Un’indagine femminile sullo spazio. La mostra di Giuliana Balice a Ravenna
La lunga carriera di Giuliana Balice è al centro della mostra alla Fondazione Sabe per l’arte di Ravenna. Un viaggio al confine con il design insieme a un’artista che ha saputo emergere in un mondo a impronta maschile
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Equilibri instabili è il titolo della mostra ospitata dalla Fondazione Sabe per l’arte a Ravenna: sedici opere che riassumono il percorso compiuto da Giuliana Balice (Napoli, 1931) tra gli Anni Settanta e i primi Anni Duemila. Il fil rouge è il minimalismo, declinato sia nei lavori che si presentano come volumi vuoti ‒ un esempio è Delfica del 1990 ‒ sia in quelli che appaiono pieni, come Torre anomala del 1972. La scelta dell’artista di alternare opere che si impongono nello spazio a opere che, invece, si fondono con esso sembra volta a razionalizzare non solo i suoi interventi, ma anche lo spazio attorno a essi: le opere modificano la percezione spaziale dello spettatore.
La prima sala riassume l’atteggiamento dualistico dell’artista. Oltre alle due opere già citate, troviamo anche Senza titolo del 1971: questo, pur essendo un volume pieno, si pone in relazione con lo spazio circostante per via del materiale di cui è fatto, ovvero il metacrilato trasparente, che rende possibile cogliere il volume dell’opera e percepire lo spazio attorno a essa.
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Installation view della mostra Equilibri instabili di Giuliana Balice. Foto di Daniele Casadio, Ravenna
L’ARTE DI GIULIANA BALICE IERI E OGGI
La produzione artistica di Balice risponde al contesto in cui si trova: nata e cresciuta a Napoli, si trasferisce successivamente a Milano, dove inizia una ricerca che concilia il mondo artistico con quello del design. La città negli Anni Sessanta è il centro dell’industria, delle mostre d’arte programmata e del design e, infatti, le opere di Balice si rifanno a tutti questi stimoli: i materiali impiegati quali il metallo o la plastica vengono estrapolati dal contesto industriale e trasferiti in quello artistico, esplorando in modo originale le loro possibilità. Così facendo, Balice si inserisce totalmente nelle pratiche che avevano preso piede in quegli anni. I lavori selezionati dal curatore della mostra si collocano nel contesto appena descritto non solo per via dei materiali e delle forme indagate, ma anche perché negli Anni Ottanta l’artista allestisce un ambiente praticabile in una fermata della metro di Milano: esempio di come Balice pensi l’arte come relazione che riesce a razionalizzare lo spazio. I lavori colpiscono non solo per l’indagine compiuta, ma anche per il contesto umano in cui si svolge: Balice era un’artista donna in un ambiente prettamente maschile.
Chiara Battaglino
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