Il Cartone di Guernica arriva al Senato. Con il sogno di una mostra con tutte le Guernica

In mostra fino al 7 gennaio a Palazzo Giustiniani a Roma, nei 70 anni della Costituzione, il Cartone di Guernica nasce 18 anni dopo il famoso dipinto ad olio del Reina Sofia. Abbiamo ricostruito la sua storia con la curatrice Serena Baccaglini che ha “scoperto” il Cartone e che ha il sogno di una mostra con tutte le Guernica esistenti

Arriva Guernica, icona di pace, dal 18 dicembre al 7 gennaio a Palazzo Giustiniani a Roma, una delle sedi più prestigiose del Senato della Repubblica Italiana. Piatto forte è il Cartone del celebre dipinto ad olio di Pablo Picasso, oggi esposto stabilmente al Museo Reina Sofia di Madrid, ideato e creato in soli 33 giorni dopo il bombardamento del paese basco di Guernica nell’aprile del 1937 ed esposto all’Expo di Parigi nello stesso anno. Artribune ha potuto assistere all’allestimento della mostra che ha previsto il montaggio delle sei strisce che compongono il Cartone, 3,10 per 7,50 metri, pressappoco le stesse dimensioni dell’originale.

Il Cartone di Guernica a Palazzo Giustiniani a Roma

Il Cartone di Guernica a Palazzo Giustiniani a Roma

UNA CONQUISTA ITALIANA

L’esposizione del Cartone di Guernica per la prima volta in Italia risulta un’occasione unica per conoscere da vicino il lavoro del grande artista spagnolo. Con questa operazione, l’Italia è capofila di un progetto irripetibile che, successivamente, vedrà di sicuro altri paesi accogliere questa straordinaria opera. Più di cento infatti sono state le richieste, arrivate negli ultimi mesi, per esporre questo Cartone in spazi pubblici e privati.  L’immagine di Guernica, esposta sotto forma di cartone, olio o arazzo, racconta la storia dell’uomo, la rappresentazione di un’emblematica crudeltà che per la sua sorprendente forza visiva si trasmuta in icona di pace. Abbiamo incontrato la curatrice, la storica dell’arte Serena Baccaglini e ne abbiamo parlato con lei.

Professoressa, pochi conoscono il mutamento artistico che Picasso ebbe negli ultimi anni della sua carriera. Quando venne realizzato dall’artista spagnolo questo Cartone?

Il Cartone viene creato da Picasso 18 anni dopo la realizzazione dell’olio, esattamente nel 1955, quando Nelson Rockefeller stimola l’artista a rifare l’opera che aveva attirato l’attenzione del mondo intero per la sua forte carica emotiva, la più drammatica denuncia contro gli effetti devastanti della guerra. Non potendo realizzare una copia del suo dipinto, il geniale artista penserà alla trasposizione di questo in forma di arazzo. Data fondamentale per la realizzazione di questo progetto sarà il 1951 quando Picasso incontrerà la tessitrice Jacqueline de la Baume Durrbach ad una mostra al Musée de l’Annonciade  a Saint Tropez e ne intuirà subito le capacità creative.

Sua è l’incredibile scoperta di quest’opera nella residenza francese degli eredi della tessitrice Jacqueline de la Baume Durrbach.  Come è avvenuta la sua identificazione?

Anni fa mi dedicai alla storia di amicizia tra Picasso e l’attrice Lucia Bosè, che aveva avuto in dono 75 pezzi unici, oggetto di una mostra itinerante in Italia e all’estero. Sapevo che gli ultimi anni della sua vita artistica Picasso li aveva dedicati alla trasposizione delle sue opere in arazzi, questa tecnica diede vita ad una serie di 26 cartoni, un progetto unico nell’arte del ‘900, di cui però se ne erano perse le tracce. Fu il fotografo Lucien Clergue, il fondatore dei Rencontres di Arles, che mi suggerì di cercare i cartoni nel Sud della Francia, tra i figli di Jacqueline, morta nel 1989.  Così ritrovai i cartoni – quello di Guernica era arrotolato dentro una cassa abbandonata in un garage – da tempo considerati strumenti da lavoro e non vere e proprie opere d’arte.

Il Cartone di Guernica a Palazzo Giustiniani a Roma - dettaglio dell'opera

Il Cartone di Guernica a Palazzo Giustiniani a Roma – dettaglio dell’opera

Come venne realizzato il Cartone e che tipo di sinergia si creò tra i due artisti?

Il Cartone venne realizzato in carta da pacchi, in 6 strisce larghe come il telaio, per essere modello e guida per la tessitura dell’arazzo oggi all’ONU. Picasso firmerà tutti gli arazzi accanto al logo di Cavalaire, l’atelier di Jacqueline de la Baume Durrbach l’artista «dalle dita d’oro», capace di «tessere un dipinto» trasformandolo in arazzo, come affermerà lui stesso. Si deve a lei il passaggio dai tre colori, bianco nero e grigio dell’olio, agli undici colori dell’Arazzo e l’invenzione di un complesso metodo per unire le strisce tessute, senza che si vedessero i punti di giunzione, per assecondare l’idea di Picasso, la cui direzione e supervisione furono costanti. Questa straordinaria collaborazione ventennale  definita dall’artista «une communion artistique choisie et réussie» non poteva che terminare con la morte di Picasso nel 1973.

Quale fu il ruolo di Nelson Rockefeller, grande estimatore delle opere di Picasso?

Nelson Rockefeller può essere considerato il mecenate per eccellenza, non incontrò mai i due artisti, ma tramite alcune lettere conservate nell’archivio della Fondazione Rockefeller, oggi in corso di studio, diede addirittura consigli sulla cromia da utilizzare per la realizzazione di alcuni arazzi. Una commovente lettera datata al 5 agosto del 1970 fa trasparire quanto la sua vita sia stata arricchita dall’arte e quanto l’amore per la stessa sia un valore positivo da tramandare agli uomini. «La forza e lo splendore del tuo lavoro hanno dato alla mia vita una dimensione ulteriore» queste alcune delle entusiastiche parole che scriverà all’amico d’oltreoceano.

In che modo dobbiamo leggere quest’opera e cosa, tramite l’intreccio apparentemente confusionario dei suoi personaggi, cerca di comunicarci?

L’opera è composta da diversi soggetti: tre animali, quattro donne e un uomo. Siamo in presenza di un’opera atipica che si legge da destra verso sinistra; una desolazione di uomini e animali che si conclude con l’immagine commuovente di una mamma che tiene tra le braccia il suo bambino privo di vita. Questa moderna “pietà” è sovrastata dalla figura del toro, impassibile, che rifugge la sofferenza causata dalla guerra rivolgendo il suo sguardo altrove.

Una lezione di vita…

Ecco, questo è lo stimolo che l’opera cerca di darci, quello di non girare la testa di fronte ai conflitti e alle sofferenze che questi causano. In un modo del tutto unico Picasso ha cercato di comunicare l’orrore della guerra, ha eseguito 45 disegni preparatori per capire come esprimere al meglio il dolore, la straziante disperazione che questa causa, lui da sempre concentrato sulla “sua arte” per la prima volta decide di dipingere un’opera che affronta i problemi dell’uomo.

Perché a Palazzo Giustiniani?

Siamo nel pieno dei festeggiamenti per i 70 anni della Costituzione Italiana il cui originale è conservato proprio all’interno di questo Palazzo. Non dobbiamo dimenticare che l’art. 11 della nostra Costituzione recita: «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Quest’opera, che compie gli 80 anni dalla sua realizzazione, diviene in questa occasione icona di pace e monito a non ripetere gli orrori della guerra. Qui al Senato si è creata una grande sinergia, da subito si è compresa la forza di questo evento, nessun’altra sede sarebbe stata più adatta ad esporre per la prima volta in Italia quest’opera.

Quali sono le prossime tappe dell’opera e cosa vorrebbe realizzare in futuro?

Nel corso dei prossimi giorni avremo l’onore della visita delle più alte cariche dello Stato Italiano, al termine dell’esposizione a Palazzo Giustiniani, il cartone sarà ospitato dal 12 gennaio al 28 febbraio 2018 a Pieve di Cento (Bologna), presso il Museo Magi ‘900, museo delle eccellenze artistiche e storiche, che è anche il mecenate dell’intera esposizione dell’opera in Italia.

Con quale obiettivo?

Il sogno da realizzare in futuro è una memorabile esposizione che riunisca tutte le Guernica esistenti. Le opere (olio, cartone e arazzo), sparse nel mondo tra musei e collezioni private, accostate diverrebbero una possibilità unica per qualificare la vita artistica di Picasso, che ha saputo mettersi in gioco, riprendere e trasformare i suoi capolavori tramite un’arte antica, diversa ma di grande fascino  tanto da esserne alla fine lui stesso conquistato.

– Giovanna Patti

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giovanna Patti

Giovanna Patti

Giovanna Patti, archeologa, è direttrice del Museo Archeologico di Ventotene (LT) e collaboratrice esterna del Ministero per i Beni e le Attivitá Culturali. Da alcuni anni si occupa di comunicazione e promozione dei beni culturali, progettazione culturale e di didattica…

Scopri di più