Non solo pittura. Intervista a Roberto Alfano in mostra da ArtNoble

In mostra negli spazi di ArtNoble a Milano, Roberto Alfano ripercorre la sua carriera artistica e approfondisce i tanti linguaggi creativi di cui si serve

Dalla pittura alla scultura all’installazione site specific il passo è breve per Roberto Alfano (Lodi, 1981), protagonista della mostra Miraggio Inferiore negli spazi di ArtNoble a Milano.

Roberto Alfano. Photo credits Sirio Vanelli. Courtesy ArtNoble Gallery

Roberto Alfano. Photo credits Sirio Vanelli. Courtesy ArtNoble Gallery

Di Roberto Alfano sappiamo che pratica graffiti, pittura e scultura. Come ti presenti al pubblico?
Se intendi come mi presento quando mi chiedono qual è il mio mestiere, rispondo che sono un artista, poi generalmente integro altre informazioni rispetto alle specifiche di questa “qualifica”, ad esempio nel contesto del laboratorio artistico-esperienziale mi approccio come artista-educatore. Rispetto alla prima parte della domanda, alla pratica dei graffiti preferisco quella della pittura murale in senso ampio, ma in contesti informali. Sicuramente pittura e scultura sono molto presenti nel mio lavoro, anche se il disegno tendenzialmente prevale. Inoltre nell’ultimo periodo mi sono avvicinato al reame dell’installazione site specific.

Parliamo dell’esperienza dell’opening di Miraggio Inferiore, titolo della tua personale presso la galleria ArtNoble di Milano. Quale storia hai raccontato attraverso i lavori presenti in mostra?
L’esperienza dell’opening è stata indubbiamente emozionante. C’è stata molto partecipazione, le persone presenti si sono lasciate coinvolgere nella narrazione che accompagna la mostra elaborata insieme a Piergiorgio Caserini, curatore di Miraggio Inferiore, e arricchita dalle intuizioni brillanti di Matthew Noble, gallerista, fondatore di ArtNoble.
I contenuti di questo racconto sono riconducibili al mio (e di Pier) territorio di provenienza, la Bassa Lodigiana, alla cultura degli Anni Novanta, a contenuti più introspettivi inerenti alla sfera del controllo e dell’impulsività che si integrano a riflessioni sulle abitudini della società contemporanea, il tutto in un’atmosfera di sospensione che evoca onirici paesaggi nebbiosi.

L’ARTE DI ROBERTO ALFANO

Luci blu, magenta e giallo ambra. Così apri il mondo della galleria a tutti e rendi accessibile l’elitario. Come scopri la facoltà di cogliere certe visioni nella realtà?
Credo sia prevalentemente una predisposizione naturale acuitasi con l’esperienza e la pratica. Da bambino non sono stato particolarmente portato per le discipline artistiche, ma ero in ogni caso molto fantasioso. Spesso mi sono ritrovato immerso in “mondi paralleli”, qualche volta per difesa altre per il piacere di sognare a occhi aperti. Probabilmente questa attitudine insieme ad altre qualità della mia personalità mi ha portato a sviluppare un immaginario molto elaborato, che sento visceralmente intimo.

Che luogo è per te lo studio e che tipo di esperienze vivi in questa dimensione?
Lo studio è un luogo d’intimità ma anche di incontro. Passo molto tempo a progettare, elaborare e produrre, negli ultimi anni con una cadenza più metodologica ma lasciando molto spazio a momenti di creazione impulsiva/spontanea. Allo stesso tempo mi piace il confronto, quindi spesso mi trovo con amici o persone incuriosite dal mio lavoro. Sono momenti costruttivi che mi aiutano a vedermi con occhi diversi.

Domenico Greco

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Redazione

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