Johannes Willi, l’artista che trasforma in suono il dolore cronico

Va in scena durante la Design Week la “Chronic Pain Orchestra”, una performance con cui l’artista svizzero cerca di dare voce a una sofferenza troppo spesso silenziosa. Ci siamo fatti spiegare il suo approccio

In Italia, circa 13 milioni di persone soffrono di dolore cronico. Nella vita di tutti i giorni è difficile accorgersene, spesso infatti non è più identificabile la causa che ha fatti scaturire la sensazione dolorosa, poiché con il passare del tempo perde la sua funzione di avvertimento. I pazienti non riescono a definirla a parole. L’artista Johannes Willi (Basilea, 1983), tra le altre cose cofondatore della fiera di editoria artistica I Never Read, Art Book Fair Basel, coinvolge i pazienti in un atto performativo, durante il quale le sue sculture-gong antropomorfe vengono “fatte parlare” attraverso carezze, colpi, graffi. Si tratta di una vera terapia in grado di trasferire sulla scultura la sensazione tattile del dolore e restituendo così la forma, e il suono, di un’esperienza tanto personale quanto intima. Abbiamo chiesto all’artista di raccontarci l’origine di questo progetto e gli esiti di un lavoro di lungo periodo con i pazienti affetti da dolore cronico.

Chronic Pain Orchestra, photo credit Katalin Deér

Chronic Pain Orchestra, photo credit Katalin Deér 

INTERVISTA A JOHANNES WILLI

Come è nato questo progetto?
Tutto è cominciato presso l’Istituto di Etica Biomedica e Storia della Medicina dell’Università di Zurigo e nella Clinica del Dolore del Centro svizzero per paraplegici di Nottwil, vicino a Lucerna, dove per un lungo periodo ho partecipato a sessioni di terapia con pazienti affetti da dolore in qualità di artista in residenza. Ho potuto osservare quanto fosse importante la comunicazione non verbale per i pazienti. Da questa esperienza è nata la Chronic Pain Orchestra.  Il punto di partenza del lavoro è il mio coinvolgimento con le persone che soffrono di dolore cronico e la mia osservazione che i pazienti hanno difficoltà a esprimere il dolore attraverso il linguaggio. La seconda versione del progetto affronta diverse situazioni performative.

Com’è stata l’esperienza con i ricercatori, i medici e i pazienti?
L’esperienza con le persone coinvolte è stata molto intensa. I medici avevano in molti casi aspettative specifiche su di me come artista e idee molto chiare su quali obiettivi dovesse raggiungere l’arte in quel contesto, e questo ha probabilmente influito sulla loro valutazione del mio lavoro. Penso che l’ospedale come istituzione abbia un bias negativo nei confronti della sofferenza non acuta e, più in generale, della salute dell’anima. I pazienti si sono sempre dimostrati molto aperti alle mie proposte. Il tempo e l’attenzione individuale che ho potuto dare loro in un a fase del progetto hanno permesso a tutti noi, se non di trovare una cura, quantomeno di vivere un’esperienza stimolante.

Cosa ti ha spinto a utilizzare la musica rispetto ad altri mezzi artistici per realizzare il tuo progetto?
Come artista, non sono particolarmente interessato alla musica o ai suoni che le opere possono produrre. Sono stati, più che altro, un ottimo mezzo per creare un’esperienza condivisa in modo informale e giocoso. Mi sembra che sia stata proprio l’immediata risonanza delle opere a permettere a molti di immergersi in questo lavoro e a incoraggiarli a credere nell’arte come mezzo di comunicazione.

Chronic Pain Orchestra, photo credit Katalin Deér

Chronic Pain Orchestra, photo credit Katalin Deér

LA CHRONIC PAIN ORCHESTRA DI JOHANNES WILLI

Come funziona esattamente questa orchestra? C’è un direttore d’orchestra?
L’orchestra si dirige da sola. A differenza di un’orchestra tradizionale, in cui le gerarchie sono molto rigide, la Chronic Pain Orchestra deve trovare se stessa e, poiché in questo gioco non esistono giusto o sbagliato, saranno soprattutto i musicisti a doversi impegnare per trovare un linguaggio comune.

Come hanno reagito i pazienti del centro?
Hanno apprezzato il mio lavoro. O per lo meno così mi hanno detto.

Il tuo progetto sarà ulteriormente sviluppato per aiutare la ricerca medica a individuare cure per il dolore cronico?
Il progetto è open source e potrà essere sviluppato ulteriormente in ogni caso. Quando, come, con chi e soprattutto per chi non posso ancora dirlo.

Giorgia Losio

Milano
via Cesare Correnti 14
https://5vie.it/

Articolo pubblicato su Speciale Design 2023

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Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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