I rifiuti secondo Thierry Konarzewski. A Cagliari

Cartec, Cagliari – fino al 14 maggio 2017. Negli scatti di Konarzewski, i rifiuti dell’epoca contemporanea si trasformano in inquietanti apparizioni. Dando vita a una gamma di illusori effetti visivi.

Enosim è il nome che i Fenici diedero all’Isola di San Pietro, in Sardegna, dove Thierry Konarzewski (Benin, 1960) porta avanti, dal 2009, un’indagine sui rifiuti abbandonati.
Curata da Raffaella Venturi, ENOSIM Il posto delle anime è una mostra di visioni: guerrieri, fantasmi, monaci che ubbidiscono a una “religione dell’inaspettato”, secondo la felice definizione del filosofo francese Thierry Grillet. Le ventisette fotografie esposte trovano nello spazio Cartec la loro ideale collocazione: una grotta in cui i volti dei personaggi emergono dall’oscurità, accompagnati da un suggestivo apparato sonoro appositamente ideato per esaltare il progetto. Il risultato è una mostra di presenze cariche di un animismo che affonda le radici nell’infanzia dell’artista, trascorsa in un piccolo villaggio del Benin, in Africa.

Thierry Konarzewski, AE69 Vesuvio

Thierry Konarzewski, AE69 Vesuvio

RIFIUTI E ATTUALITÀ

Thierry Konarzewski, come un moderno Robinson Crusoe, va errando per le cale dell’isola, incontrando misteriosi volti che si manifestano attraverso bottiglie, polistirolo e materiali plastici abbandonati e trasportati dalle mareggiate.
I rifiuti sono per il fotografo entità viventi trovate lungo la costa; non a caso Konarzewski annota esattamente il punto dell’incontro, in modo da poter verificare in momenti successivi la persistenza dell’oggetto e le modifiche cui è stato sottoposto dagli agenti naturali o antropici. È questo il caso di Monaco Guerriero, rinvenuto presso Cala Lunga il 17 luglio 2012, ritrovato distrutto appena due settimane dopo e, pertanto, ritratto nella sua nuova veste di Clone Tropper Sconfitto.
Il suo metodo rigoroso è volto a rendere grandioso ed eroico ciò che è in realtà piccolo, senza ricorrere a lavori di postproduzione, fatta eccezione per l’ingrandimento. Evidente è il monito insito nelle immagini: i rifiuti abbandonati “sono il frutto dei nostri gesti, lo specchio della nostra civilizzazione e la nostra memoria, poiché essi ci sopravvivranno“, sottolinea Konarzewski. In questo modo l’artista invita lo spettatore a riflettere su un tema di grande attualità quale l’inquinamento.

UN MESSAGGIO DI SPERANZA

Le fotografie di Konarzewski evocano gli interrogativi e le angosce dell’autore, com’è evidente per Fratelli di sangue, presenza rinvenuta nel 2015 e idealmente connessa agli attentati di Parigi perpetrati nello stesso anno contro la sede giornalistica di Charlie Hebdo.
Quello di Konarzewski è, tuttavia, un messaggio di speranza poiché, come ammette l’artista: “Le mie immagini invitano ad accettare il cambiamento delle cose, il passaggio dalla vita effimera all’eternità sconosciuta. Immaginare, sperare o sognare un altro corpo, un’altra vita, una diversa funzione“.

Elisabetta Masala

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Elisabetta Masala

Elisabetta Masala

Nata a Cagliari, si laurea in Storia dell'arte formandosi tra la Sardegna, la Spagna e Roma. Nel 2014 consegue il diploma di Specializzazione in beni storico-artistici presso l'Università di Roma “La Sapienza” con una tesi in Storia dell'arte contemporanea. Si…

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