Riflettere sulle immagini. Le fotografie di Joachim Schmid a Bologna

La galleria bolognese P420 ospita per la seconda volta la personale dell’artista tedesco Joachim Schmid.

Nessuna nuova fotografia finché tutte quelle esistenti non siano state utilizzate”, questo scriveva Joachim Schmid (Balingen, 1955) in un suo testo del 1989. Attivo sulla scena tedesca dal 1980, il suo statement fin dagli esordi è sempre stato di non voler creare nuove immagini, di cui la società odierna dispone in abbondanza, ma di utilizzare solo quelle già esistenti. Nella mostra personale presso la galleria d’arte P420 vi è un’ampia selezione di lavori che offrono un sguardo generale sulla sua ricerca artistica. Essi gravitano attorno all’appropriazione e all’utilizzo di fotografie altrui e all’immaginazione di chi le osserva e interpreta quello che c’è dietro a esse, come in Bilder von der Straβe, una raccolta di mille immagini reperite in quasi trent’anni – dal 1982 al 2012 ‒ negli spazi pubblici di 123 città diverse: tutto quello che ci è dato sapere è il luogo e la data del ritrovamento, lasciando alla nostra fantasia il motivo per il quale le fotografie siano state perse, scartate intenzionalmente o strappate. The Artist’s Model, invece, riunisce le immagini di un servizio fotografico di moda degli Anni Sessanta deliberatamente censurate, attivando un senso di empatia anche se non si conosce il movente del gesto.

LE OPERE DI JOACHIM SCHMID

L’artista si interroga scetticamente sia sul ruolo dell’autorialità nella fotografia ‒ come in R.Flick Collection: una serie di venti fotografie, create dai diversi account provenienti dal famoso sito di hosting di foto Flickr, sono associate alla produzione di artisti famosi come Nan Goldin o Bernd e Hilla Becher, dimostrando come l’approccio di fotografi celebri faccia parte anche del nostro sguardo quotidiano ‒ sia sui luoghi comuni nella serie Meetings. Immagini cliché e stereotipate provenienti dai cataloghi dei viaggi di nozze degli operatori turistici che, implicitamente, danno indicazioni su come vorremmo che fossero le vacanze con l’anima gemella.

Joachim Schmid, Meetings, 2003 07, 12 stampe a inchiostro pigmentato, cm 30x40 cad., ed. 3+1AP. Photo C. Favero

Joachim Schmid, Meetings, 2003 07, 12 stampe a inchiostro pigmentato, cm 30×40 cad., ed. 3+1AP. Photo C. Favero

FOTOGRAFIE E IMMAGINI

Schmid utilizza il linguaggio verbale per evocare immagini nei 36 scatti di Zur Theorie der Fotografie: brevi frasi scritte, descrittive o simboliche, sul retro delle fotografie inducono il fruitore a utilizzare la propria immaginazione nel creare la situazione e/o il paesaggio dell’immagine. Il recente progetto Il Mare prende il titolo dal libro che contiene le descrizioni di tutti i mari della Terra, scelte dall’artista e associate a immagini di mari dai toni grigi: spetta alla fantasia di chi le osserva generare l’accostamento più appropriato. Infine nella serie Statics la texture, che parrebbe evocare un’immagine di stampo astratto, in realtà è una ricomposizione fatta dall’artista di numerose fotografie passate dentro un trita documenti da ufficio, ottenendo così delle strisce cartacee che creano campi visivi con tonalità e colori che ricordano il contenuto originale, innescando un cortocircuito della visione abituale di un’opera figurativa.

Giulia De Sanctis

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Giulia De Sanctis

Giulia De Sanctis

Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Linguistico Santorre di Santarosa, l’amore per l’arte ha portato Giulia De Sanctis (Torino, 1998) a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Torino, in cui attualmente è laureanda in Comunicazione e Valorizzazione del…

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