Undici opere per ricordare Henri Matisse

Dai ritratti ai ritagli, passando per le odalische e la celebre serie sulla danza, ecco una selezione delle opere da ricordare del maestro dei Fauves.

Ci sono pochi nomi dell’arte moderna così strettamente connessi con l’uso del colore come Henri Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 1869 – Nizza, 1954). Dopo gli studi da avvocato, Matisse ha preso lezioni di pittura mentre lavorava come impiegato legale, diventando infine un artista a tempo pieno: nei suoi anni giovanili si accostò al pittore simbolista Odilon Redon e al divisionismo di Paul Signac, di cui diventò amico, separandosi in breve tempo verso più ampie pennellate di colore. Nel corso della sua carriera ha prodotto alcuni dei più grandi capolavori del XX secolo, spesso dipinti ma anche sculture e ceramiche, ma ci volle molto tempo perché venisse apprezzato dai contemporanei (la sua prima mostra, nel 1904, fu un flop). Ecco dieci opere che non si possono non conoscere per comprendere l’evoluzione del suo stile nel corso degli anni e la sua influenza sull’arte moderna e contemporanea.

– Giulia Giaume

RITRATTO DI MADAME MATISSE (LA LINEA VERDE)

Madame Matisse, Henri Matisse

Madame Matisse, Henri Matisse

I Fauves – letteralmente, le belve – sono un movimento nato ufficialmente al Salon d’Automne di Parigi nel 1905. Una delle prime vere correnti d’avanguardia del XX secolo, il fauvismo ha indignato i critici dell’epoca con accostamenti apparentemente casuali di colore puro. Nel Ritratto di Madame Matisse, del 1905, non c’è pretesa di realismo, il colore è fine a sé stesso e il viso della moglie dell’artista – Amélie Noellie Matisse-Parayre – è una maschera, divisa da una linea verde che contribuisce ad astrarne i lineamenti.

LA GIOIA DI VIVERE

La gioia di vivere, Henri Matisse

La gioia di vivere, Henri Matisse

La gioia di vivere, del 1906, nasce in un periodo di forte pessimismo e turbamento del tempo. L’opera, che è una reazione a questa atmosfera, ritrae un ambiente mediterraneo con i tratti del Paradiso Terrestre e anticipa il soggetto della danza che avrebbe raggiunto la sua massima espressione alcuni anni più tardi. Ci sono riferimenti mitologici e artistici – da Tiziano a Manet, fino a Cézanne e Gauguin – abbandonando però l’idea della rappresentazione mimetica, dipingendo le figure e il paesaggio senza dettagli o colori naturali, ma con ben presenti i contorni delle forme. Questa è svolta nel percorso di Matisse come esponente dei Fauves, cosa che ha riservato al dipinto una delle critiche più severe: quando l’opera fu esposta al Salon des Indépendants nel 1906, Paul Signac – amico di Matisse – lo definì “un dipinto con colori ripugnanti e troppo spessi con contorno largo un pollice”.

LA CONVERSAZIONE

La conversazione, Henri Matisse

La conversazione, Henri Matisse

Dipinta nella casa di campagna di Matisse, La conversazione del 1909 mostra l’artista e la moglie che parlano in una stanza che si affaccia su un giardino. Il ricco campo azzurro che avvolge i due soggetti non descrive davvero un interno, ma è più una raffica di segni di pennello. L’uso dominante del blu ha lasciato intuire ad alcuni critici una lontananza emotiva, enfatizzata dalla distanza tra i corpi e tra le abitudini, con lei con abiti da strada e lui in pigiama, che anche usava per lavorare. Parzialmente oscurata da elementi ornamentali in ferro, la vista sul cortile è sospesa tra loro come un dipinto.

LA SERIE SULLA DANZA

La danza, Henri Matisse

La danza, Henri Matisse

Il dipinto del 1910 Danza è forse il più celebre del pittore cresciuto nella Francia Nord-orientale, e riconosciuto universamente come un punto chiave della sua evoluzione artistica. Questo dipinto – preceduto dall’opera preparatoria Danza I e a cui seguì il murale tripartito Danza II – era stato originariamente commissionato da un industriale russo di nome Sergei Shchukin per la sua sontuosa dimora a Mosca insieme all’opera di accompagnamento Musica. La pennellata di Matisse diventa qui più piatta, più sciolta e più fluida, i colori sgargianti delle cinque figure rosse, del paesaggio verde e del cielo azzurro riflettono il fascino di Matisse per l’arte primitiva. La tavolozza è quella classica fauve: i colori intensi e caldi sullo sfondo blu-verde freddo e la successione ritmica di nudi danzanti trasmettono sentimenti di liberazione emotiva ed edonismo, probabilmente ispirati alla Danza delle giovani ragazze della Primavera di Stravinsky o a Oberon, Titania e Puck con fate che ballano di Blake.

LO STUDIO ROSSO

Lo Studio Rosso, Henri Matisse, courtesy Succession H. Matisse ARS NY MoMA

Lo Studio Rosso, Henri Matisse, courtesy Succession H. Matisse ARS NY MoMA

Dipinto nel 1911 a Issy-les-Moulineaux, appena fuori Parigi, Lo studio rosso è una retrospettiva del lavoro dell’artista in miniatura, con piccole e precise repliche di dipinti, sculture e almeno un’opera di ceramica nel suo laboratorio, tra i mobili appena accennati. È chiaramente riconoscibile il lavoro Il giovane marinaio II, appena sopra un orologio a pendolo senza lancette. Lo stesso Matisse ha ammesso di non sapere perché abbia scelto il rosso per la composizione, ma la forza di questo schema monocromatico influenzerà la pittura astratta per tutto il secolo successivo.

LA LEZIONE DI PIANOFORTE

Lezione di pianoforte, Henri Matisse, courtesy Succession H. Matisse ARS NY MoMA

Lezione di pianoforte, Henri Matisse, courtesy Succession H. Matisse ARS NY MoMA

Questo dipinto del 1916 risale agli anni della Grande Guerra in cui le opere di Matisse diventano più audaci e difficili. Abbandonati i caratteristici arabeschi per una geometria più dura e spigolosa, la tavolozza verte verso uno spettro minaccioso di grigi, neri, marroni e rosa carnosi. Allontanandosi dalle applicazioni di pittura più acquose, Matisse aggredisce la tela, a volte con uno scalpello, raschiando, incidendo, rivedendo costantemente e lasciando ampie prove delle revisioni. La Lezione di pianoforte, un pezzo molto personale che ritrae il figlio Pierre, è una composizione sullo spazio, ma anche sul tempo, come un’allegoria del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta.

L’ITALIANA

L'italiana, Henri Matisse CC Guggenheim

L’italiana, Henri Matisse CC Guggenheim

Realizzata sempre nel 1916, L’italiana mostra chiaramente il passaggio dal realismo all’astrazione. Il primo di molti ritratti che Matisse dipinse di una modella professionista italiana di nome Laurette, quest’opera mostra i ripensamenti e la convergenza delle linee per “raggiungere quello stato di condensazione di sensazioni che costituisce un quadro“. Questo ritratto, rispetto alle varianti, è meno corporeo e più etereo, usa le convenzioni della pittura religiosa fino a creare un’icona, allungando i tratti per farla somigliare a una maschera africana – cosa che ha permesso a diversi critici di supporre che Matisse, come diversi artisti moderni, ha equiparato l’idea di donna con quella di esotico e “primitivo” – in una profonda ambiguità spaziale e con dei colori molto austeri.

LE ODALISCHE

Odalisca (Armonia in rosso), Henri Matisse CC Met Museum

Odalisca (Armonia in rosso), Henri Matisse CC Met Museum

Durante gli anni ’20 Matisse si concentrò su uno stile più naturalistico: questo era particolarmente evidente nella serie di odalische seminude raffigurate in stanze fantasiosamente decorate che suggerivano ambienti e fascinazioni coloniali. La sensualità esasperata di queste opere, connessa con la scelta della terminologia (il termine “odalisca” si riferiva a una schiava o concubina dell’harem nella Francia rinascimentale, che aveva numerosi rapporti politici e commerciali con l’allora potente impero ottomano), ha lasciato intravvedere a molti critici un sottotesto di oggettificazione del corpo femminile e del suo sfruttamento.

NUDO BLU II

Nudo Blu II, Henri Matisse

Nudo Blu II, Henri Matisse

Nudo Blu del 1952 è forse tra le immagini più iconiche della carriera dell’artista, un distillato essenziale dell’estetica di Matisse. Appartiene ai “ritagli”, le opere realizzate dall’artista con l’aiuto di alcuni assistenti. Dei pezzi ritagliati di carta venivano dipinti in diversi colori a tinta unita e disposti su un grande fondale di carta o mussola sotto la direzione di Matisse. La tecnica non era una novità per l’artista, che l’aveva impiegata già nel 1919. Fino agli anni ’40, tuttavia, utilizzò i ritagli principalmente per formulare studi per scene e costumi, come quelli creati per i Balletti Russi di Sergei Diaghilev e quelli per l’arredamento interno della Chapelle du Rosaire de Vence, una cappella costruita per le suore domenicane vicino alla riviera francese.

GRANDE NUDO DISTESO (NUDO ROSA)

Grande nudo disteso, Henri Matisse, courtesy 2015 Succession H. Matisse

Grande nudo disteso, Henri Matisse, courtesy 2015 Succession H. Matisse

Negli Anni Trenta Matisse tornò ancora una volta a dipingere forme e colori più piatti che erano ancora più semplificati di prima: il Nudo Rosa del 1935 ne è un esempio notevole. Sebbene il dipinto sia relativamente piccolo, il soggetto occupa quasi l’intera composizione e le curve quasi fuoriescono dalla cornice. L’immagine ha una grandezza languida e monumentale che anticipa le opere tardive dell’artista – la stessa modella, Lydia Delektorskaya, diventerà una delle sue più affidabili assistenti quando, nei primi anni Quaranta, gli fu diagnosticato un cancro addominale e subì un intervento chirurgico che lo lasciò confinato a letto, perdendo parte della mobilità che gli permetteva di dipingere.

MEMORIA DELL’OCEANIA

Memoria dell'Oceania, Henri Matisse, courtesy Succession H. Matisse ARS NY MoMA

Memoria dell’Oceania, Henri Matisse, courtesy Succession H. Matisse ARS NY MoMA

Tra le ultime opere realizzate da Matisse prima della sua morte, Memoria dell’Oceania del 1952-53 si basa su una vecchia fotografia scattata nel 1930 a una goletta a Tahiti. Sebbene le forme derivino dalla barca, il risultato sembra marcatamente astratto. Alcuni storici dell’arte pensano che quest’opera (così come il ritaglio realizzato nello stesso periodo intitolato La chiocciola) fosse una risposta all’astrazione su larga scala proveniente dagli Stati Uniti all’epoca, in particolare l’espressionismo astratto.

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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