Il re del Simbolismo torna a Ferrara. One man show per Gaetano Previati

Castello Estense, Ferrara – fino al 27 dicembre 2020. Finalmente una monografica! A Gaetano Previati, protagonista italiano indiscusso del Simbolismo e del Divisionismo, la sua città natale dedica una mostra che ne rilegge anche le tangenze con il Futurismo.

Per Umberto Boccioni era “il precursore in Italia della rivoluzione idealista che oggi sbaraglia il verismo”: ed è questa preziosa testimonianza a introdurre il progetto espositivo su Gaetano Previati (Ferrara, 1852 – Lavagna, 1920), da poco inaugurato al Castello Estense di Ferrara per commemorarne il centenario della morte. La testimonianza è preziosa perché uno dei massimi esponenti di quel Futurismo che intendeva rivoluzionare tutte le arti, “rottamando” il passato e creando un linguaggio nuovo, riconobbe in Previati – “salvando” solo pochi altri artisti quali Giovanni Segantini, Medardo Rosso e Giorgio de Chirico – un padre spirituale. Questo legame tra il movimento simbolista a cui esplicitamente aderì il ferrarese e lo stesso Futurismo è uno dei presupposti su cui è stata condotta la nuova indagine, a tanti anni di distanza dall’ultima mostra monografica di rilievo su Previati allestita a Palazzo Reale nel 1999. Ma del pittore negli ultimi anni si sono potute vedere molte opere, presenze costanti nelle esposizioni sull’Ottocento italiano fino alla Belle Époque, nelle quali grandi dipinti come Paolo e Francesca o Il sogno hanno fatto bella mostra di sé. Dipinti straordinari, che attestano da un lato le riflessioni dell’artista sulle tematiche simboliste, e dall’altro l’adesione alla tecnica divisionista che consentiva a Previati, tramite pennellate di colori puri accostati con segni vicini, di ottenere effetti luminosi fino ad allora impensabili.

QUELLO CHE NON TI ASPETTI

Ma la mostra non espone solo capolavori noti, anzi. La prima sala, ad esempio, è tra le più sorprendenti perché riunisce due versioni di un soggetto piuttosto in voga nella pittura di stampo orientalista di fine Ottocento, cioè Le fumatrici di oppio, nonché un’inquietante, quasi gotica – e chi se lo aspettava, dal “pittore della luce”? – Prima comunione proveniente dalla collezione Cavallini Sgarbi. E non si dimentichi che Vittorio Sgarbi riveste ora il ruolo di presidente della Fondazione Ferrara Arte, organizzatrice dell’evento. Altri sono i passaggi interessanti della mostra, ad esempio la riscoperta, con conseguente indagine scientifica, del quadro raffigurante Torquato Tasso che si pensava perduto e che invece è protagonista di un recente e inaspettato ritrovamento (l’originale sarà esposto in mostra dal 27 marzo, e fino ad allora si possono osservare solo la riproduzione e i pannelli didascalici sulla storia e il restauro del dipinto). Ancora da non perdere sono i disegni, come quelli ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe; poi le opere che ben evidenziano l’interesse di Previati per la musica, comune a molti altri esponenti del Simbolismo europeo; i poco conosciuti soggetti religiosi e la trasposizione, prima in disegni e poi in illustrazioni – ecco la tecnologia che fa capolino –, della triste storia di Ugo e Parisina, un episodio di sangue avvenuto nel 1425 proprio nelle carceri del Castello Estense.

Gaetano Previati, Ferrovia del Pacifico, 1914 16, Camera di Commercio Metropolitana di Milano Brianza Lodi

Gaetano Previati, Ferrovia del Pacifico, 1914 16, Camera di Commercio Metropolitana di Milano Brianza Lodi

A TUTTA VELOCITÀ

La curatrice Chiara Vorrasi ha scelto di chiudere il percorso espositivo con La ferrovia del Pacifico, un grande olio su tela dipinto da Previati tra il 1914 e il 1915: le date meritano di essere sottolineate perché l’Italia, proprio in quei anni, era immersa nel turbinio futurista, tra gli inni alla velocità, all’energia, alle scazzottate, e purtroppo anche alla guerra. Il dipinto fu commissionato dalla Camera di Commercio di Milano che intendeva decorare il salone di ricevimento con quattro pannelli raffiguranti “le grandi arterie del commercio mondiale”. L’ormai anziano Previati anche in questo lavoro non abbandona la tecnica divisionista ormai consolidata e divenuta cifra del suo stile, ma, nella locomotiva sbuffante che attraversa rapida un ponte sospeso in ferro, c’è anche un po’ di quel sentimento che animava Giacomo Balla, Gino Severini e, chiudendo il cerchio, Boccioni.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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