Il movimento dell’arte Arte Povera in Sudafrica. La mostra omaggio e il dialogo interculturale

La corrente artistica nata nel 1967 è al centro di un progetto che unisce le istituzioni italiane e sudafricane nel cercare un dialogo fondato sugli scambi culturali. Due le mostre ospitate al Wits Art Museum di Johannesburg

A Parigi, il 2024 sarà l’anno di un ambizioso progetto espositivo sull’Arte Povera e sul contributo che il movimento battezzato da Germano Celant negli Anni Sessanta ha portato all’evoluzione della scena artistica internazionale. E proprio sull’influenza esercitata fuori dall’Italia dalla corrente fondata sull’idea di ridurre ai minimi termini si concentra anche il progetto promosso in Sudafrica dal Consolato Generale d’Italia a Johannesburg.

Assemblea durante arte povera più azioni povere, Antichi Arsenali della Repubblica di Amalfi, Amalfi, 1968. PhotoClaudio Abate. Courtesy Archivio Claudio Abate
Assemblea durante arte povera più azioni povere, Antichi Arsenali della Repubblica di Amalfi, Amalfi, 1968. PhotoClaudio Abate. Courtesy Archivio Claudio Abate

L’Arte Povera in Sudafrica. La mostra omaggio al movimento

Con una duplice esposizione ospitata presso il Wits Art Museum per celebrare i 55 anni dalla definizione di Arte Povera – il termine fu coniato da Celant il 27 settembre 1967, a Genova, in occasione della mostra Arte povera Im-spazio, alla Galleria La Bertesca – Arte Povera and South African Art: In Conversation è un’iniziativa che, mentre omaggia gli artisti più noti del movimento, pone le basi per una prima riflessione sull’ascendente esercitato dai loro lavori sull’arte sudafricana. Ecco perché la scelta curatoriale è ricaduta sul confronto tra due mostre: Arte Povera 1967-1971, a cura di Ilaria BernardiInnovations in South African Art, 1980s-2020s, a cura di Thembinkosi Goniwe. Un progetto, quello d Bernardi, che per la prima volta porta una retrospettiva sull’Arte Povera in Africa, concentrandosi sulla fase iniziale del movimento, compresa tra la dichiarazione d’intenti del ’67 e la dissolvenza dell’etichetta, sempre a opera di Celant, nel ’71. La mostra, la prima di tale respiro sull’esperienza dell’Arte Povera dopo la scomparsa di Celant, beneficia della collaborazione diretta con gli artisti, i loro archivi, collezionisti e musei italiani; le opere scelte sono state esposte in importanti mostre collettive e personali realizzate tra il 1967 e il 1971. Il percorso riunisce dunque le opere dei 13 artisti considerati esponenti di punta dell’Arte povera, con l’obiettivo di cogliere il comun denominatore nel loro approccio alla rappresentazione della realtà: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Gilberto Zorio. Con l’intenzione di raccontare la storia del movimento – dalle premesse che precedono e preparano la mostra genovese del ’67 agli esiti individuali della ricerca di ciascun artista – la mostra curata da Bernardi include anche un ampio apparato fotografico e documentario, incluso il video Arte povera, curato da Beatrice Merz e Sergio Ariotti, che riunisce materiali d’archivio, filmati di mostre personali recenti e frammenti di interviste con Germano Celant, alcuni artisti, critici e galleristi.

Arte Povera e sudafricana a confronto. Il dialogo interculturale

Si concentra invece sulla traiettoria di sperimentazione, scoperta e improvvisazione riscontrabile nel lavoro di un gruppo selezionato di artisti sudafricani, influenzati dall’Arte Povera, il progetto supervisionato dal curatore sudafricano Goniwe. L’esposizione mostra quindi opere di Jane Alexander, Willem Boshoff, Bongiwe Dhlomo-Mautloa, Kay Hassan, David Thubu Koloane, Moshekwa Langa, Bill Mandindi, Senzeni Marasela, Kagiso Pat Mautloa, Thokozani Mthiyane, Lucas Seage, Usha Seejarim, Kemang Wa Lehulere.
E c’è innanzitutto una visione politica, intesa come volontà di favorire lo scambio interculturale tra l’Italia e il Sudafrica, dietro all’iniziativa che vede in prima linea il Ministero degli Affari Esteri, l’Ambasciata d’Italia a Pretoria e il Consolato Generale d’Italia a Johannesburg. Il catalogo illustrato che accompagna il progetto, edito da Silvana Editoriale, è dunque bilingue (italiano/inglese) e “doppio”, da sfogliare in due versi, rispettivamente sull’Arte Povera e sulla scena sudafricana contemporanea.
L’apertura delle mostre al pubblico è in programma per il 31 ottobre 2023: il progetto si protrarrà fino al 9 dicembre. 

Livia Montagnoli

Johannesburg // dal 31 ottobre al 9 dicembre 2023
Arte Povera and Southafrican in Conversation
Wits Art Museum
1 Jan Smuts Avenue
https://www.wits.ac.za/wam

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