La città come se fosse una casa: la mostra di Ugo La Pietra a Milano

Design e attrezzature urbane s’incontrano per creare un ambiente collettivo. Nella mostra di Ugo La Pietra, le opere si riappropriano dello spazio pubblico della città, verso una nuova filosofia dell’abitare

Si svolge all’ADI Design Museum Compasso d’Oro la mostra che riassume, con opere essenziali, la ricerca di Ugo La Pietra sulla relazione tra individuo e spazio urbano.
Questa ricerca parte e trova fondamento nel motto “Abitare è essere ovunque a casa propria”, con lo scopo, attraverso ironia e acume, di trovare un’unione tra città e casa e di creare uno spazio che sia allo stesso tempo pubblico e privato.

Gli oggetti nello spazio pubblico riconvertiti

Attraverso un’operazione che ricorda il ready made di Marcel Duchamp, La Pietra utilizza gli elementi che caratterizzano l’ambiente cittadino decontestualizzandoli per creare nuovi oggetti con nuove funzioni.
Questo processo creativo, che parte dall’osservazione della realtà urbana e arriva a progettare un nuovo modo di vivere gli spazi, è esposto in maniera chiara per tutto il percorso espositivo attraverso disegni, arredi, schede di votazione e opere tridimensionali.
Alle pareti possiamo vedere dei disegni che caratterizzano la ricerca titolata “Riconversione progettuale” nella quale attrezzature di uso comune fotografate per Milano sono state stravolte riprogettando la loro funzione diventando da strutture urbane a strutture per lo spazio di casa, ad esempio due paletti dissuasori diventare un’amaca, la struttura di un cartello trasformarsi in un trespolo per pappagalli e un baracchino per la vendita dei fiori divenire libreria. Vediamo anche qualche idea prendere forma come le strutture di legno dei ponteggi diventare credenza oppure un tavolino che ha come base un dissuasore.

Ugo La Pietra, Soggiorno urbano. Photo Marco Saporiti
Ugo La Pietra, Soggiorno urbano. Photo Marco Saporiti

I dissuasori urbani nelle opere di La Pietra

Ed è proprio ai dissuasori che è dedicata una sezione della mostra, l’artista ha fotografato tutte le tipologie di dissuasori presenti per Milano, dal classico “panettone” e quello a ponte, e ha ideato un immaginario referendum per scegliere “il miglior dissuasore urbano”. Con questa immaginaria votazione La Pietra vuole evidenziare una mancanza sia di un progetto di arredo urbano che di un progetto culturale più ampio per la città di Milano.
In mostra sono presenti anche dei progetti pensati per giardini e parchi urbani, questi sono visti come luoghi di decompressione e di sospensione dagli eccessi della vita cittadina, sono intesi come i gazebi dei giardini all’italiana ovvero luoghi dove stare da soli o in compagnia per ritrovare un legame con la Natura.

Ugo La Pietra, Luoghi di decompressione gazebi urbani. Photo Marco Saporiti
Ugo La Pietra, Luoghi di decompressione gazebi urbani. Photo Marco Saporiti

L’appropriazione dello spazio pubblico nell’opera di La Pietra

Attrezzature urbane per la collettività è il titolo della mostra ma è anche una delle frasi che sintetizzano la ricerca di Ugo La Pietra; abitare non è semplicemente stare in città ma vuol dire possederla sia fisicamente che mentalmente e questo è possibile solo cercando di ricreare gli spazi del vivere privato nel pubblico quindi avere spazi per la comunicazione, per l’igiene e per le attività culturali. Siamo davanti ad una critica della vita contemporanea, del quotidiano e della mancanza di progetti per riattualizzare gli spazi urbani e questa progettazione libera e nuova dell’artista ci pone davanti agli occhi un’alternativa al modello di vita contemporaneo, sperando che non cada nel vuoto.

Marco Saporiti

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Marco Saporiti

Marco Saporiti

Fin da bambino attratto da tutto quello che poteva definirsi “artistico”, ha svolto la carriera accademica presso l’Università degli Studi di Milano dove ha conseguito la laurea triennale in Beni Culturali; la laurea magistrale in Storia e Critica dell’Arte e…

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