Oltre il naïf. Il genio assoluto di Antonio Ligabue a Pavia

Pavia, Scuderie del Castello Visconteo – fino al 18 giugno 2017. Cinquanta opere riassumono le fasi della carriera di Ligabue. Dipinti sempre perturbanti, dalle scene campestri a quelle esotiche, fino agli autoritratti. Con una poetica dal valore assoluto, oltre gli aspetti biografici.

Ormai da tempo si è smesso di considerare Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualteri, 1965) come artista naïf. La più aggiornata definizione di Art Brut, elaborata nell’ambito delle ricerche della Collection de l’Art Brut di Losanna, è utile per capire questo discrimine. Niente a che fare con i problemi psichiatrici: l’artista outsider è quello ignaro del contesto artistico e culturale del suo tempo, che elabora in solitaria, completa autarchia la sua poetica. Ebbene, per quanto figura marginale, sofferente e autodidatta, Ligabue visitò mostre, fu in contatto con l’ambiente artistico, pescò nell’immaginario popolare della sua epoca.
Slegata dall’ottica naïf, la sua arte si coglie definitivamente nella sua grandezza assoluta. Coerente e sistematica, densa di invenzioni stilistiche, sempre deliziosamente sospesa tra ingenuità e consapevolezza. I dolori che la vita gli diede e i problemi psichiatrici diventano così oggetto di sublimazione e assieme specchio di istanze universali.

Antonio Ligabue, Corrida, 1931 32, olio su tavola di compensato, 55x61 cm

Antonio Ligabue, Corrida, 1931 32, olio su tavola di compensato, 55×61 cm

IRRUZIONE PERTURBANTE

La grandezza di Ligabue è dimostrata ancora una volta dalla mostra dedicatagli dal Castello Visconteo di Pavia, con un’ampia e significativa selezione di opere di tutti i suoi periodi e generi.
L’esposizione è strutturata secondo tre fasi nella carriera dell’artista. I primi dipinti, già di alto livello, corposi e sistematici, rimangono ruvidi in alcune loro espressioni; ma comunque straordinari nel proporre quella irruzione perturbante della figura che caratterizzerà tutta la sua opera. Tra le rarità meno conosciute di questa fase, sono esposti la Corrida del 1931-32 e il Circo del 1941-42, in cui il quadro sembra perdere il suo centro per poi continuamente ritrovarlo, sempre provvisorio e sempre stabile. Ligabue introduce qui i suoi temi: animali feroci e domestici, scene campestri, scene allegoriche.

Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1942 44, olio su tavola di compensato, 48x38,8 cm

Antonio Ligabue, Leopardo con serpente, 1942 44, olio su tavola di compensato, 48×38,8 cm

MASCHERA UNIVERSALE

Nella seconda fase, la poetica dell’artista si stabilisce definitivamente, con l’introduzione di elementi compositivi e di effetti cromatici che travolgono definitivamente; ancora con l’irresistibile irruzione perturbante del soggetto e con una ricchezza baroccheggiante di particolari che confermano la solidità dell’insieme anziché attenuarla.
L’ultima fase è quella che viene identificata dai curatori come più discontinua, quando Ligabue entrò in contatto con il mercato dell’arte e ricevette diverse commissioni, dovendo intensificare il lavoro. Ma anche qui non mancano opere di grande livello.
Infine, una sezione riunisce disegni, sculture e incisioni, oltre ad alcuni soggetti meno conosciuti (si vedano lo scoiattolo, il gatto un po’ balthusiano e la crocifissione). E la chiusura è delle migliori: una galleria di autoritratti di diverse epoche in cui Ligabue è maschera universale di dubbio esistenziale, sempre più dolorante, tragica e insieme eroica.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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