Nel 2024 a Tokyo apre il museo senza confini in cui perdersi nelle installazioni

Si chiama teamLab Borderless e aprirà a febbraio nel centro di Tokyo. Ci saranno una serie di installazioni interattive per riconnettere i visitatori con i loro sensi. Alcuni video anticipano le opere visibili

teamLab colpisce ancora e stavolta lo fa nel nuovo quartiere futuristico di Azabudai Hills a Tokyo. Il collettivo giapponese proporrà dal 2024 un museo “senza confini”, in cui il pubblico si troverà completamente immerso nelle installazioni.

Il concetto dietro teamLab Borderless

teamLab Borderless, questo il nome del progetto artistico, non è del tutto una novità: parte delle installazioni immersive che compongono il museo erano già state esposte nell’isola di Odaiba, sempre a Tokyo, dal 2018 fino al 31 agosto 2022. A febbraio aprirà invece le porte al pubblico il teamLab Borderless: Mori Building Digital Art Museum presso Azabudai Hills, nel cuore della città giapponese, dove ad inaugurare il programma espositivo è stata la mostra di Olafur Eliasson.

Il progetto di teamLab propone uno spazio “borderless”, senza barriere di sorta: le opere non hanno confini, si incontrano e si intersecano, mentre i visitatori possono muoversi liberamente nello spazio avvolti letteralmente dalle installazioni costituite da elementi architettonici, luci, suoni, effetti speciali.

Non ci sono mappe, percorsi da seguire, ma vige la piena libertà di scelta: un invito a seguire il proprio istinto, le proprie emozioni amplificate dalla possibilità di interagire con gli altri e con le stesse opere. La fruizione artistica diventa così gioco, esplorazione, scoperta dell’ambiente e personale.

Bubble Universe tra le opere di teamLab Borderless

Non mancano le nuove proposte progettate appositamente per i nuovi spazi di Azabudai Hills: il collettivo artistico ha infatti inserito due installazioni davvero particolari.

La prima è Bubble Universe, che come anticipa il nome, propone una miriade di sfere luminose calate dall’alto, il cui effetto è amplificato da un sapiente gioco di specchi. I sensi vengono così catturati dalle bolle luminescenti, mentre i riflessi confondono e lasciano piacevolmente senza controllo il visitatore. L’unico punto di riferimento è il riverbero all’interno delle sfere, che si intensifica avvicinandosi.

Megalith Crystal Formation, nuova opera proposta in teamLab Borderless

La seconda novità è invece Megalith Crystal Formation, un’opera che si sviluppa in una duplice sequenza. La prima, dal titolo Flowers and People, propone una serie di figure tratte dal mondo floreale, che subiscono gli effetti del tempo che passa, sbocciando e appassendo: quando qualcuno si avvicina, i boccioli si aprono per poi disperdersi al loro allontanarsi.

La sequenza successiva, intitolata Black Wave, si ispira invece ai movimenti degli oceani. Le onde sono gli elementi principali, che danzando interconnettono le acque del pianeta. Nell’installazione lo spettatore ha l’impressione di essere immerso nel fluido, assorbendo l’energia scaturita dallo scorrere tumultuoso o più pacato dell’acqua.

teamLab, dal 2001 sulla cresta dell’onda

Dal 2001 ad oggi, teamLab continua così a sbalordire il pubblico internazionale con i suoi effetti speciali, che interconnettono tecnologia, scienza, arte e tradizione.

Dopo aver acceso le piante centenarie del Karakuen Garden di Mito e aver persino firmato le scenografie per la Turandot di Puccini andata in scena all’Opera di Tokyo, questi creativi sembrano proprio inarrestabili, pronti a sperimentare in più ambiti con la loro arte futuristica e visionaria, che resta fortemente legata ai ritmi della natura e alla tradizione culturale giapponese.

La loro filosofia è del resto chiara: “Per comprendere il mondo che li circonda, le persone lo separano in entità indipendenti con confini ben delimitati tra loro. teamLab cerca di trascendere questi confini nella nostra percezione del mondo, della relazione tra sé e il mondo e della continuità del tempo. Tutto esiste in una continuità lunga, fragile ma miracolosa, senza confini”.

teamLab Borderless si pone decisamente in questa direzione, proponendo un nuovo modo di fruire e fare arte, in cui opere e pubblico sono un tutt’uno e il tempo viene sospeso per essere pienamente assaporato.

Roberta Pisa

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

Scopri di più