Robert Doisneau a Rovigo. Il fotografo gentile

Ironia, tenerezza e un pizzico di malinconia: sono le tre caratteristiche dell’opera di Robert Doisneau secondo Gabriel Bauret, curatore della mostra al Palazzo Roverella di Rovigo. La rassegna proietta i visitatori nella Parigi delle banlieu di una volta, tra quella gente comune ritratta dal fotografo con sensibilità e spirito giocoso.

Qual è il valore delle immagini iconiche? Difficile dirlo, ma di certo le opere celeberrime da un lato contribuiscono alla fama mondiale del loro autore, dall’altro spesso “oscurano” la luminosità di tutti gli altri lavori dello stesso artista. È capitato anche a Robert Doisneau (Gentilly, 1912 – Montrouge, 1994), uno degli esponenti della fotografia umanista ‒ assieme ad Henri Cartier-Bresson, per intenderci – e al suo Bacio davanti all’Hôtel de Ville: uno scatto “da cioccolatini”, banalizzando al massimo per rendere l’idea dell’uso massivo di quella fotografia.
Ora, però, a Palazzo Roverella si restituisce una visione a 360 gradi della ricerca fotografica di Doisneau. Una ricerca che si è costituita attraverso 450mila negativi, oggi conservati e tutelati dalle figlie che gestiscono l’archivio a Montrouge e da cui è stata tratta una attenta selezione di 134 stampe tra vintage e moderne, rigorosamente in bianco e nero, e che vanno a formare una panoramica sui temi preferiti dal fotografo. Per raccontare alcuni aspetti della mostra, cominciamo da una delle ultime sezioni, quella relativa ai ritratti degli artisti e dei letterati.

Robert Doisneau, Tinguely. Portrait de l’artiste, Paris, 1959 © Robert Doisneau – Gamma Rapho

Robert Doisneau, Tinguely. Portrait de l’artiste, Paris, 1959 © Robert Doisneau – Gamma Rapho

DOISNEAU E GLI ARTISTI IN MOSTRA A ROVIGO

È una parte meno conosciuta dell’opera di Doisneau, come sottolinea anche il curatore. Si tratta di una serie di foto realizzate spesso su commissione e che ci mostrano poeti (su tutti l’amico Prévert), musicisti e artisti visivi. Ed è assai divertente osservare questi ritratti che non interpretano solo l’illustre soggetto, ma anche e soprattutto il legame con la loro opera: c’è Picasso, certo, ma l’occhio dell’osservatore è sedotto dalle manone giganti di pane appoggiate sul tavolo e che sembrano proprio quelle del pittore; Giacometti è osservato dall’alto, accanto alle sue sculture lunghe lunghe, e tutto sembra tendere al cielo; Dubuffet spunta nell’immagine dopo che lo sguardo ha indugiato sulla tavolozza materica; Léger si fonde e si confonde con le sue figure stilizzate e il volto di Tinguely scompare dietro una nuvoletta di vapore emessa da uno strambo macchinario. Tutte chicche gradevolissime per chi ben conosce gli esponenti dell’arte europea del secondo Novecento.

Robert Doisneau, Vent rue Royale, Paris, 1950 © Robert Doisneau – Gamma Rapho

Robert Doisneau, Vent rue Royale, Paris, 1950 © Robert Doisneau – Gamma Rapho

GENTE DI PARIGI

Ma la gran parte degli scatti di Doisneau ritrae, come è ben noto, la gente comune, quella che incontrava per strada. Bambini, tanti, e immortalati con tenerezza e complicità, si tratti di due piccoli “saltimbanchi” che camminano sulle mani osservati da due impeccabili damerini oppure alunni con l’aria di chi non vede l’ora che suoni la campanella per andare a giocare, o ancora bimbette che osservano curiose da dietro un vetro. E poi le irruzioni nelle portinerie abitate da concierge, il mondo dello spettacolo, gli operai della fabbrica della Renault dove lo stesso fotografo lavorò per un periodo della sua vita, con scarsissimo entusiasmo a quanto si dice. Ma anche il periodo dell’occupazione nazista della Francia e della sua liberazione sono stati impressi sulle pellicole di Doisneau che spesso, per realizzare le immagini, allestiva degli autentici set, talvolta ingaggiando degli attori, attendendo poi con pazienza che capitasse l’imprevisto, che qualcuno entrasse casualmente nel riquadro. Ops! Non vi abbiamo raccontato la storia di Le baiser de l’Hôtel de Ville… un motivo in più per andarla a scoprire e a vedere le altre fotografie dal vivo!

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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