33 artisti della Namibia in mostra poco fuori Roma

Paese complesso e fragile, la Namibia è il luogo da cui provengono gli artisti in mostra nello spazio espositivo della sede di Würth a Capena, Uno sguardo su una scena artistica ricca di fermento

Namib, il più antico deserto del mondo, ondeggiante di altissime dune infuocate; Dead Vlei, una pianura di argilla e sale popolata di antichi esemplari di acacia erioloba (la cosiddetta kameeldoring in afrikaans, l’albero delle giraffe), ormai neri e come pietrificati, che si contorcono sullo sfondo di dune rosse e di un nitido cielo azzurro; l’estesa Skeleton Coast, sull’Atlantico, chiamata così per le centinaia di relitti di navi portoghesi e britanniche arenate come carcasse di enormi cetacei. La Sandwich Harbour, dove le onde del deserto incontrano quelle del mare; e ancora, nell’entroterra, altopiani rocciosi, montagne, savane boscose e canyon. Sono alcuni degli incredibili paesaggi che compongono la Namibia, terra di eccezionale bellezza e di schiaccianti, dolorose contraddizioni: tra i Paesi meno popolati al mondo e meta del turismo internazionale; dove il PIL pro capite sarebbe anche abbastanza elevato, ma la metà degli abitanti vive con meno di 90 centesimi di euro al giorno; ricco di diamanti e risorse naturali, ma funestato da altissimi tassi di HIV e AIDS nella popolazione. Una delle nazioni più giovani del continente africano, il cui desiderabile territorio già abitato da Boscimani, Nama, Herero e Ovambo; dopo essere stato sanguinosamente colonizzato da Bismarck, in seguito alla sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale viene assegnato dalla Società delle Nazioni al Sudafrica bianco e segregazionista. Per iniziare una nuova, lunga stagione di schiavitù.

Namibia. Arte di una giovane generazione, Lukas Amakali, installation view at Art Forum Wurth, Capena, 2002

Namibia. Arte di una giovane generazione, Lukas Amakali, installation view at Art Forum Wurth, Capena, 2002

LA MOSTRA SUGLI ARTISTI DELLA NAMIBIA A CAPENA

Vivono, lavorano e sono nati in Namibia i 33 artisti da conoscere attraverso 80 opere nella mostra Namibia. Arte di una giovane generazione, aperta fino al 14 ottobre 2023 all’Art Forum Würth di Capena, avamposto culturale poco lontano da Roma e a due passi dalle incantevoli aree archeologiche di Lucus Feroniae e Villa dei Volusii. Artisti di una nuova generazione civile, ponte tra un passato atroce e un futuro difficile, ma in realtà appartenenti a età e momenti diversi: se molti di loro, infatti, erano appena bambini quando la Namibia ottenne l’indipendenza nel 1990, altri erano già adulti e poterono assistere e partecipare alle rivolte animate dalla SWAPO, South West Africa People’s Organization, oggi un partito istituzionale da anni alla guida del Paese pur tra gravi accuse di violenze contro i rivali politici. I loro nomi, forse poco familiari al pubblico italiano, ma da tenere d’occhio visto il successo dell’arte contemporanea africana, sono Elago Akwaake, Lukas Amakali, Petrus Amuthenu, Barbara Böhlke, Margaret Courtney-Clarke, Linda Esbach, Gisela Farrel, Elvis Garoeb, Beate Hamalwa, Martha Haufiku, Ilovu Homateni, Saima Iita, John Kalunda, Lok Kandjengo, Filemon Kapolo, Isabel Katjavivi, Paul Kiddo, David Linus, Nicky Marais, Othilia Mungoba, Alpheus Mvula, Peter Mwahalukange, Frans Nambinga, François de Necker, Saara Nekomba, Urte R. Remmert, Fillipus Sheehama, Findano Shikonda, Papa Ndasuunje Shikongeni, Ismael Shivute, Elia Shiwoohamba, Tity Kalala Tshilumba, Salinde Willem.
Appiattire i caratteri di tutti questi artisti sul solo contesto storico e geopolitico, però, sarebbe superficiale. Ci sono, è chiaro, temi comuni e urgenti come l’affermazione della propria identità culturale all’indomani della liberazione nazionale, in una realtà segnata da fame e povertà; ma ognuna delle opere in mostra è per sé urgente e significativa, espressione di poetiche individuali in cui si percepisce un più antico e originario calore, la bellezza delle pitture rupestri del Paleolitico namibiano, un’originale commistione fra tradizione e nuove culture figurative. In questa luce dorata emerge ‒ tra i solchi scavati dai conflitti socioeconomici e da un consumismo che fagocita la società rurale, poverissima, sull’orlo frastagliato di baraccopoli e nuove città ‒ una profonda e potente connessione tra umano e paesaggio, tra umano e terra.

Namibia. Arte di una giovane generazione, Paul Kiddo, installation view at Art Forum Wurth, Capena, 2002

Namibia. Arte di una giovane generazione, Paul Kiddo, installation view at Art Forum Wurth, Capena, 2002

LA COLLEZIONE DELLA FAMIGLIA WÜRTH

Tutte le opere in mostra, già esposte nel 2016 nel Würth Museum di Künzelsau, sono entrate a far parte della collezione aziendale avviata dalla famiglia Würth negli Anni Sessanta con l’acquisto di un primo pezzo, un acquerello di Emil Nolde. La collezione, nel corso dei decenni, è stata poi estesa fino a comprendere, oggi, oltre 18.500 pezzi di arte contemporanea (con incursioni occasionali nel Medioevo e nel Rinascimento tedesco) e viene regolarmente esposta a rotazione nei vari musei aziendali, tra cui quello del quartier generale in Germania e una decina di gallerie associate. Visitare la mostra ora all’Art Forum Würth di Capena sarà anche occasione, dunque, di scoprire e frequentare un virtuoso modello di spazio museale e culturale che tutti dovrebbero conoscere, capace di unire collezionismo, mecenatismo e industria con una freschezza nei confronti della quale l’opinione pubblica italiana mostra ancora, in parte, diffidenza, e allo stesso tempo con il coraggio di portare l’arte contemporanea (e la storia dell’arte) in quella provincia laziale dove la “cosa pubblica”, duole ammetterlo, non ha mai tentato troppo seriamente l’impresa.

Mariasole Garacci

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Mariasole Garacci

Mariasole Garacci

Laureata in Storia dell’Arte all’Università di Roma Tre con una tesi sul ritratto a Roma nel XVI secolo, Mariasole Garacci è stata cultore della materia presso le cattedre di Storia dell’Arte moderna e di Storia del Disegno, dell’Incisione e della…

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