Padiglione Italia. La lettera aperta di Renato Barilli a Eugenio Viola

A pochi giorni dall’annuncio che Gian Maria Tosatti sarà l’unico artista del Padiglione Italia alla prossima Biennale d’Arte di Venezia, il critico militante Renato Barilli si rivolge al curatore Eugenio Viola per ricordargli i limiti “geografici” del padiglione.

Caro Viola,

io non la conosco, così come lei non credo che sappia nulla o quasi di me, ma certo il suo curriculum è molto serio. Mi piace fra l’altro apprendere che ora lei è curatore del MAMBO, quello vero e primigenio, della città di Bogotà in Colombia, una terra che mi è molto cara e che ho visitato molto spesso.
Del resto ritengo che il suo nome [per curare il Padiglione Italia, N.d.R.] sia stato proposto dal duo Gioni-Alemani, sotto i cui auspici si porrà l’intera prossima Biennale. Temo che lei potrà fare molto poco in materia, ma vorrei tanto che cogliesse il grido di dolore sollevato da me e da tanti altri colleghi, di riportare in primo piano la presenza dell’Italia. Io ho avuto la ventura di curare, a fianco di Francesco Arcangeli, la partecipazione italiana alla Biennale del ’72. Ebbene, allora ci veniva data l’ala di destra, guardando dall’esterno, del Padiglione Centrale ai Giardini, vale a dire una suite di una decina di stanze, ampie, ben illuminate, in posizione dominante. E anche in seguito, per altre Biennali, si è mantenuta quella posizione, che mi sembra sia l’unica degna del Paese che, con spese ingenti, sostiene ogni due anni la manifestazione veneziana.

I Padiglioni Italia alla Biennale Arte di Venezia dal 2007 al 2022 © Artribune Magazine

I Padiglioni Italia alla Biennale Arte di Venezia dal 2007 al 2022 © Artribune Magazine

I PROBLEMI DEL PADIGLIONE ITALIA

Non so bene quando è intervenuta l’infelice idea di andare a collocarci nel punto più lontano della pur magnifica sfilata di stanze alle Corderie. Capisco la regola di un padrone di casa che non vuole abusare, e dunque si va a mettere nel punto più scomodo, assicurando le piazze più vantaggiose agli ospiti. Ma perché questa modestia? Per carità, non è il caso di darsi allo sciovinismo, ma neppure di batterci troppo il petto. È vero che siamo esterofili, ma c’è un limite a tutto, siamo arrivati al punto di permettere al direttore di turno di invitare solo due presenze italiane. Sfido a verificare se tanta modestia, tanto spirito riduttivo, siano presenti nelle manifestazioni altrui.

Eugenio Viola, foto Camilo Delgado Aguilera (Camo), Bogota (detail)

Eugenio Viola, foto Camilo Delgado Aguilera (Camo), Bogota (detail)

L’AUSPICIO DI BARILLI

Si potrà dire che in quella landa ultima ci viene però concesso molto spazio, ma direi che conta soprattutto la collocazione e, dunque, ci spetta il diritto di porci in primo piano, in tutta evidenza, il che corrisponde proprio a quell’ala di diretta e manifesta visibilità che eravamo soliti occupare in tempi migliori. Si aggiunga anche un altro fattore non indifferente. Non so perché, quella landa ai confini del mondo che ci concediamo è di solito immersa nelle tenebre, altro aspetto spiacevole, disdicevole, mentre ricordo tanta luce in quelle sale in primo piano.
Dunque, se le riesce possibile, faccia ogni sforzo per ritornare all’antico, qualche volta è il modo migliore per andare avanti. Naturalmente, non dubiti che alla prossima occasione manderò anche alla Alemani una bella lettera aperta piena di ammonizioni e scongiuri.

Renato Barilli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #61

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Renato Barilli

Renato Barilli

Renato Barilli, nato nel 1935, professore emerito presso l’Università di Bologna, ha svolto una lunga carriera insegnando Fenomenologia degli stili al corso DAMS. I suoi interessi, muovendo dall’estetica, sono andati sia alla critica letteraria che alla critica d’arte. È autore…

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