La Biennale di Venezia dal punto di vista degli animali

Fra le numerose tematiche affrontate dalla 59esima Biennale di Venezia spicca la questione animale. Un argomento urgente che, attraverso numerose opere video, porta lo spettatore a riflettere sul proprio rapporto con l’altro

Presente fin dalla notte dei tempi, il rapporto tra l’animale e l’essere umano è sempre stato permeato da un certo senso di mistero e magia che, soprattutto in epoche più recenti, è andato via via scemando per lasciare il posto principalmente a dinamiche di sfruttamento unilaterale. Nel suo Perché guardiamo gli animali? (Il Saggiatore, 2016) il poliedrico autore britannico John Berger pone l’attenzione sull’enorme fascino che l’essere umano ha da sempre provato nei confronti dell’animale, analizzando tutte quelle criticità che hanno portato quest’ultimo a sparire gradualmente dal nostro campo visivo: dalla costruzione degli zoo in piena Rivoluzione industriale fino alle moderne abitudini alimentari, sono infatti numerosi i passaggi del testo dedicati alla progressiva marginalizzazione dell’animale. Nonostante ciò, quell’attrazione primordiale fra noi e loro continua a persistere divenendo centrale anche per la 59esima Biennale di Venezia.

Luiz Roque, Urubu, 2020, Full HD video transferred from Super8 film. Photo Roberto Marossi, courtesy La Biennale di Venezia

Luiz Roque, Urubu, 2020, Full HD video transferred from Super8 film. Photo Roberto Marossi, courtesy La Biennale di Venezia

LA METAFORA DELL’ANIMALE IN MOSTRA ALLA BIENNALE DI VENEZIA

Il primo soggetto della pittura fu l’animale. Probabilmente il primo materiale da pittura fu il sangue animale. In precedenza, non è irragionevole supporre che la prima metafora fosse animale”. Con questo assunto Berger non solo svela il cuore della questione, ovvero il fortissimo e imprescindibile valore metaforico insito nell’animale, ma addirittura attribuisce a esso il dominio di un’energia atavica che ha donato all’uomo quella forza creatrice in grado di generare la prima espressione artistica della storia. Sotto una lente simile il folto numero di opere in Biennale rivolte al regno animale acquista un significato altro, che fortunatamente si discosta dalla scelta curatoriale di esporre lavori e progetti affabili volti ad accontentare i gusti e le sensibilità di chiunque. Ragionare, in questo preciso momento storico, sull’importanza dell’essere animale è indispensabile se si vuole accettare e comprendere lo stato attuale nel quale versa la stessa condizione umana, poiché, citando nuovamente Berger, “gli animali sono l’oggetto del nostro sapere in costante ampliamento. Ciò che scopriamo di loro è un indice del nostro potere, e dunque un indice di ciò che ci separa da loro”. Ad attestare la massiccia carica simbolica di queste sorprendenti creature è la presenza di tanti video che hanno come soggetto principale uno o più animali. Manifestandosi prevalentemente attraverso lavori che prediligono l’immagine in movimento, l’animale si fa così esplicito messaggero di una vitalità difficile da arrestare e contenere.

Janis Rafa, Lacerate, 2020, Single channel video, sound 16 mins, Commissioned and produced by Fondazione In Between Art Film. Photo Roberto Marossi, courtesy La Biennale di Venezia

Janis Rafa, Lacerate, 2020, Single channel video, sound 16 mins, Commissioned and produced by Fondazione In Between Art Film. Photo Roberto Marossi, courtesy La Biennale di Venezia

L’ANIMALE COME PORTATORE DI VITA E MESSAGGERO DI MORTE

L’animale è quindi movimento, a sua volta sinonimo di vita: un concetto forte e chiaro che giunge in maniera lampante da un’opera come Urubu, il video dell’artista brasiliano Luiz Roque che mostra l’omonimo uccello saprofago planare tra tetti e palazzi di una San Paolo immersa in quell’assordante silenzio tipico di un’esperienza come il lockdown. Una vita però troppo spesso abusata e calpestata, che nel conturbante On Venus, di P. Staff, viene mostrata in tutta la sua cruda miseria per catapultare lo spettatore in un incubo psichedelico dove l’auspicio di un pianeta più ospitale per ogni creatura vivente attraversa come un mantra tutte quelle agghiaccianti scene di violenza quotidianamente imposte (e non diffuse) da un capitalismo privo di scrupoli. È un animale detentore di insegnamenti quello che viene presentato sia nel Padiglione Centrale dei Giardini sia negli spazi dell’Arsenale, una presenza capace tanto di farci riflettere sul senso di sacrificio e sofferenza quanto sul concetto di liberazione sessuale (The Severed Tail di Marianna Simnett) e sullo spirito di collaborazione, come viene illustrato dai comportamenti sociali messi in atto dal branco di husky ripreso da Liv Bugge per la videoinstallazione del 2019, PLAY.
Custode di misteri e saggezze (come suggeriscono gli occhi solenni della capra immortalata da Elisa Giardina Papa nel suo U Scantu) l’animale riesce perfino ad assumere le sembianze di uno psicopompo intento a tessere un filo diretto tra la vita e la morte. Ne sono alcuni esempi il merlo presente nel suggestivo The Parents’ Room di Diego Marcon, e i cani protagonisti dell’inquietante Lacerate di Janis Rafa.

Noor Abuarafeh, Am I the Ageless Object at the Museum?, 2018, Video 14 mins 59 sec. Photo Roberto Marossi, courtesy La Biennale di Venezia

Noor Abuarafeh, Am I the Ageless Object at the Museum?, 2018, Video 14 mins 59 sec. Photo Roberto Marossi, courtesy La Biennale di Venezia

ANIMALI E ATTUALITÀ ALLA BIENNALE DI VENEZIA

In sintesi, è uno sguardo necessario quello che Il latte dei sogni volge agli animali: dei punti di vista urgenti che, ponendoci di fronte a responsabilità individuali e collettive, provano a fare leva sul nostro lato più empatico. Un’attitudine, quest’ultima, riscontrabile tanto nel Padiglione Messico (attraverso Soneto de Alimañas, la videoinstallazione dai toni ecologisti di Naomi Rincón Gallardo) quanto in Nightvision, limited access di Andro Eradze e nel video essay Am I the Ageless Object at the Museum? di Noor Abuarafeh, dove il parallelismo tra istituzioni museali e zoo diviene estremamente nitido: un gioco di specchi, quello offerto dall’arte e dalla cultura, che invita i suoi fruitori a maturare una consapevolezza maggiore sul nostro ruolo all’interno di questo pianeta che non è solo nostro, ma anche nostro.

Valerio Veneruso

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Valerio Veneruso

Valerio Veneruso

Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM –…

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