Un happening artistico collettivo si è svolto nella Chinatown di Milano: 70 opere su 70 chiodi
Il movimento No Ball Games sta provando a rompere gli schemi dell’arte contemporanea, ma il nostro Paese non è forse ancora pronto. Ecco che cos’è stato “70 Chiodi”

C’è stato un prima e un dopo l’evento 70 Chiodi. A Milano, in Via Paolo Sarpi 42, qualcosa è successo: un varco magari si è aperto tra le crepe istituzionali del sistema dell’arte. Il 17 maggio 2025, nello spazio indipendente Spazio Verso, il movimento No Ball Games, guidato dal visionario e creativo Enrico Rassu, ha lanciato un segnale alla scena artistica della città: l’arte non si seleziona, si presenta.
“No Ball Games”: il movimento artistico di Enrico Rassu
Il progetto ha origine da un’idea di Enrico Rassu (e dall’omonimo libro pubblicato a giugno del 2024). Nasce dall’esigenza di trovare uno spazio di espressione sana all’interno della città di Milano e prende il nome da un cartello britannico, che, installato nei cortili dei quartieri popolari delle periferie di Londra, vieta ai bambini di giocare a palla. È un manifesto contro la repressione dell’espressione, dell’istinto, del gioco. Ben presto il movimento accoglie writer, freestyler, skater, breaker, biker, fotografi, registi e artisti che contribuiscono alla crescita esponenziale del movimento in pochissimi mesi. Il collettivo è aperto, con gerarchia orizzontale e iniziato assieme all’autrice Greta Scarselli e il musicista Lvnar (all’anagrafe Marco Ferrario) che collaborano in vari aspetti della realizzazione degli eventi. “Una mattina mi sono svegliato e ho pensato a quanto era difficile per me esistere a Milano con quello che facevo, con la mia arte. Quanto gatekeeping, quante e-mail, quanti messaggi senza risposta, solo per cercare di mostrare ciò che mi piaceva fare, la mia passione. Allora ho pensato che mi sarebbe piaciuto creare un luogo senza tutti quei muri. Un luogo di completa libertà e libera espressione. Dove chiunque potesse portare con sé ciò che fa, per mostrarlo agli altri, o semplicemente per esistere”, racconta Enrico.




“70 Chiodi”: un invito aperto alla partecipazione che si fa gesto politico
Senza bandi, call, application o fee di partecipazione. Nessun algoritmo a decidere chi merita. Solo 70 chiodi appesi alle pareti. Così, a partire dalle ore 15, una folla eterogenea di creativi ha invaso il quartiere di Chinatown con tele, fotografie, sculture, vestiti, manifesti e installazioni. Giovani artisti emergenti, alcuni nomi affermati (ma in incognito), designer, illustratori, performer: 70 chiodi è diventato in poche ore uno spaccato autentico della fame delle giovani generazioni. In un momento storico in cui l’arte sembra sempre più legata a logiche di mercato, visibilità social e network, No Ball Games ribalta la gerarchia: l’opera viene prima, l’artista la segue. Ogni partecipante è stato accolto con un’intervista e un ritratto fotografico in studio, in un gesto che valorizza l’identità di chi crea, senza filtri, senza selezioni e senza favoritismi. La mostra è stata installata in tempo reale dagli artisti stessi, creando un happening collettivo documentato da decine di fotografi e videomaker che seguono il Movimento e che ne sono diventati parte integrante.
“70 Chiodi”: cosa (non) è successo a Milano
Non avrebbe solo dovuto trattarsi però di arte appesa al muro, infatti, al piano -1 di Spazio Verso si sarebbe dovuto attivare un sound system con esibizioni a sorpresa, un cypher finale con open mics. Lì, l’arte sarebbe diventata voce, ritmo, presenza. Ma forse non siamo ancora pronti. Milano ha imposto la chiusura dei cancelli, rivelando che il nostro Paese osserva ancora con timore ciò che cresce troppo in fretta per i suoi regolamenti. L’evento si è dissolto lasciando dietro di sé tre cose: l’ultima tappa di un esperimento artistico che è destinato a crescere e a farsi sentire, una presa di posizione generazionale, e infine, 70 chiodi appesi. 70 chiodi, con 70 opere, che per tutta la notte sono rimaste vive. Libere di esistere senza gli occhi di un pubblico. Libere di esprimersi senza consensi. No Ball Games in tutto questo sembra non fermarsi.
Emma De Gasperi
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