La tragedia universale. Paolo Pellegrin in mostra a Venezia 

Dall’Iraq alla Cambogia, dagli Stati Uniti all’Antartide: le fotografie di Paolo Pellegrin, testimoni dei drammi che hanno scosso il pianeta negli ultimi trent’anni, sono raccolte in una grande mostra alle Stanze della Fotografia

Affrontando gli scatti di Paolo Pellegrin, il cuore non fa un tuffo: si appesantisce, s’impregna della spietata onestà del bianco e del nero. Si immerge nelle profondità del ventre. E lì rimane. 
La mostra allestita sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, alle Stanze della Fotografia, è un’antologia della tragedia antropica e non solo, immortalata dall’obiettivo del fotografo romano classe 1964. E se “antologia” significa in origine “raccolta di fiori”, quelli di Paolo Pellegrin non possono che essere fiori del male, nelle sue innumerevoli forme.  

Angelina gioca a casa di sua nonna Sevia. Roma, Italia, 2015 © Paolo Pellegrin / Magnum Photos
Angelina gioca a casa di sua nonna Sevia. Roma, Italia, 2015 © Paolo Pellegrin / Magnum Photos

La mostra di Paolo Pellegrin a Venezia 

Membro di Magnum Photos dal 2001, Pellegrin è stato insignito di numerosi premi, tra cui dieci World Press Photo Award. L’orizzonte degli eventi, a cura di Denis Curti e Annalisa D’Angelo, raccoglie oltre trecento scatti, coprendo quasi trent’anni di carriera e di testimonianza dei drammi della contemporaneità
Dal conflitto russo-ucraino alla discriminazione razziale in America, dallo scioglimento dei ghiacciai antartici all’epidemia di HIV in Cambogia, l’attività documentaria di Pellegrin trascende i confini geografici per raccontare quelle tragedie che, se a uno sguardo superficiale possono apparire come ineluttabili calamità, celano sempre una responsabilità umana. 
La mostra si sviluppa al piano inferiore delle Stanze della Fotografia, con un allestimento dinamico che se da un lato ha il difetto di essere forse troppo dispersivo, passando da una serie fotografica all’altra senza soluzione di continuità, dall’altro ha il pregio di evidenziare l’universalità della tragedia, al di là della sua capacità di assumere diverse geografie e conformazioni (climatica, bellica, sociale, eccetera). 

La fotografia documentaria di Paolo Pellegrin 

Quello di Pellegrin è un occhio documentario che pare invisibile ai protagonisti dei suoi scatti: i passeggeri della metropolitana di Tokyo, così come il gruppo di Peshmerga (le forze armate curde) che piange la caduta di un loro compagno ucciso da un cecchino dell’ISIS a Mosul, sono ritratti di quotidiana umanità, privi di interferenze.  
I momenti di sofferenza delle persone con cui Pellegrin entra in contatto sono, come lui stesso li definisce, “uno spazio sacro”: attraversarne la soglia mediante la fotografia significa far sì che la vita e il male, nella loro banalità, si facciano arte. 

Alberto Villa 



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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di arte contemporanea scrivendo per magazine di settore e curando mostre. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di…

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