Il Novecento pistoiese nella Collezione Caript

Il riallestimento della collezione d’arte della Fondazione Caript è occasione di riscoperta di personalità e stagioni artistiche che il clima sonnolento della città aveva colpevolmente dimenticato, e che la fallimentare gestione dell’anno di Capitale della Cultura non era riuscita a valorizzare. Dal primo Novecento alla Seconda Guerra Mondiale, un’antologica a cura di Annamaria Iacuzzi e Philip Rylands.

Conosciuta per il suo patrimonio architettonico medievale, in particolare ecclesiastico, Pistoia ha svolto anche un ruolo assai importante nell’arte italiana del Novecento, quando dette i natali a personalità che svilupparono molteplici linguaggi pittorici e scultorei, quasi “in concorrenza” con la vicina Firenze, e che ebbero anche risonanza europea.
La scultura a Pistoia si identifica con Marino Marini, ma prima di lui sorse il talento di Andrea Lippi, il cui avvenire fu tragicamente interrotto dalla morte al fronte nel 1916. Parronchi lo definì “il più bell’esempio di arte simbolista che si sia verificato in Italia”, tuttavia l’etichetta gli va stretta perché il suo anelito di modernità lo spinse verso una continua sperimentazione di linguaggi, e la sua dimensione simbolica si riveste di significati esistenziali, nel modo in cui nascono figure plastiche, antiretoriche, intrise di arte africana e ricerche sintetico-cubiste. Altro caposaldo della scultura pistoiese, il già citato Marini, che si dedicò anche all’attività grafica; da qui, quella propensione a lavorare i materiali lasciando tracce di miriadi di segni. Negli anni giovanili, la sua attenzione va alla tradizione rinascimentale italiana, che tuttavia si lascia di quando in quando alle spalle per una scultura più rude, con accenti di grottesco, oppure per ispirazioni greco-romane con forti accenti sospesi fra memoria e sogno.

IL FUTURISMO

Autodidatta apprezzato da Emilio Notte, di cui fu allievo, e da Ardengo Soffici, Mario Nannini (anch’egli scomparso prematuramente nel 1918 a causa della spagnola) fu l’unico esponente del Futurismo a Pistoia, che affrontò in due fasi distinte: gli inizi, sulla scia del collega poggese, furono legati allo studio del paesaggio toscano, da cui esalano atmosfere intrise di delicato lirismo supportato dalla sintesi della verità dei colori; i primi paesaggi richiamano le composizioni geometriche di Cézanne, conosciuto tramite Soffici; lo studio delle forme e dei piani costituisce il preludio a una stagione della sua carriera, purtroppo breve, che segna l’incontro fra Cubismo e Futurismo; lontano dalla fascinazione per le automobili, la città, i treni e gli aerei, Nannini applica la scomposizione dei piani e la simultaneità della forma al paesaggio e alla figura di zia Ester (l’unica in famiglia a comprenderne e incoraggiarne il talento pittorico), ribadendo le sue radici rurali toscane. Per suo tramite, Strapaese irrompe sulla scena artistica nazionale.

Marino Marini, Giocoliere, 1939. Fondazione Caript, Pistoia

Marino Marini, Giocoliere, 1939. Fondazione Caript, Pistoia

LA SCUOLA PISTOIESE

Nel clima del ritorno all’ordine del primo dopoguerra, “predicato” da Soffici e Margherita Sarfatti, la Pistoia degli Anni Venti vide la nascita del “Cenacolo” costituito da Renzo Agostini, Pietro Bugiani, Alfiero Cappellini, Angiolo Lorenzi, Giulio Pierucci, Umberto Mariotti; con differenti gradazioni, il loro intento fu quello di riprendere la tradizione figurativa fondendo il retaggio dei primitivi con la modernità di Cézanne e De Vlaminck, che Agostini in particolare ebbe modo di vedere da vicino a Parigi. Il disegno nella natura diviene modus operandi importante per questi artisti, ai quali una certa propensione allo spiritualismo permetteva di andare oltre la realtà, ispirandosi alla poesia di Lanza del Vasto, che Giovanni Costetti, fondatore del “Cenacolo”, aveva presentato ai giovani allievi. Nature morte, paesaggi, ritratti familiari, scene religiose costituiscono l’immaginario di una stagione artistica che ebbe caratteri peculiari, anche grazie al lirismo insito nella campagna pistoiese di allora, le cui pendici collinari erano un tripudio di oliveti e casolari.

Pistoia Novecento. 1900-1945. Installation view at Fondazione Pistoia Musei, Pistoia 2019

Pistoia Novecento. 1900-1945. Installation view at Fondazione Pistoia Musei, Pistoia 2019

GLI ANNI TRENTA

Conclusasi l’esperienza del “Cenacolo” per naturale esaurimento e per la ricerca di vie autonome da parte dei suoi membri, la pittura pistoiese si sfrangia così in una caleidoscopicità di stili e di voci che garantirono la vivacità dell’ambiente. Mariotti e Bugiani seguirono le evoluzioni paesaggistiche di Soffici e le novità apportate da Carlo Carrà; le aspirazioni li portano a Roma e Milano, a contatto con i grandi mercanti d’arte e l’ambiente della Quadriennale, e se nelle tematiche restano la natura e il quotidiano, l’afflato poetico si riveste di malinconia e solitudine, quasi come se l’alienazione urbana si riverberasse sulle loro tele, nell’ambito di un’inquietudine esistenziale che avvelenava l’Europa fra le due guerre. Con amara ironia, Francesco Chiappelli, nelle serie d’incisioni Sguerguenze, omaggia la tradizione scenografica di Goya, indagando vizi, perversioni e ipocrisie borghesi, cogliendo di fatto la decadenza di un’epoca.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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