Per la sua prima personale alla Galleria Studio G7 a Bologna, Letizia Cariello (Copparo, 1965) costruisce una capsula dimensionale capace di trasportare il visitatore in uno spazio sospeso tra terrestre e celeste. Da un lato i fili tracciati sul muro, come accade in molte sue installazioni, parlano di una congiunzione astrale, quella tra Giove e Saturno in particolare, e letteralmente “legano insieme” dei punti (lucenti chiodi con testa quadrata) a formare un disegno a rilievo. Dall’altro lato i Volumi, o meglio, le sette opere in sequenza denominate Fuso Orario che danno il titolo alla mostra. Sono piramidi lignee rovesciate che ostendono dischi di marmo sui quali il passare del tempo è fissato in forma di calendario privato: lettere e numeri per i giorni, asterischi per la pause. Svariati inizi e finali aperti, come un in ciclo continuo, si ripetono e si riavvolgono. Una ruota che gira.
‒ Claudio Musso
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Claudio Musso
Critico d'arte e curatore indipendente, la sua attività di ricerca pone particolare attenzione al rapporto tra arte visiva, linguaggio e comunicazione, all'arte urbana e alle nuove tecnologie nel panorama artistico. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Archeologia e Storia…