Madrid Gallery Weekend. La stagione riapre con ottimismo anche in Spagna

Si riparte anche in Spagna. Ecco le mostre da non perdere nella capitale per chi è tornato in vena di viaggi

Come in molte altre città d’Europa, anche a Madrid le gallerie d’arte moderna e contemporanea da tempo si uniscono per dare il via alla stagione espositiva autunnale. La dodicesima edizione del Madrid Gallery Weekend si è svolta in un clima di ritorno alla normalità, raccogliendo consensi di pubblico e critica, con ampia partecipazione di collezionisti e professionisti del settore, anche stranieri. Organizzata da Arte Madrid – l’associazione che riunisce 53 tra le più importanti gallerie della città – e appoggiata dalle principali istituzioni, fra le quali il Museo Reina Sofia che ne ha ospitato l’evento inaugurale, l’Apertura di Madrid è ormai un appuntamento fisso di settembre, che quest’anno assume anche il valore di una calorosa ripartenza post-pandemia. I galleristi madrileni non solo ribadiscono così l’importanza del loro ruolo nel sistema dell’arte, ma creano l’atmosfera ideale per stimolare nel pubblico di addetti ai lavori e non un percorso visivo fatto di raffronti fra grandi nomi dell’arte contemporanea, come Christo e Jean Claude (alla Galleria Guillermo de Osma), Olafur Eliasson, Anish Kapoor e Michelangelo Pistoletto (Galleria Elvira González) e le nuove proposte di artisti emergenti del panorama nazionale e non (come Federico Mirò, Daniela Libertad e Valle Gallera). Da segnalare infine anche l’interessante collaborazione con le principali librerie della città, pensata per promuovere l’editoria specializzata in arte.

– Federica Lonati

JULIAN ROSEFELDT, IMMAGINI DEL POST-ANTROPOCENE

Penumbra, di Julian Rosefeldt, Galleria Helga de Alvear, Madrid

Penumbra, di Julian Rosefeldt, Galleria Helga de Alvear, Madrid

È sempre interessante visitare la galleria di Helga de Alvear, decana dell’arte contemporanea in Spagna. Apertura è l’occasione per apprezzare due pezzi significativi firmati dall’artista e filmaker Julian Rosefeldt (Monaco di Baviera, 1965). Fino al 20 novembre nello spazio di calle del Doctor Fourquet (a due passi dal Museo Reina Sofia) si proietta il nuovo video Penombra, prodotto dall’Opera Ballet Vlaanderan e realizzato sul filo dell’interpretazione visiva dell’oratorio di Schumann “Scene dal Faust di Goethe”, oratorio del quale Rosefeldt ha prodotto la messa in scena per l’opera di Anversa, Gande e Montpellier. Con il consueto stile che varia tra la narrativa del documentario e la riflessione per immagini, Rosefeldt abborda il tema di ciò che sarà dopo di noi, il paradosso di ciò che resterà sulla terra, dopo aver subito il forte impatto dell’uomo sulla natura. In contemporanea, la galleria offre anche la visione di In the Land of Drought (2015-2017), l’opera che anticipa Penombra sulle note di un altro oratorio, la Creazione di Haydn. La riflessione sul post-antropocene prosegue negli scatti fotografici esposti nella sala superiore della galleria.

Julian Rosefeldt – Penombra –Madrid, Galleria Helga de Alvear, calle doctor Forquet 12, fino al 20 novembre. www.helgadealvear.com

IL MONDO DI PIETRA DI MANOLO PAZ

Menhir, 1996, di Manolo Paz. Galleria Max Estrella Madrid

Menhir, 1996, di Manolo Paz. Galleria Max Estrella Madrid

La Galleria Max Estrella propone uno sguardo retrospettivo intorno all’opera plastica di Manolo Paz (Castrelo, 1957). L’artista gallego, che da oltre quarant’anni lavora graniti e rocce calcaree come fossero architetture, non finisce di stupire con le sue più attuali creazioni, un gioco astratto fra riflessi e opacità della materia. La prima personale dello scultore nella galleria madrilena presenta opere perlopiù di carattere intimo, alcune realizzate negli anni Ottanta (come il torso totemico Rapaciña), ma anche Menhir e Pepitas frescas degli anni Novanta o le Cattedrali datate 2000 e dal forte carattere architettonico. L’evoluzione più recente di Paz sta invece in Reflexos na auga (2019) e soprattutto nel bellissimo El paso del tiempo (2021), ruota in pietra che accoglie il visitatore in galleria. I temi della natura, del mare e la relazione dell’uomo con il suo pianeta sono trattati anche a grande scala nelle sculture ambientali esposte nella fondazione che l’artista ha aperto dal 2010 a Cambados, sulla Rias Baixas di Galizia, non lontano da Pontevedra.

Manolo Paz – Mundos de Piedra – Madrid, Galleria Max Estrella, calle Santo Tomé 6. Fino al 14 novembre. www.maxestrella.com

LE STORIE NON PIÙ DISPONIBILI DI ANA VIDIGAL

Ana Vidigal, Espacio Minimo

Ana Vidigal, Espacio Minimo

Succede in Instagram, ma succede anche nella realtà. Restano gli oggetti, ma le storie che raccontano spesso non sono più leggibili, scompaiono come i ricordi. L’artista portoghese Ana Vidigal (Lisbona, 1960) usa la pittura, il collage, l’assemblaggio di oggetti e l’installazione come processi di decontestualizzazione e ricreazione. Frequente ospite della galleria Espacio Minimo (attenta ai temi femminili e all’arte sociale), Ana propone nella mostra dal titolo Questa storia già non è disponibile una serie di installazioni legate al tema del tempo e della memoria. Sono perlopiù oggetti comuni incontrati in una vecchia casa di famiglia, come la settantina di cornici e portaritratti che compongono un’unica installazione, appesi alla parete al contrario, nascondendo le immagini che contengono. Oppure la fila di 81 esemplari di Faghula, la rivista per ragazze degli anni Cinquanta e Sessanta che, piegata in due, mostra solo le lettere di FAG, in inglese noto insulto omofobo. Delicata e poetica l’istallazione fatta di sette stracci da cucina ciascuno dedicato a un giorno della settimana: vecchie tele ricamate a mano, sui quali l’artista ha applicato simboli dell’arte domestica femminile di un tempo, con il semplice gesto di uno spillo.

Ana Vidigal. Esta historia ya no está disponible – Madrid, Galeria Espacio Mínimo, calle del Doctor Forquet n.17 fino al 13 novembre. www.espaciominimo.es 

LA META-ARCHITETTURA DI ÁLVARO URBANO

Alvaro Urbano, I, 2016, Installation view, Mole Antonelliana - courtesy of Treti Galaxie and Museo Nazionale del Cinema di Torino - photo Delfino Sisto Legnani

Alvaro Urbano, I, 2016, Installation view, Mole Antonelliana – courtesy of Treti Galaxie and Museo Nazionale del Cinema di Torino – photo Delfino Sisto Legnani

È sempre interessante quando un artista interviene sullo spazio di una galleria e non lo utilizza solo come puro contenitore delle sue opere. Alvaro Urbano (Madrid, 1983) di formazione è architetto e nel suo linguaggio estetico arte e design spesso creano una performance immersiva e coinvolgente. Tra le pareti della galleria Traversia Cuatro l’artista evoca, in maniera a tratti allusiva a tratti concreta, l’ambiente della casa E-1027, l’enigmatica villa modernista costruita dall’architetta irlandese Eileen Gray sulla Costa Azzurra. L’installazione si intitola L’invito al viaggio, dal titolo del poema di Baudelaire che è scritto sulla carta nautica nel salone della villa. C’è molto tra le righe di questa storia d’arte e architettura, tra i cui attori compare anche Le Corbusier. Álvaro Urbano ne sparge un po’ di pezzetti ovunque, stimolando il visitatore, che entra in un vero e proprio meccanismo scenico, ad andare oltre l’apparenza della pura visione.

Álvaro Urbano, L’Invito al viaggio. Madrid, Galeria Travesía Cuatro, calle San Mateo 16. Fino al 30 ottobre. www.travesiacuatro.com

FEDERICO MIRÒ, PITTURA TRA TRADIZIONE E MODERNITÀ

Federico Mirò, Sin Titulo, dalla serie La verdad es ostra, F2 GALERÍA

Federico Mirò, Sin Titulo, dalla serie La verdad es ostra, F2 GALERÍA

L’impatto visivo con le tele dipinte di medio e grande formato di Federico Miró (Malaga, 1991) alle pareti della Galleria F2 può essere ingannevole, può sembrare un raffinato gioco di trompe l’oeil. Da tempo il giovane artista spagnolo ha attirato l’attenzione di critici e collezionisti per la sua tecnica originale e complessa, tra tradizione e modernità. Impiega infatti tantissimo tempo a rendere la policromia materica sulla tela bianca, lavorata ad olio con minuziosa perizia, per ottenere effetti quasi tridimensionali. Le sue tele sembrano tappeti tessuti a mano, broccati cangianti provenienti dall’antichità, con le tinte del Rinascimento e del Barocco. Eppure, le sue iconografie astratte si ispirano alle nature morte o ai segni dell’arte giapponese. Quella di Federico Miró è una pittura materica e stratiforme, piena di magica armonia.

Federico Miró, The Invisible Threat.  Madrid, Galleria F2, calle del doctor Forquet 28.  Fino al 16 ottobre. www.f2galeria.com

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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