La mitologia del Medio Oriente in mostra a Basilea

Tredici artisti della regione del Golfo Persico, fra cui dieci donne, scavano nella propria cultura usando il mito come strumento per leggere il presente nella mostra al Kulturstiftung Basel H. Geiger

Come ha scritto Madeleine L’Engle, “quando perdiamo i nostri miti perdiamo il nostro posto nell’universo”. La mostra Evaporating Suns al Kulturstiftung Basel H. Geiger ci racconta invece un Medio Oriente ancora fortemente legato al suo patrimonio narrativo delle origini; il mito è fatto di parole, è strumento di conoscenza della verità, e un’opportunità per offrire un nuovo approccio per negoziare questioni attuali come l’ambiente, il genere e le strutture sociali del potere. E proprio il tema del mito ‒ scelto dalle curatrici Munira Al Sayegh e Veronika Formanek ‒ e analizzato nella sua natura di racconto, diventa un utile punto di vista per comprendere come l’arte contemporanea mediorientale della generazione più giovane stia conoscendo una fase di importante sviluppo qualitativo, e sorprende positivamente questo interesse per un aspetto importante delle radici culturali più antiche, come se questi talenti emergenti volessero risalire alle origini della loro storia e attraverso di esse riportarla all’attenzione del mondo. Un mondo che, solitamente, limita la conoscenza del Medio Oriente a storie di conflitti e persecuzioni. Ma è un quadro soltanto parziale, che non rende giustizia a una regione comunque ricca di storia e di civiltà.

Evaporating Suns Contemporary Myths from the Arabian Gulf, exhibition view at Kulturstiftung Basel H. Geiger, 2023. Photo Kulturstiftung Basel H. Geiger KBH

Evaporating Suns Contemporary Myths from the Arabian Gulf, exhibition view at Kulturstiftung Basel H. Geiger, 2023. Photo Kulturstiftung Basel H. Geiger KBH

LA MOSTRA EVAPORATING SUNS A BASILEA

Le vaste e luminose sale della Fondazione Geiger permettono un allestimento di ampio respiro, e le installazioni si dispiegano come le pagine di un libro di memorie, di favole, di sogni. Evaporating Suns è questo e molto altro, compreso uno sguardo fresco e variegato sul Medio Oriente. La bellezza delle opere esposte sta nel loro guardare all’antico, nello staccarsi da una contemporaneità confusa e rumorosa per immergersi in una dimensione terrena e spirituale insieme che tende ad armonizzare le contraddizioni della società. Secondo Carl Lévi-Strauss, infatti, quello è anche lo scopo del mito, e poiché a tutte le latitudini esistono contraddizioni nelle società, questa antichissima forma di narrazione diventa un elemento di contatto fra Oriente e Occidente, accomunati dall’urgenza di spiegare eventi, esorcizzare timori, circoscrivere l’inspiegabile e, in definitiva, rendere conoscibile l’universo.
La mostra si apre con The Dancer’s Skin & Alluring Silence, scenografica installazione di Maitha Abdalla che indaga a livello generale, l’impatto che la cultura della narrazione esercita sulla civiltà. Le sculture in primo piano, metà umane metà animali, sono il simbolo del peccato, del perdono e della malvagità, tre elementi cardine del codice morale che ricorrono sovente in tanta mitologia di tutto il mondo. Alle sculture in primo piano fa da sfondo un grande dipinto neo-espressionista che contribuisce a creare un’atmosfera suggestiva e disturbante insieme, accentuata dallo stato di disagio o timore in cui sembrano muoversi quelle strane figure. Tutto ciò è metafora dell’urgenza dell’umanità di dover cercare una spiegazione a comportamenti e dinamiche sociali, allo scopo di creare un ordine etico e morale.
Alaa Edris, in The Chair (sette troni in legno scolpiti in altrettante versioni) omaggia i sette regni che compongono gli attuali Emirati Arabi Uniti; ognuno con una sua tradizione mitologica, plasmata anche dall’ambiente naturale: le tribù delle montagne hanno sviluppato infatti usi, costumi e un immaginario differenti da quelle stanziate sul mare o nel deserto. Le figure intarsiate sui troni rimandano infatti a queste differenze, ribadendo come le circostanze geografiche influiscano sulla cultura dei popoli, comprese le arti figurative. La funzione del Mito è anche questa.
In chiusura, Heaven Resort & Casino, di Bu Yousuf, è un’installazione suggestiva ma caustica, che riflette con una punta di amara ironia su come il denaro sia ormai da tempo, anche in Medio Oriente, il soggetto di una nuova mitologia; quelle slot machine (provenienti da tre differenti casino) sono il simbolo della cupidigia che appiattisce e banalizza la cultura e le tradizioni dei popoli. Un rischio del quale la nuova generazione di artisti è ben consapevole e lavora per questo con entusiasmo al recupero delle specificità culturali della regione.

Bu Yousuf, Heaven Resort & Casino, 2022 232023. Photo Kulturstiftung Basel H. Geiger KBH.G

Bu Yousuf, Heaven Resort & Casino, 2022 232023. Photo Kulturstiftung Basel H. Geiger KBH.G

LA RIFLESSIONE SULLA FIGURA FEMMINILE

Anche nella mitologia mediorientale la donna è una presenza importante. Particolarmente densa di significati Barren Spring di Mashael Alsaie, sulla sorgente di Adhari, in Bahrain, scaturita, secondo la leggenda, dalle lacrime di una giovane donna che subì violenza in un palmeto; una storia che, per certi aspetti, ricorda il mito greco di Dafne, a dimostrazione di come i miti accomunino le civiltà. A simboleggiare quelle lacrime, tredici sculture in vetro che incorporano incenso, le cui proprietà curative rimandano alla sacralità della sorgente. Se una prima lettura dell’opera rimanda all’innocenza della femminilità, un’altra rimanda al ruolo della donna nel tramandare le tradizioni; infatti, l’installazione è accompagnata dall’audio con la voce della nonna dell’artista che narra questa leggenda, nata per spiegare la singolare bellezza della sorgente di Adhari e del paesaggio circostante. Purtroppo, però, dagli Anni Ottanta del secolo scorso la sorgente si è inaridita, a causa dell’eccessivo sfruttamento e delle modifiche ambientali apportate dall’antropizzazione. L’opera è quindi una commistione di eco-femminismo e di identificazione della cultura orale con la geografia del territorio. Profondi risvolti sociali in Pantheon: Setting the Table (Act I), installazione in tre momenti di Fatima Uzdenova che omaggia la “trinità” femminile dell’adolescenza, della maturità e della senescenza che si trova all’interno di diverse culture e mitologie della storia umana. Lontana dall’approccio simbolista, Uzdenova pone l’accento sulla capacità della Crone (antica parola inglese che indica colei che invecchia con saggezza e orgoglio) di fare affidamento sulla forza morale femminile fatta di altruismo, coraggio e curiosità, e rifugge lo sguardo maschile e la società capitalista. Quest’installazione, leggiadra nei materiali ma imponente nel significato, è anche un omaggio dell’artista alle donne il cui esempio l’ha ispirata nella vita.

Niccolò Lucarelli

Basilea // fino al 16 luglio 2023
Evaporating Suns. Contemporary Myths from the Arabian Gulf
KULTURSTIFTUNG BASEL H. GEIGER | KBH.G
Spitalstrasse 18
https://kbhg.ch/en

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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