Il Teatro Due di Parma si veste delle vetrate di Mimmo Paladino

Dopo aver realizzato un sipario per il Teatro Regio di Parma, Mimmo Paladino installa in via permanente due nuove vetrate per l’edificio del Teatro Due. L’artista della Transavanguardia rafforza il legame con la città emiliana e si misura con un materiale antico, il vetro

Mimmo Paladino non è una presenza nuova a Parma, città che vanta sue opere anche nelle collezioni del CSAC e nel Teatro Regio, per il quale l’artista ha realizzato un sipario nel 2021. Non è nuovo nemmeno il rapporto con il mondo del teatro e in particolare con il presidente della Fondazione Teatro Due, Oberdan Forlenza, che durante una presentazione al pubblico ha ripercorso insieme all’artista le varie collaborazioni, compresa la Montagna del saleallestita Napoli nel 1995 e che derivava proprio da un intervento teatrale. 

Le vetrate di Paladino per il Teatro Due

Nuovissime sono invece le due grandi vetrate che “colorano” le scale del Teatro Due grazie al passaggio della luce attraverso la composizione variopinta. Emblematicamente l’opera, e commissionata dal Regio Teatro Festival, si intitola I Drammaturghi e se la tecnica e la finalità richiama in primo luogo le vetrate figurate di origine medievale, riprese anche da artisti di inizio Novecento come Henri Matisse e George Rouault, i rimandi figurativi si ispirano ai drammaturghi, appunto, che più hanno suggestionato Mimmo Paladino, da Samuel Beckett a Carlo Goldoni, da Eduardo de Filippo a Carmelo Bene, da Euripide a Bertold Brecht.

I rimandi nel mosaico di Mimmo Paladino

Ritratti accompagnati dai rispettivi nomi, maschere, stilizzazioni di personaggi e altre figure evocative compongono un mosaico suggestivo della millenaria storia del teatro e documentano come l’artista sia capace di adottare diversi linguaggi e tecniche, pur inserendosi sempre nel contesto privilegiato della Transavanguardia.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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