Jeff Koons condannato (ancora!) per plagio. Colpevole pure il Centre Pompidou

Il museo parigino aveva esposto Fait d’Hiver, l’opera incriminata, in una mostra del 2014. L’artista americano e il Pompidou saranno costretti a versare un risarcimento di 190 mila euro a Frank Davidovici, Advertising Creative Director del marchio Naf-Naf.

Il celebre americano Jeff Koons, tra i più quotati al mondo, è stato condannato definitivamente in seguito all’accusa di plagio che gli era stata mossa nel 2014. Al tempo, infatti, Koons aveva esposto la scultura in porcellana Fait d’Hiver, datata 1988, nella grande mostra a lui dedicata al Centre Pompidou di Parigi. In questa occasione Frank Davidovici, Advertising Creative Director del brand di abbigliamento prêt-à-porter Naf-Naf, era venuto a conoscenza dell’opera. Da lì era scattata la denuncia, che aveva costretto l’artista a ritirare il lavoro dalla mostra.

La pubblicità del 1985 plagiata

La pubblicità del 1985 plagiata

FAIT D’HIVER, L’OPERA DI JEFF KOONS ACCUSATA DI PLAGIO

L’opera in questione fa parte della serie Banality e ritrae una donna, probabilmente vittima di una valanga, stesa tra la neve e soccorsa da un maiale che porta con sé una piccola botte attaccata al collo. Un’immagine uguale in tutto e per tutto (salvo alcuni dettagli, come la ghirlanda di fiori e due pinguini aggiunti da Koons) a una pubblicità del 1985 di Naf-Naf. Compreso il titolo, Fait d’Hiver. Una copia servile”, l’ha definita Jean Aittouares, avvocato di Davidovici, stando a quanto riporta Le Figaro. Nonostante le richieste del pubblicitario, l’opera, acquistata nel 2007 dalla Fondazione Prada dalla casa d’aste Christie’s New York per circa 2,8 milioni di sterline, non è stata sequestrata. Ne esistono in tutto tre esemplari, oltre a una prova d’artista.

Artist Jeff Koons on his iconic sculpture Play Doh

Artist Jeff Koons on his iconic sculpture Play Doh

JEFF KOONS E CENTRE POMPIDOU CONDANNATI PER PLAGIO

Nella condanna definitiva, tuttavia, non rientra solo l’artista americano. Jeff Koons, il suo studio e il Centre Pompidou saranno costretti a pagare 190 mila euro a Frank Davidovici per l’opera plagiata (contro i 135 mila del primo appello, nel 2018), a cui si aggiungono 14 mila euro per averne riprodotto l’immagine sul sito web dell’artista. Sanzionato perfino il gruppo editoriale Flammarion per aver venduto il catalogo che conteneva la stessa immagine dell’opera. Come riportato ancora da Le Figaro, in questa controversia la difesa di Jeff Koons aveva contestato l’accusa di contraffazione, riconoscendo l’esistenza di “un’ispirazione” presa da Naf-Naf, ma sostenendo anche la creazione di “un’opera d’arte in piena regola, che porta l’impronta della personalità del suo autore e un messaggio artistico che gli è proprio”. La Corte d’appello, aveva invece ribattuto confermando la paternità di idee di Davidovici e affermando, “se esistono delle differenze, le somiglianze sono qui predominanti”.

Jeff Koons, serie Banality, Ushering in Banality, 1988 © Silvia Neri

Jeff Koons, serie Banality, Ushering in Banality, 1988 © Silvia Neri

JEFF KOONS E IL PLAGIO: RECIDIVO

Si tratta di un triste epilogo, ma comunque prevedibile. Non è la prima volta che l’artistar americano viene accusato di plagio: è accaduto cinque volte solo per le opere della serie Banality. L’ultima è avvenuta nel 2017 (ma riconfermata nel dicembre 2019), quando il Tribunal de Grande Instance di Parigi l’ha condannato per aver plagiato l’opera Enfants del fotografo francese Jean-François Bauret attraverso la scultura in porcellana intitolata Naked.

-Giulia Ronchi

http://www.jeffkoons.com/
https://www.centrepompidou.fr/fr/

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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