Tiziano e le donne nella Venezia del ‘500. La grande mostra a Milano

Parte da Tiziano, ma estende lo sguardo ad altri colleghi illustri, la mostra allestita al Palazzo Reale di Milano. Obiettivo puntato sulla rappresentazione della donna nella pittura veneziana cinquecentesca

La mostra allestita fra le sale di Palazzo Reale a Milano identifica in Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1489 ca. – Venezia, 1576) il testimone privilegiato dello stile di vita delle donne veneziane.
Più di 100 opere, di cui 47 sono dipinti, 16 dei quali di mano del pittore veneto, accompagnato anche dai maestri coevi, come, fra gli altri, Giorgione, Palma il Vecchio, Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese, Lorenzo Lotto, Paris Bordon, Bernardino Licinio, Giovanni Cariani, il Moretto da Brescia, ritraggono con precisione questa peculiarità storica della Repubblica della Serenissima. La maggior parte delle opere provengono dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mentre i contributi letterari attingono dalle principali raccolte, archivi, biblioteche milanesi.
Secondo la curatrice Sylvia Ferino: “Tiziano ha ricreato la donna. Che si trattasse di dipinti religiosi, di ritratti, di ‘belle donne’ o di personaggi femminili della mitologia, l’artista riuscì a conferirle un aspetto così vitale e luminoso, un tale spessore e un erotismo sempre così meravigliosamente sofisticato da assicurare fama eterna alla donna e a se stesso.

Tiziano, Giovane donna con cappello piumato, 1534 36 ca., olio su tela, 96x75 cm. Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo

Tiziano, Giovane donna con cappello piumato, 1534-36 ca., olio su tela, 96×75 cm. Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo

LE DONNE VISTE DAGLI ARTISTI

In un percorso che si snoda in undici sezioni, Tiziano e i suoi contemporanei definiscono un profilo modernissimo della donna, riproponendo generi ricorrenti in pittura, con nuove esplorazioni che risuonano nei documenti d’epoca, che siano poesia, oppure saggi di letteratura di costume o proto-forme di istanze femministe.
I due ritratti di Isabella D’Este (1534 e 1536) ed Elisabetta Gonzaga della Rovere (1537 ca.) di Tiziano aprono la mostra con eleganza e autorevolezza, “testimonial” del concept curatoriale, soprattutto nell’idealizzazione della prima, che risulta più giovane della figlia, nonostante ai tempi della realizzazione del dipinto avesse già sessant’anni. Interessante anche il Ritratto di una bambina di casa Redetti del bergamasco Moroni, dove il canone nobilita anche le più piccole.
La Serenissima non approva il culto della memoria e vieta i ritratti celebrativi, soprattutto delle donne. Ma gli artisti veneti trovano alternative: il genere delle “Belle veneziane”, circolato con vivacità nel collezionismo patrizio della città lagunare, permette loro maggiore autonomia con la rappresentazione di donne senza identità precisa, fra le spose promesse identificabili dagli anelli gemelli del fidanzamento e le cortigiane lascive di cui in mostra spiccano le procaci dame di Palma il Vecchio. Anche il patrimonio librario documenta l’interesse per le molteplici manifestazioni della femminilità del tempo, ad esempio attraverso la serie di 23 xilografie di Cesare Vecellio del 1590, che catalogano in modo sistematico i costumi muliebri, dalle “donzelle et fanciulle di Venezia” alle “donne di Venetia attempate et dimesse”.

Tiziano Vecellio, Maddalena penitente, 1558 63 ca., olio su tela, 122x96 cm

Tiziano Vecellio, Maddalena penitente, 1558-63 ca., olio su tela, 122×96 cm

ICONOGRAFIE FEMMINILI

Il filone iconografico “Apri il cuore” propone le dame ritratte mostrando il petto nudo, stimolando con l’occasione nuove indagini e scoperte. Enrico Maria Dal Pozzolo, nel volume di accompagnamento all’esposizione, approfondisce l’iconografia della misteriosa Laura di Giorgione del 1506, tradizionalmente identificata con la Virtù, data la presenza dal lauro, tenendo in considerazione anche tradizioni mariane: “Si sa, infatti che in epoca medievale vari testi celebravano il seno di Maria: uno dei più significativi è il Liber Marialis di Jacopo da Varagine, da cui si evincono decine di nessi simbolici. In effetti, nel Quattrocento italiano si registra quella che è stata definita una ‘teleologia sulla posizione del seno’. […] L’allattamento di Gesù Bambino era un’esperienza mistica concessa a molte sante”.
Dal Pozzolo trova nella lirica profana un’ulteriore chiave di lettura: ad esempio, il poeta Pontano descrive il petto femminile come fonte da cui nasce un raggio di sole che rischiara la notte. È verosimile per lo studioso che tali componimenti circolassero fra gli artisti, cosicché il seno accanto all’immagine della fonte di vita è divenuto simbolo di luce interiore.
Insieme alle idealizzazioni, troviamo in mostra le ombre che minacciano il femminile, seppur trasposte in storie mirabili di sante ed eroine: nel Tarquinio e Lucrezia del 1572-76 ca., Tiziano denuncia la violenza brutale sulla donna, mentre nella Susanna e i vecchioni, (1555-56 ca.), Jacopo Tintoretto definisce con chiarezza, in una meravigliosa composizione di generi pittorici, la purezza della donna rispetto al voyeurismo perverso e rapace dell’uomo, ridicolizzato nelle figure dei due vecchi.

TIZIANO Lucrezia e suo marito, 1515 ca. Olio su legno di pioppo, 82x68 cm Vienna, Kunsthistorisches Museum

Tiziano, Lucrezia e suo marito, 1515 ca., Olio su legno di pioppo, 82×68 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum

FRA ARTE E LETTERATURA

La pittura si dimostra alleata della letteratura anche nel testimoniare come le donne veneziane partecipino alla cultura: in mostra spiccano i ritratti di Veronica Franco di Domenico Tintoretto e la Salomè, alias Tullia d’Aragona di Moretto da Brescia, cortigiane erudite, diventate famose poetesse, di cui troviamo i volumi nelle teche. Molte figlie di famiglie notabili ricevevano una cultura umanistica e si cimentavano con la lirica, come Gaspara Stampa. Attraverso le storie degli amori di Venere, con Marte, con Adone, Tiziano coglie l’occasione per ritrarre il bellissimo e divinizzato corpo delle donne, ma anche per mettere in guardia dai rischi dell’amore. Altro genere di riferimento sono le trasformazioni di Giove nel concupire ninfe e fanciulle, raccolte nel classico di Ovidio Le Metamorfosi. Per Tiziano e gli altri maestri veneti, non si tratta unicamente della trasposizione erudita del testo, bensì di una conferma sull’eternità delle passioni umane e quasi di un insegnamento morale. La chiusura del percorso è affidata alla bella Ninfa e Pastore, opera tarda di Tiziano (1575), che non ha espressi riferimenti letterari, ma è una donna sopra le epoche, dominante anche nella sua presenza corporea, unica a comprendere la forza del destino, della natura, presenze minacciose nello sfondo indeterminato del dipinto, che regnano sopra la civilizzazione, l’amore, l’arte.

LE OPERE A RISCHIO RESTITUZIONE

Nelle drammatiche giornate successive allo scoppio della guerra in Ucraina, l’opera di Tiziano intitolata Giovane donna con cappello piumato (1534-36 ca.) dell’Ermitage di San Pietroburgo ha concentrato molta attenzione su di sé. Il museo di provenienza aveva fatto richiesta di restituzione immediata, quasi come atto ritorsivo alla guerra in corso con l’Ucraina. Ma alla fine ha confermato l’intero periodo di permanenza a Milano. Un ottimo segnale di distensione almeno sulle collaborazioni culturali. L’opera fa parte di una serie di tre ritratti della stessa donna, insieme a La Bella della Galleria Palatina di Firenze e alla Giovane donna con pelliccia del Kunsthistoriches Museum di Vienna, della quale non è stata ancora individuata l’identità. Tiziano ha creato una sorta di crescendo di erotismo e seduzione intorno a questa figura, probabilmente di nobili origini a giudicare dagli abiti fastosi, dall’eleganza dei gioielli, dalla fierezza del portamento.
Da San Pietroburgo proviene anche l’opera di Giovanni Cariani Giovane donna con vecchio di profilo, del 1515-16, attribuita al pittore bergamasco solo nel 1871 dal critico d’arte Giovanni Battista Cavalcaselle, dopo precedenti attribuzioni a Tiziano. Il dipinto proviene dalla collezione Crozat, passando di proprietà imperiale nel 1772. Per diverso tempo il titolo del quadro è stato La seduzione, riprendendo soggetti dipinti dal Giorgione e dal Tiziano. Nel 1979, la critica d’arte Tamara Fomiciova propose una nuova interpretazioneː la fanciulla sarebbe una veggente che con la sua profezia, legata alla mano sulla sfera, tiene in suo potere un vecchio che crede di poter ancora avere desideri di gioventù.

Neve Mazzoleni

Versione aggiornata dell’articolo pubblicato su Grandi Mostre #28

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua 
inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni

Neve Mazzoleni. Background di storica dell’arte e filosofa, perfezionata in management dell’arte e della cultura e anche in innovazione sociale, business sociale e project innovation. Per anni è stata curatrice ed exhibition manager della collezione corporate internazionale di UniCredit all’interno…

Scopri di più