A Venezia Ai Weiwei rifà San Giorgio e il drago con i Lego per l’Abbazia di San Giorgio Maggiore

Su invito dei monaci benedettini, l’artista-attivista cinese rivisita in chiave pop una delle opere più iconiche della storia del Rinascimento veneziano: San Giorgio che uccide il drago di Vittore Carpaccio

Ai Weiwei (Pechino, 1957) rende omaggio a una delle opere più iconiche della storia del Rinascimento veneziano, San Giorgio che uccide il drago di Vittore Carpaccio, reinterpretandola con i Lego. La cornice è quella dell’Abbazia di San Giorgio Maggiore: spazio monumentale affacciato sull’omonima isola, già teatro di una mistica installazione in vetro nero di Murano dell’artista cinese che, su incarico della Galleria Continua di San Gimignano, ha recentemente sperimentato l’uso dei mitici mattoncini in due opere, Sleeping Venus (After Giorgione) e Know Thyself. La chiesa è parte dell’omonimo monastero veneziano progettato da Andrea Palladio, dove albergano e operano i benedettini. Proprio loro hanno commissionato l’opera Untitled (Saint George slaying the dragon), approfittando del temporaneo prestito della pala d’altare cinquecentesca a due importanti mostre internazionali (prima a Washington, poi a Venezia). L’omaggio di Ai Weiwei sarà dunque visibile nello spazio veneziano lasciato vuoto fino al 18 giugno 2023.

San Giorgio e il Drago. Photo credit Mauro Magliani, Marco Furio Magliani

San Giorgio e il Drago. Photo credit Mauro Magliani, Marco Furio Magliani

LA STORIA DELLA PALA D’ALTARE SAN GIORGIO E IL DRAGO DI CARPACCIO

Venezia custodisce due versioni del San Giorgio e il Drago di Carpaccio: quella datata 1502 si trova nella Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, eretta dalla comunità dei Dalmati, insieme a un ciclo pittorico di storie sui santi della confraternita, che l’artista veneziano dipinse tra il 1502 e il 1507; quella di casa a San Giorgio Maggiore risale, invece, al 1516 ed è un dipinto poco conosciuto. La sua collocazione non nel corpo centrale della chiesa, ma in una posizione più defilata, l’ha sempre un po’ penalizzato. L’altare che lo contiene, dedicato al Santo Martire, si trova infatti nel Coro Notturno oggi noto come Cappella del Conclave – nome questo che le deriva dall’aver ospitato nel 1800 l’elezione al soglio pontificio di Pio VII (al secolo Barnaba Chiaramonti) – luogo solitamente non accessibile ai visitatori.

IL SAN GIORGIO E IL DRAGO POP DELL’ARTISTA ATTIVISTA CINESE AI WEIWEI

Ora l’opera ha trovato finalmente la sua giusta visibilità grazie all’artista-attivista cinese che ha compreso lo spirito delle attività culturali della Benedicti Claustra Onlus sua committente, volte a creare un dialogo tra l’Abbazia e il mondo dell’arte contemporanea, interrotto nel momento in cui è scomparsa la figurazione: la sua è, infatti, una rivisitazione in chiave pop della vicenda narrata nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine secondo cui il santo, trafiggendo il drago per liberare la principessa-vittima sacrificale dalle sue fauci, liberò tutto un popolo dalla dannazione eterna. “Il titolo dell’iniziativa: Ego vici mundum, citazione dal Vangelo di Giovanni riportata lungo il fregio della Cappella («Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» 16,33), stabilisce un nesso con l’episodio biblico rappresentato”, spiegano i monaci benedettini, “paradigma di una definitiva vittoria del Bene sul Male, che si può altresì ergere simbolicamente a perfetto emblema dell’attivismo politico e sociale in difesa dei diritti umani, abbracciato dall’artista cinese ormai da anni”.
 
Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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