L’artista Pietro Ruffo firma a Roma il primo art’otel d’Italia. L’albergo diventa opera d’arte totale

L’artista romano è stato scelto dal gruppo alberghiero internazionale per il debutto del brand art’otel in Italia. Sua la visione che ha ispirato stanze e spazi comuni di un albergo che racconta le stratificazioni di Roma attraverso mappe d’artista, costellazioni, inserti dedicati alla natura

Amsterdam, Berlino, Zagabria, Colonia, Londra (dove presto l’impegno raddoppierà all’interno di una grande torre di Hoxton, affidata alla visione di D*Face, dopo il primo indirizzo aperto nell’area dell’ex Battersea Power Station). Il brand art’otel, di proprietà di PPHE Hotel Group, ha iniziato a farsi conoscere in Europa alla fine degli Anni Ottanta. Ma in Italia il debutto si concretizzerà solo all’inizio dell’estate 2024, con l’apertura in Piazza Sallustio, a Roma. Caratteristica della “collezione”, come suggerisce il nome, è la scelta di puntare sulla collaborazione con artisti contemporanei sin dalla progettazione degli spazi. Ogni sede è dunque frutto della visione di un autore solitamente individuato sulla scena artistica locale, un signature artist chiamato a collaborare con i progettisti per suggerire l’idea di uno spazio di ospitalità che diventa opera d’arte totale, “un po’ come trovarsi negli ambienti di Casa Balla, dove si respira arte in ogni dettaglio”, spiega Pietro Ruffo condividendo il modello che gli è stato d’ispirazione in città, “certo con talento e strumenti ben diversi”, precisa per scacciare l’idea di un confronto impari.

art'otel Rome restaurant rendering. Credit Eyal Shoan, Digital Space
art’otel Rome restaurant rendering. Credit Eyal Shoan, Digital Space

A Roma il primo art’otel in Italia

L’artista romano, classe 1978, è stato scelto dal gruppo per assumere la direzione artistica dei lavori nell’hotel di Piazza Sallustio (in collaborazione con l’interior designer Eyal Shoan e il suo studio Digital Space), e lasciare la sua impronta: “Mi sono confrontato con un modello di ospitalità urbana stimolante, con spazi accoglienti e mai fuori scala, giovane da tanti punti di vista, divertente”. Nella struttura, dirimpetto agli Horti Sallustiani, si stanno ultimando i lavori sugli interni. Quando sarà operativo, l’hotel 4 stelle – affidato alla direzione del general manager Diego Di Gaetano – offrirà 99 tra camere e suite con pezzi d’arte e design, un ristorante di cucina asiatica fusione spazi comuni dedicati a cultura e intrattenimento. Il risultato sarà un’esperienza artistica immersiva, corroborata anche dalla presenza di una galleria d’arte, che ospiterà esposizioni di artisti italiani e internazionali, e da una programmazione di eventi musicali, artistici, di moda e gastronomici.
Con Pietro Ruffo abbiamo parlato del suo approccio al progetto, per scoprire in anteprima i temi e gli spazi dell’art’otel capitolino.

Pietro Ruffo. Photo Emanuel Vlasev

Pietro Ruffo all’art’otel di Roma. L’intervista

Com’è nata la collaborazione con art’otel? 
Sono stato contattato da Laura Chiari della mia galleria Lorcan O’Neill Roma in merito alla possibilità di collaborare con un marchio alberghiero interessato a costruire un hotel che celebrasse interamente l’arte di un signature artist. Il team di art’otel era alla ricerca di un artista italiano, preferibilmente di Roma: ci siamo confrontati e ho incontrato Eyal Shoan, l’interior designer dell’hotel, insieme ad alcuni membri del team. È nata subito una connessione creativa e abbiamo fatto un brainstorming di idee su come sarebbero stati gli interni e su come l’arte avrebbe lavorato di pari passo.

Hai già avuto modo di lavorare alla progettazione di scenografie e set per il mondo della moda. Questo approccio è stato utile nel confrontarsi con la definizione del progetto artistico per l’hotel? O hai assecondato la tua formazione da architetto? 
Sicuramente la mia formazione da architetto mi ha permesso di avere una visione sugli spazi che fosse globale, per approntare una sorta di percorso che i visitatori faranno non appena entrati nell’hotel. La scenografia e l’architettura hanno diversi punti in comune, per esempio l’idea di creare un’opera che sia fortemente coesa con l’ambiente che la ospita, o addirittura che l’opera stessa crei l’ambiente. Questa è la visione che insieme al team dell’art’otel abbiamo perseguito per il progetto.

Dobbiamo aspettarci, quindi, un tema guida sotteso a tutti gli interventi? 
Il tema è naturalmente Roma, sospesa fra le costellazioni che hanno segnato dei momenti importanti per questa città e una natura poderosa. Mi sono divertito a creare degli strumenti visivi che i visitatori poi potranno utilizzare una volta usciti dall’hotel per le strade della città, per affrontarla con una o cento prospettive completamente diverse da quelle che si hanno di solito. Roma è un organismo vivente

Gli spazi d’arte e design dell’art’otel a Roma

Con che spazi ti sei confrontato? 
L’aspetto più affascinante di questo progetto è il fatto di essere un progetto globale che invade tutti gli spazi dell’hotel, partendo dalla reception con una grande mappa della volta celeste incisa sul granito che dialoga con una mappa di Roma su carta. Quando arrivi sei immerso in questa grande installazione, senti che le stelle ti possono guidare, come succedeva prima delle mappe scientifiche arrivate nel XV secolo. Nei corridoi dei piani alti il tema è ripreso da una moquette in cui sembra di camminare sulle stelle, percorrendo i diversi mesi.
C’è poi il ristorante, dove un’ambientazione simile a quella di una biblioteca ci immerge in una città con una natura densa e non troppo gestita dall’uomo, una città che ha visto il proprio territorio cambiare in diversi modi, non solo dal punto di vista architettonico ma anche geologico, oltre che climatico e paesaggistico.
Il terrazzo del piano terra ospita un’immensa parete ad azulejos, dove offro una visione onirica di una Forma Urbis animata da figure mitologiche.
Salendo nei piani superiori, si fa un vero e proprio excursus nei diversi periodo storici della città, ma senza un ordine cronologico, con sovrapposizioni che ci fanno sentire quanto questa città sia ancora un organismo vivente in completa trasformazione. I corridoi, le camere da letto, e ai piani alti le suite, ci permettono di immergerci in un’atmosfera dove è possibile giocare con il tempo perché tutto quello che la città ha vissuto potrà di nuovo accadere.

Pietro Ruffo, Il cielo sopra Roma, 2024, 200x2000cm, maioliche (dettaglio), courtesy the artist
Pietro Ruffo, Il cielo sopra Roma, 2024, 200x2000cm, maioliche (dettaglio), courtesy the artist

Quindi hai portato all’art’otel quelle stratificazioni e sovrapposizioni di elementi naturali e storici su cui spesso torni nel tuo lavoro…
Il concetto di stratificazioni è stato proprio al centro di questa visione, ogni elemento dialoga attraverso le sovrapposizioni, Roma si è mantenuta nei secoli divorando se stessa per creare nuove architetture, nuovi paesaggi, niente è stato distrutto, bensì trasformato, cambiando i simboli, le funzioni. Questa logica è centrale nel mio lavoro da sempre e quale miglior occasione di offrire una visione complessa in continuo mutamento, proprio nella mia città?

E l’approccio operativo con un progetto tanto ambizioso com’è stato?
Stiamo lavorando da più di un anno, in stretto contatto con tutto il team. All’inizio, per far capire a Eyal Shoan, che vive a Tel Aviv, l’idea che avevo in mente, l’ho portato su una terrazza da cui si domina il cuore archeologico di Roma: da lì tutte le stratificazioni di cui parlo, la natura potente sono evidenti. Lui ha capito la mia visione, gli è sembrata una chiave giusta. Poi loro hanno lavorato alla divisione degli spazi, alla scelta dei materiali e degli arredi. Alcuni però li abbiamo realizzati con miei lavori, come i tappeti circolari delle stanze, o i vetri delle docce serigrafati. C’è stato uno scambio attivo: si tratta di centinaia di opere, su vari tipi di supporto, che si integrano con l’architettura, è stato naturale e necessario lavorare insieme.

Avrai un ruolo anche nella direzione artistica della galleria d’arte e della programmazione culturale dell’hotel? 
Di solito quando finisco un lavoro in studio, non lo voglio più vedere. Stavolta sarà diverso, abito a a 5 minuti a piedi dall’hotel, lo sento vicino da tanti punti di vista, ci sarà un legame forte.
Esporrò sicuramente in occasione della mostra inaugurale della galleria di art’otel e stiamo ragionando su u programma per dare vita allo spazio. Naturalmente sono interessato da tutti gli aspetti dell’hotel, non solo durante il periodo che precede l’apertura. Anche una volta che avrà preso vita sarò coinvolto per renderlo un centro culturale, sociale e gastronomico immerso nell’arte. Sono molto interessato a sostenere altri creativi, sia locali che internazionali.

Livia Montagnoli

Scopri qui l’art’otel di Roma

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