Street Art e il muro di Roma

Nel 2010 l’artista romano David Diavù Vecchiato dipinse il primo murale del progetto MURo – Museo di Urban art di Roma, dandogli come titolo Art pollinates Quadraro, ovvero “l’arte feconda il Quadraro”. Tutto il resto è storia. E qui ce la raccontano proprio i ragazzi di MURo.

BREVE STORIA DI MURO
David Diavù Vecchiato (Roma, 1970) scelse un’immagine semplice e comprensibile per tutti: un ovulo in stile cartoon al centro e tanti spermatozoi colorati attorno. Negli anni successivi il Quadraro (e i quartieri limitrofi) hanno visto nascere ventidue murales di altri artisti che Diavù stesso ospitava e presentava agli altri cittadini, mostrando bozze e immagini dei loro lavori, in un clima creativo che faceva somigliare quelle strade alla Montmartre di inizio Novecento.
Ma già dal 2012 i cittadini iniziarono spontaneamente a partecipare in modo più attivo a quest’idea del museo di Street Art. Tra loro Sergio Santangelo, che iniziò ad occuparsi di soluzioni tecniche, come la potatura delle piante attorno ai murales e ai ponteggi; Alessandro Bentivegna, che portò il progetto sui social network; Giorgio Silvestrelli, che volle assistere gli artisti durante i lavori; o ancora il chiosco di noleggio bici Gazebike, che propose di organizzare i primi tour in bicicletta tra i murales. La collaborazione – assolutamente spontanea e volontaria – è cresciuta via via, generando infine un’associazione culturale che, oltre a seguire gli interventi artistici, organizza tutt’oggi tour, eventi, progetti esterni e anche percorsi con altri cittadini, restauratori e chimici, dedicati alla conservazione e al restauro delle opere.
L’idea alla base del progetto MURo non è stata, banalmente, quella di dipingere enormi pareti per promuovere artisti o gallerie attraverso lo spazio pubblico, bensì quella di trasformare alcune aree della città di Roma in percorsi museali a cielo aperto, così che l’arte contemporanea potesse interagire quotidianamente con i cittadini. Fondamentale, dunque, conoscere chi vive e frequenta quei luoghi, conoscendone la storia, con l’intento di realizzare opere realmente volute, condivise e apprezzate, tra rispetto dell’identità, ricerca creativa e memorie del territorio. In una parola, stimolare un Rinascimento dell’arte pubblica contemporanea era ed è, per MURo, uno degli obiettivi principali. Fino al punto da immaginarsi e proporsi come modello di sviluppo culturale per Roma.

FUORI DAL QUADRARO
Dagli inizi al Quadraro, nel 2010, il progetto si è esteso ad altri quartieri della Capitale, da Tor Pignattara alla Borghesiana, arrivando oggi sulle scalinate di Roma col progetto Popstairs e in altre città d’Italia con la serie di documentari sulla Street Art Muro, che Diavù stesso sta curando per Sky Arte.
Ciò che è successo negli ultimi due anni grazie a progetti come SANBA nel quartiere San Basilio o Big City Life a Tor Marancia – entrambi orientati proprio alla costruzione di un rapporto con la cittadinanza – non è che una conferma: quell’intuizione iniziale era forse prematura per i tempi, ma incredibilmente esatta e facilmente applicabile.
L’ispirazione e le intenzioni alla base di MURo sono ben illustrate dalle parole stesse di Diavù quando parla di un “un progetto che, per combattere degrado, incuria, e di conseguenza possibili speculazioni, fin dall’inizio si è voluto fare ispiratore di una rinnovata consapevolezza dello spazio pubblico, e molti cittadini lo hanno percepito come stimolo per lavorare assieme per il bene comune e per difendere i propri diritti”.

Ron English - Roma 2014

Ron English – Roma 2014

RON ENGLISH & SKY ARTE
Il quartiere Quadraro nel 2013 è diventato protagonista dell’intervento di una star della Street Art come Ron English (Dallas, 1966), immortalato nel docufilm di Sky Arte Muro a Roma.
Banksy stesso, andandolo a trovare nel suo studio su Exit Trought the Gift Shop, mostra chiaramente che English è una delle firme più rispettate del “movimento” a livello internazionale.
Lo abbiamo voluto a Roma perché lo ritenevamo il più adatto a interpretare in un documentario lo spirito combattivo del Quadraro, viste le sue posizioni radicali nei confronti di multinazionali scorrette, alle quali fa la guerra da decenni attraverso la sua arte. Noto fino a essere celebrato in una puntata dei Simpson, English ha conosciuto la storia del quartiere, incontrando personaggi come Gino il barbiere-cantante, che gli ha tagliato i capelli, la signora Maria, che gli portava le fettuccine fatte in casa, il novantenne Sisto Quaranta, vittima della deportazione nazifascista del 1944, e altri cittadini che gli hanno raccontato le loro storie. “Ho lasciato una parte di me in questo quartiere e alle persone che ho conosciuto”, ha raccontato English, uomini di grande umanità, primo fra tutti il barbiere di Cinecittà preferito da Totò, con il quale è nata un’amicizia fatta di canti e musica. Ho visto spesso tentativi di portare la Street Art in tv, ma questo è il modo più giusto per raccontarla, il legame col territorio è un aspetto fondamentale per chi realizza l’arte di strada e mira ad integrare le sue opere nel quartiere. Un murale è un pezzo di borgata che deve raccontare la vita dell’area, vivere con essa, provocare, far riflettere. È questo aspetto del mio lavoro che mi ha fatto sempre sentire un cittadino del mondo”.
Il documentario, che lo stesso David Diavù Vecchiato ha curato, è risultato tra i programmi del 2013 più apprezzati di Sky Arte: è da qui che ha preso il via la serie tv Muro, in onda da fine settembre 2015. Prodotti da Matteo Maffucci per Level 33, in collaborazione con Il Fatto Quotidiano, e girati dallo stesso Diavù, gli otto episodi vedono grandi nomi internazionali della Street Art mondiale – da Axel Void a Bezt degli Etam Cru, da Natalia Rak a Zio Ziegler, da Jim Avignon a Ella & Pitr – rapportarsi con storia e identità delle città e dei paesi d’Italia in cui hanno lavorato.
Ogni documentario è diventato anche un’occasione per promuovere le realtà di chi, come MURo, fa Street Art nel proprio territorio.

Memorie di Quartiere, 2015 - © Vincenzo De Francesco

Memorie di Quartiere, 2015 – © Vincenzo De Francesco

POPSTAIRS
Mentre nuovi artisti giungono al Quadraro e a Torpignattara per realizzare i loro murales –Mauro Pallotta nell’estate 2015, Buff Monster a settembre – noi abbiamo diffuso in tutta Roma lo spirito del progetto MURo attraverso il recente progetto Popstairs.
Grazie al bando Estate Romana, abbiamo unito le forze con le associazioni IN/OUT e Roma e Roma. Così, all’interno del Festival Ossigeno 2015, sono state realizzate le prime tre grandi scalinate dipinte della Capitale. Diavù, ideatore e unico artista coinvolto, ha proposto di trasformare alcune importanti scalinate della città in “monumenti al femminile”. Dipingendo grandi ritratti anamorfici di icone del cinema italiano sui gradini, ha voluto così restituire a ognuno dei tre quartieri scelti il ricordo di un film girato in loco: un modo per celebrare al contempo le pellicole, i registi e soprattutto le attrici con i loro ruoli.
Una giovane Ingrid Bergman è diventata allora il soggetto della scalinata di via Fiamignano, di fronte alla fermata della tratta ferroviaria Roma-Nord Ipogeo degli Ottavi, in ricordo al film di Roberto Rossellini Europa 51, da lei interpretato. Michèle Mercier è ritratta invece sulla scalinata di via Ronciglione a corso Francia, dove ha interpretato scene del film Il Giovedì di Dino Risi, assieme a Walter Chiari. E una giovanissima Elena Sofia Ricci è il soggetto che Diavù ha dipinto a Trastevere sulla scalea Ugo Bassi, poiché il personaggio che interpreta nel film In nome del popolo sovrano di Luigi Magni è ispirato a Cristina Trivulzio di Belgiojoso, patriota, giornalista, scrittrice ed editrice di giornali rivoluzionari, coinvolta attivamente nel Risorgimento, nel 1849 in prima linea a Roma nella battaglia in difesa della Repubblica Romana, fra Trastevere e il Gianicolo.
Tra tanti monumenti al maschio, eretti o equestri, autorevoli o vittoriosi che siano, ho pensato che non avrebbero affatto sfigurato tra le strade di Roma dei monumenti alla donna e ai suoi tanti ruoli”, ha spiegato Diavù. “Ritengo che le scalinate possano diventare un emblema della femminilità, per la fatica e l’ambizione della salita, la capacità inclusiva, la lungimiranza di arrivare fino in cima e la bellezza del panorama che si gode dall’alto. E poi, per riconoscere un’opera anamorfica devi metterti nell’unico punto di vista che ti richiede l’opera stessa, un po’ come dobbiamo fare noi uomini se vogliamo davvero comprendere una donna”.

I COLPEVOLI
L’Associazione MURo si costituisce nel giugno 2014 durante l’evento MURo Day, per iniziativa di Giorgio Silvestrelli, Sergio Santangelo, David Diavù Vecchiato e Alessandro Bentivegna.

M.U.Ro.

www.muromuseum.com

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #27

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L’Associazione MURo si costituisce nel giugno 2014 durante l’evento MURo Day.

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