaggio dai tratti surrealisti; l’altro illustrava la storia del pianeta Terra, lungo gli anelli concentrici di un vertiginoso gorgo, tra dinosauri, rettili, creature animali e vegetali, ominidi, uomini e poi le piramidi, i templi classici, il Colosseo, le grandiose architetture civili e religiose, fino alla dissoluzione e alla stagione tragica dei crolli.
Tutte opere importanti, che le cittadine e i cittadini di Mammut hanno voluto fortemente, considerando l’arte urbana una forma di resistenza, di riappropriazione e riqualificazione, di sensibilizzazione collettiva su tematiche cruciali. Sintesi tra valore artistico, politico e sociale.

Blu, murale a Casal de' Pazzi, Roma, 2015, particolare. Courtesy blublu.org

Blu, murale a Casal de’ Pazzi, Roma, 2015, particolare. Courtesy blublu.org

Tanti i fronti su cui il comitato si muove, sempre nel segno dell’integrazione e del dialogo interculturale, della socializzazione, della creazione di spazi comuni per lo sport, la cultura, lo svago. Dalla sistemazione di un campetto di calcio alla realizzazione di opere d’arte urbana, dall’organizzazione di feste e cene sociali ai progetti con le scuole, dalla mediazione con i municipi per la manutenzione delle case popolari all’impegno per il verde pubblico, dalle lotte per il miglioramento dei servizi alla costruzione di un parco giochi: tutte cose fatte e che si continueranno a fare. Quartieri che provano a funzionare, dal basso innanzitutto, tra coscienza civica e presa in cura di luoghi, cose, persone.

– Helga Marsala

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

Scopri di più