La fotografia secondo me. Intervista a Sandro Giordano

Fotografa le persone in pose scomposte – accartocciate a terra in ambienti dove sembra sia appena successa una catastrofe. Lui è Sandro Giordano e lo abbiamo intervistato.

Nato a Roma, classe 1972, Sandro Giordano ha studiato scenografia presso l'”Istituto per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini”. Subito dopo il diploma ha iniziato a lavorare come ingegnere luce e suono in diversi teatri romani. Nel 1993 ha studiato recitazione e ha iniziato la sua carriera professionale di attore con registi come Luciano Melchionna, Giancarlo Cobelli, Dario Argento, Davide Marengo, Carlo Verdone. Da ottobre 2013 la sua occupazione principale è il progetto fotografico __IN EXTREMIS (bodies with no regret). Le opere fotografiche di Sandro Giordano sono state esposte in varie mostre collettive e personali in Italia, Belgio, Olanda, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti e Canada. Nel 2017 è tornato in televisione come conduttore della docu-serie italiana Ghost Town, in onda su Rai 5 in prima serata per otto puntate. Per Rai 4 nel 2018 ha realizzato la serie intitolata The Dark Side, in 12 puntate, in cui andava alla ricerca di case e castelli abbandonati, presumibilmente “infestati” da fantasmi.

L’INTERVISTA

Quando e come hai scoperto la fotografia? Qual è stato il tuo primo approccio a quest’arte?
Tutto è iniziato, un po’ per gioco, con __IN EXTREMIS. Prima di questo progetto non avrei mai pensato di diventare fotografo. Ho studiato come disegnatore scenografo, ma poi ho fatto l’attore per vent’anni e ora “schianto” persone in giro per il mondo, chi l’avrebbe mai detto. La vita è un lungo viaggio meraviglioso, basta lasciarsi cullare e farsi trasportare. Non ho la più pallida idea di ciò che faro e dove sarò tra dieci o quindici anni, non voglio ancorarmi al pensiero di aver raggiunto il mio traguardo, anche se devo riconoscere che questo progetto è la cosa al mondo che più mi rende felice.

Sandro Giordano, Spalle e glutei, Roma 2018. Photo credits © Sandro Giordano

Sandro Giordano, Spalle e glutei, Roma 2018. Photo credits © Sandro Giordano

Qual è la cosa che trovi più difficile fotografare e quella che invece ti gratifica di più?
In realtà, non lo so. In questi anni non ho fatto altro che fotografare corpi caduti e, come ti ho detto poco fa, è la cosa che mi gratifica di più. Se non continuassi con il mio progetto, probabilmente non farei il fotografo.

Quale incontro si è rivelato importante per la tua crescita?
La lista di nomi da elencare sarebbe infinita. Non avendo mai studiato fotografia, mi affido continuamente a persone del settore molto competenti e professionali, affinché io possa migliorare tecnicamente. Da circa un anno ho un ottimo assistente al mio fianco, Lorenzo Perrini. Usa la mia stessa macchina fotografica ed è molto paziente.

Chi sono i ‘grandi’ di ogni epoca che ammiri di più?
Se parliamo di fotografia, Jan Saudek e David LaChapelle sono i miei due favoriti. Il primo per l’atmosfera decadente e onirica presente in tutti i suoi lavori. Mi piace come racconta il corpo umano, si affida alla sua imperfezione edulcorandone le linee fino a renderlo poetico e struggente. Il secondo credo sia quello che più mi ha ispirato. Osservo le sue foto perdendomi in quell’orgia meravigliosa di colori e follia. Due artisti distanti tra loro, ma entrambi molto cinematografici.

Sandro Giordano, Io sono l'Italia, Roma 2015. Photo credits © Sandro Giordano

Sandro Giordano, Io sono l’Italia, Roma 2015. Photo credits © Sandro Giordano

La tua opinione sul fotoritocco.
Mi fa paura! Quanto meno quello utilizzato sulle persone. Dovrebbero fare una legge che impedisca alle riviste di pubblicare foto di volti stravolti. È totalmente diseducativo. Non mi stupisce che le ragazzine di quindici anni ricorrano alla chirurgia plastica, se il canone estetico è quello che ci propinano i media. Rispetto alle mie foto, invece, anche se in chiave grottesca, racconto uno spaccato di vita e voglio che tutto sia reale. Ricorro al fotoritocco solo per modificare alcuni piccoli dettagli.

Attualmente, quali fotocamere usi? E quali obiettivi?
Una Nikon D810 con un 24 mm.

Hai mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
Te la dico tutta. Ho iniziato il progetto utilizzando il mio vecchio iPhone 5. Dopo circa dieci mesi sono passato a una semi professionale digitale Canon EOS 600D. Nel 2015 mi ha contattato Nikon per promuovere la D5500, lasciandomela in dotazione a progetto concluso. In quell’occasione ho capito che era la mia macchina fotografica, ma non ti so dire tecnicamente nello specifico per quale motivo. Percepivo un leggero miglioramento nella resa dell’immagine, più corposa e compatta, tanto che l’anno successivo ho ritenuto opportuno fare il grande salto e comprarne una professionale, la D810, appunto.

Come si è evoluta nel tempo la tua attrezzatura?
Allora, circa la prima sessantina di foto le ho fatte, come ti dicevo, con l’iPhone, utilizzando sempre e solo luce naturale. Quando ho iniziato a scattare con la semi professionale, ho deciso di battezzarla facendo un interno con un piccolo pannello di luce a LED, l’unico che avevo a disposizione. Ancora lo utilizzo ogni tanto. Questa è la mia attrezzatura: una macchina fotografica e un pannello. Per le foto più complesse, è il mio assistente a pensare a tutto. Gli dico quello che ho intenzione di realizzare e lui arriva sul set con l’attrezzatura necessaria. Sono un creativo, e per quanto mi sforzi non sarò mai tecnicamente preparato. Già mi sembra un miracolo riuscire a governare da solo la D810, lì mi fermo.

Sandro Giordano, La pecorina, Barcellona 2018. Photo credits © Sandro Giordano

Sandro Giordano, La pecorina, Barcellona 2018. Photo credits © Sandro Giordano

Credi che la fotografia debba o possa essere un mezzo alla portata di tutti?
Può esserlo quando hai un’idea da raccontare e un occhio attento a cogliere cose che gli altri non notano. La tecnica è importante, ma non fondamentale quanto l’idea. Se io fotografassi monumenti e panorami, non saremmo qui a fare questa bella intervista.

C’è una fotografia a cui sei particolarmente legato?
MEA MAXIMA CULPA, la foto che ho fatto per denunciare i casi di pedofilia nella chiesa cattolica. Tra l’altro, il risultato finale ha superato notevolmente le mie aspettative e la trovo anche particolarmente comica, nonostante il timore di affrontare un tema così delicato. Ci sono molte cose che m’indignano, e per le quali lotto con ogni mezzo, ma non toccate i bambini.

Progetti per il futuro?
Sto realizzando un nuovo libro, sarà un’antologia dei primi sei anni di lavoro. Uscirà in autunno e in edizione a tiratura limitata. Poi, dal mese di ottobre, inizierò a collaborare con STYLE magazine, l’allegato mensile del Corriere della Sera, e proprio ieri sono tornato da Parigi, dopo aver avuto un bellissimo incontro con una delle gallerie più importanti della città. Ho anche in cantiere nuove foto, ovviamente. Farò presto dei sopralluoghi a Venezia, sono anni che voglio “schiantare” un gondoliere. Non mi posso lamentare, diciamo.

‒ Alessia Tommasini

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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