Allievo e maestro: Sottsass e Spazzapan in Friuli Venezia Giulia

Gradisca d’Isonzo ha dedicato una galleria al suo artista più celebre, del quale conserva un consistente nucleo di opere. E, per valorizzarle, organizza mostre capaci di innescare inedite relazioni, come quella al centro dell’attuale progetto che affianca Luigi Spazzapan ed Ettore Sottsass

Il maestro e l’allievo: il primo, pittore puro che proveniva dal contesto delle avanguardie isontine; il secondo, giovanissimo studente affascinato da una personalità originale, che ricordò per tutta la vita. Luigi Spazzapan (Gradisca d’Isonzo, 1889 – Torino, 1958) ed Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007) sono i due protagonisti di un’inaspettata mostra allestita a Gradisca d’Isonzo. A una selezione di lavori di Spazzapan di proprietà del museo si affianca un corpus di disegni di Sottsass provenienti dallo CSAC di Parma. Una combinazione che risponde a una recente linea della galleria: il conservatore della Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan Lorenzo Michelli intende infatti innescare relazioni tra autori locali e non, e nel caso specifico si è posto l’obiettivo di riportare alla luce l’amicizia artistica tra i due autori, nonché i legami tra le rispettive opere.

Veduta della mostra Sottsass Spazzapan, Gradisca d’Isonzo, 2023, foto di Elia Falaschi

Veduta della mostra Sottsass Spazzapan, Gradisca d’Isonzo, 2023, foto di Elia Falaschi

SCOPRIRE SPAZZAPAN A GRADISCA D’ISONZO

L’occasione peraltro è ghiotta per scoprire Spazzapan, certo meno noto dell’architetto torinese. “Genuino e gentile, burbero e aristocratico lo avrebbe sentito anche Ettore Sottsass, il grande e avventuroso designer che in più occasioni ebbe modo di ricordare Spazzapan con affetto, riconoscendolo come maestro”, scrive Michelli in catalogo, delineando poi in poche righe una sintetica biografia: “Non ebbe una vita facile. Artista ‘déraciné’, scelse di allontanarsi nel 1928 da quel crogiolo di ricerche avanguardistiche quale fu l’isontino negli anni venti per stabilirsi in una Torino che, per molti anni, mal sopporterà la sua personalità anticonvenzionale e libertaria”. La sua pittura, che per molto tempo indagò la figura e che solo negli anni tardi si orientò verso uno stile informale, si caratterizza per l’energia del segno, per le pennellate vigorose e rapide, da cui si percepisce un’estrema libertà del gesto, e per una sensibilità profonda verso il colore, tanto da confidare al suo giovane allievo: “Per dipingere quel giallo limone come certe volte lo ha dipinto Matisse ci vogliono sessant’anni, ci vogliono molti anni, bisogna sapere molto dell’esistenza”.

Luigi Spazzapan, Santi Cosma e Damiano con cattedrale barocca, 1950, tempera su cartone, Collezione Eugenio Giletti

Luigi Spazzapan, Santi Cosma e Damiano con cattedrale barocca, 1950, tempera su cartone, Collezione Eugenio Giletti

SPAZZAPAN E SOTTSASS IN MOSTRA

Come racconta la co-curatrice Vanja Strukelj, Ettore Sottsass cominciò a frequentare l’atelier di Spazzapan quando ancora frequentava la facoltà di Architettura. Non a caso nelle prime sale vengono esposti dei disegni elaborati dallo studente per l’esame di Architettura d’interni, arredamento e decorazione (gli anni sono tra il 1939 e il 1940), affiancati a due grandi tempere di Spazzapan: evidenti, per entrambi, le citazioni matissiane, ma fiori e foglie – soggetti assai praticati dal friulano – si conquistano un proprio spazio anche negli acquerelli di Sottsass; questa e altre caratteristiche dimostrano come il giovane si ponesse già allora fuori dagli schemi degli insegnamenti del Politecnico.
La stima di Sottsass nei confronti di quello strano maestro non fu solo verbale: nel 1946, nel ruolo di direttore di una collana per la casa editrice Orma, gli dedicò un volume introdotto da un saggio di Lionello Venturi: vi si raccoglievano sedici disegni di Spazzapan, molti dei quali realizzati con foga – e la si nota, eccome, negli autografi scelti per l’esposizione – dopo che il suo studio era stato distrutto dai bombardamenti su Torino durante la Seconda Guerra Mondiale.
Preziosa la sezione dei disegni di Sottsass ispirati alle tessiture montenegrine – all’epoca era soldato nei Balcani –, con le loro campiture di colore divise da evidenti righe nere, le stesse che peraltro usava Spazzapan “per tenere giù i colori”, ma ancora più chiari sono i legami tra i due autori nell’affrontare il tema della natura: i fiori e le farfalle di Spazzapan, che sempre esprimono un’idea di natura germinante, sbocciano anche negli studi per decorazioni floreali con motivo di farfalla di Sottsass. Ed è comune anche la riflessione sull’eredità futurista che si manifesta in opere puramente informali: nel caso di Sottsass gli esiti si collocano all’interno del dibattito sul linguaggio dell’astrazione, mentre per Spazzapan costituiscono una ricerca parallela a quella sui Santoni, espressioni del suo periodo “mistico”.
Tanti i cortocircuiti visivi e che si innescano nelle sale e che riconducono a una lezione probabilmente cruciale per Sottsass: quella che aveva a che fare con la libertà, la “libertà di fare quello che uno pensa, sogna, ama e odia”, confidò Spazzapan all’illustre allievo.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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