Al Labirinto della Masone una mostra sull’opera di un pittore dimenticato

In scena per tutta l'estate, l'esposizione punta i riflettori su un artista "contro" del Novecento, stabilendo inediti dialoghi artistici con personalità del suo tempo

Era il 1931 quando l’artista Ugo Celada prese aspramente posizione contro il Movimento del Novecento di Margherita Sarfatti, definendolo “una formazione politico-commerciale sopraffattrice” e accusandola di avere codificato un’Arte di Stato. L’inizio della fine, per Celada, che da quel momento iniziò un percorso verso l’isolamento che lo portò presto a essere dimenticato. Solo nel 1985 la sua figura fu riscoperta da Flavio Caroli: una nuova, grande mostra prende le mosse da qui, ricollocando la sua opera all’interno del contesto culturale del suo tempo.
L’esposizione Ugo Celada da Virgilio. Enigma antico e moderno, ospitata al Labirinto della Masone fino al 17 settembre e curata da Cristian Valenti, opera una ricostruzione formale e storica restituendo un quadro completo dell’artista (ancora troppo poco noto) anche grazie a inediti dialoghi con opere di altri pittori, che mostrano come Celada conoscesse l’opera altrui senza perdere i propri elementi caratterizzanti.

Ugo Celada da Virgilio, Bambina che legge, 1938, olio su masonite, 64 x 64 cm, Fondazione Cavallini Sgarbi, Ferrara

Ugo Celada da Virgilio, Bambina che legge, 1938, olio su masonite, 64 x 64 cm, Fondazione Cavallini Sgarbi, Ferrara

CHI È UGO CELADA

Ugo Celada nacque nel 1895 a Cerese (nel mantovano), oggi Borgo Virgilio, toponimo con cui firmò sempre le sue opere in una sorta di dichiarazione programmatica che lo schierò con forza nel dibattito tra Avanguardie storiche e Ritorno all’ordine. Debitore della tradizione figurativa lombarda, Celada ricercava in tutto un canone del bello ideale, prediligendo una “oggettivazione dei soggetti” per far trasparire la qualità artigianale della pittura: è per questo motivo che i ritratti, tutti diversi, appaiono uguali e privi di connotazioni psicologiche. Formatosi all’Accademia di Brera, espose negli Anni Venti e primi Trenta alle Biennali d’Arte di Venezia e alla Permanente di Milano: al tempo era ancora inserito nel circuito dell’arte contemporanea, da cui però in seguito si allontanò (e fu allontanato) definitivamente. Morto a 100 anni, Celada non riprese mai il mutare dei tempi nel proprio lavoro, mantenendo fino alla fine la propria arte ancorata al realismo primo-novecentesco.
Facendo riferimento a un Nudo disteso del 1926, che oggi risulta disperso e che rappresenta l’apice del suo successo d’esordio, Émile Bernard ha definito Celada l’artista italiano migliore dei suoi tempi. Un autentico cultore del bello a ogni costo: quale luogo migliore del Labirinto della Masone, allora, per raccontare la sua storia, vista l’attenzione al bello che permea anche la sede della casa editrice di Franco Maria Ricci, nella cui collezione era già presente un ritratto dello stesso Celada. “Oltre la qualità, inconfutabile, della sua pittura, ciò che emerge in Celada da Virgilio, è il valore non trascurabile della sua esperienza; il ruolo che ha avuto di testimone nell’evoluzione delle vicende artistiche del XX secolo, a sua volta impegnato nella ricerca di una sua via dell’arte, per rispondere dei grandi cambiamenti e resistere, per continuare a vivere e a dipingere“, ha commentato il curatore della mostra Cristian Valenti. “La sua opera e il suo atteggiamento costituiscono un tassello importante per comprendere la ricchezza del contesto artistico del Novecento, oltre la semplificazione di ricostruzioni storiografiche organizzate solo per progressivi ‘momenti di rottura’ e quindi a scapito di ricerche che invece perseguono una continuità“.

Ugo Celada da Virgilio, Nudo di schiena, Anni '30, olio su masonite, 51 x 38 cm, Famiglia Celada

Ugo Celada da Virgilio, Nudo di schiena, Anni ’30, olio su masonite, 51 x 38 cm, Famiglia Celada

LA MOSTRA UGO CELADA DA VIRGILIO. ENIGMA ANTICO E MODERNO

La mostra espone circa cinquanta opere di Celada, indagando la figura di un pittore che ha saputo appropriarsi dei riferimenti della cultura figurativa passata e coeva rielaborandoli con un proprio stile. Il percorso si sviluppa in tre sale tematiche: la prima è dedicata agli anni della formazione e della creazione di uno stile personale – focalizzato sulla sfera degli affetti familiari che si prestano a restituire la dimensione intima del realismo magico –, la seconda si concentra sulla ritrattistica, mentre la terza è dedicata alle nature morte e ai paesaggi en plein air. Il percorso espositivo è arricchito da una serie di oggetti, soprattutto vasi, che richiamano quelli ritratti da Celada e che riprendono lo stile di Venini, Zecchi, Barovier, Scarpa, Seguso.
In ogni sala, poi, hanno luogo dialoghi e confronti inediti con artisti a lui contemporanei: i nudi e le figure femminili sono accostati alle tele di Archimede Bresciani da Gazoldo, considerato il maestro di Celada, di Virgilio Guidi, e di artisti come Francesco Hayez, di cui compare la Maddalena penitente (dalla collezione permanente di Franco Maria Ricci) e di cui emergono qui le componenti neoclassiche; e ancora i ritratti di artisti come Cagnaccio di Sampietro, che Celada sicuramente conosceva e apprezzava, o Giorgio de Chirico, omaggiato dal mantovano in un autoritratto degli anni Trenta, e infine Giorgio Morandi, che si contrappone all’artista da Virgilio perché se il primo ricercava l’essenza delle cose, il secondo tendeva sempre a una sublimazione formale.

Giulia Giaume

www.labirintodifrancomariaricci.it

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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