La presidenza Trump vista dal mondo dell’arte

A pochissime ore dalle elezioni americane, una carrellata di opere e iniziative artistiche “ispirate” alla presidenza Trump. Fra denuncia e ironia.

Trump non sembra essere un grosso amante dell’arte e la cosa è reciproca, al mondo dell’arte, dello spettacolo e della creatività in genere, il presidente in carica non è mai andato a genio. Ma di sicuro nei suoi quattro anni di mandato non ha fatto mancare materiale da cui trarre ispirazione per opere che vanno dal grido d’allarme alla parodia pura e semplice. In vista delle elezioni, la creatività degli artisti si è sbizzarrita producendo una quantità di opere e progetti che mettono in luce le debolezze e gli errori di questa presidenza e allo stesso tempo incitano i cittadini a creare un Paese migliore. Ne abbiamo selezionato un gruppo, qualcuna più seria, altre più ironiche, per sorridere un po’, in tempi in cui c’è pochissimo da sorridere.

Maurita Cardone

SCROTUS DI STEPHEN MANKA

Stephen Manka, Scrotus, 2020

Stephen Manka, Scrotus, 2020

Tra le più irriverenti opere ispirate a Donald Trump c’è Scrotus, un enorme ritratto del presidente, composto da 2020 vibratori vintage in metallo. L’autore dell’opera è Stephen Manka, designer e artista specializzato in arte pubblica di base a Cleveland, città nota negli Anni Sessanta per una fiorente industria del porno e dell’erotico creata e alimentata da Reuben Sturman, passato alle cronache come il Walt Disney del porno. Il titolo dell’opera ironizza sull’acronimo con cui viene identificato il presidente: POTUS, abbreviazione di President Of The United States. L’artista ha acquistato i vibratori, di per sé piuttosto curiosi, da un robivecchi e li ha composti in modo da riprodurre il volto del presidente, ottenendo un effetto 3D. Il messaggio, è facile intuirlo, è che Trump è un testa di… e che, se lo rieleggerà, l’America è fottuta.

MY VOTE DI MARILYN MINTER


Meno ironico e più impegnato è il video realizzato dall’artista Marilyn Minter per la campagna promossa da Downtown for Democracy, che ha chiesto ad alcune note artiste di produrre dei lavori in digitale in occasione delle elezioni. Il video, dal titolo My Vote, si concentra sul diritto all’aborto, minacciato dalla recente nomina last minute alla corte suprema della conservatrice Amy Coney Barrett, in sostituzione del giudice scomparso appena 46 giorni prima delle votazioni, Ruth Bader Ginsburg, con una citazione della quale l’opera prende il via. Nelle immagini, che richiamano la tipica estetica di Minter fatta di visi, bocche e corpi femminili, il volto dell’attrice Amber Heard appare dietro un vetro appannato su cui viene scritto un classico slogan a favore della libera scelta delle donne, My Body My Mind My Rights.

ARTISTS-IN-PRESIDENTS DI CONSTANCE HOCKADAY


Cinque minuti nei panni del presidente. Questa è la richiesta che l’artista Constance Hockaday ha fatto ad alcuni suoi colleghi per il progetto dal titolo Artists-In-Presidents: Fireside Chats for 2020.
Il nome prende spunto dall’appuntamento radiofonico creato dal presidente Franklin Delano Roosevelt durante la Grande Depressione per rassicurare i cittadini. Ogni artista propone un discorso presidenziale di circa cinque minuti che diventa poi parte di un podcast che, ogni venerdì, dal 18 settembre al 13 novembre, mette insieme alcuni dei contributi prodotti. Gli artisti coinvolti sono in tutto 50, tra artisti visivi, musicisti, ballerini, videomaker e via dicendo. I discorsi, concepiti come se l’artista parlasse alla nazione, sono di stile e tono molto diversi gli uni dagli altri con alcune performance molto ironiche e altre più serie e accorate. Nell’idea di Hockaday, dopo le elezioni, il progetto si evolverà in una pubblicazione cartacea, una mostra e in performance dal vivo a bordo dell’antica nave di Roosevelt attraccata nella Baia di San Francisco.

THE TRUMP STATUE INITIATIVE

The trump Statue Initiative, Ode a Putin, 2020

The trump Statue Initiative, Ode a Putin, 2020

Statue e monumenti hanno fatto molto parlare di sé negli ultimi tempi con tanti movimenti che chiedono la rimozione di alcuni simboli razzisti e colonialisti. In particolare negli USA sotto attacco sono da tempo le statue dei confederati che, durante la guerra civile americana, hanno combattuto con gli Stati del Sud per preservare la schiavitù. A ironico commentario delle polemiche è nata la The trump Statue Initiative, che propone di monumentalizzare i momenti peggiori della presidenza Trump. Come si legge sul sito Internet dell’iniziativa “TSI è un modo per gli artisti di condividere il loro punto di vista sui più famosi momenti di egoismo, narcisismo e razzismo del nostro 45esimo Presidente. E poi commemorare la sua eredità in un modo che il nostro presidente possa davvero capire: eroiche statue realistiche”. Il progetto consiste nel realizzare, in diverse città degli Stati Uniti, fino alle elezioni, monumenti viventi (e quindi, per definizione, temporanei) che rappresentano metaforicamente avvenimenti reali di questi mesi, come la repressione delle proteste anti-razziste (il monumento che lo rappresenta è intitolato Ode a Putin) e l’attacco ai servizi postali, potenziali responsabili, secondo il presidente, di brogli elettorali. Il tutto, in oro.

https://www.trumpstatueinitiative.com/

IL COLLAGE DI CHRIS SANTA MARIA

Chris Santa Maria al lavoro su President Trump, 2016 20

Chris Santa Maria al lavoro su President Trump, 2016 20

In mostra in questi giorni alla Jim Kempner Fine Art di New York, il collage dell’artista Chris Santa Maria è un commentario al continuo e disorientante flusso di notizie generato dalla presidenza Trump e, insieme, al suo narcisistico bisogno di apparire sui media. Centinaia di figure ritagliate dai giornali degli ultimi quattro anni compongono un affollato inferno che sintetizza il caos della presidenza Trump, la cui stessa immagine emerge dalla composizione come fosse uno stregone, generatore di quel caos e allo stesso tempo sua mostruosa creazione. L’idea è di condensare l’immensa quantità di input mediatici che ci si è riversata addosso durante una presidenza in cui importanti comunicazioni al Paese sono state affidate a umorali tweet notturni o erratiche interviste su Fox News. Insieme documento e monumento (seppure satirico) di un’era, il lavoro di Santa Maria è un work in progress ancora in evoluzione che crea un affresco destrutturato di quello che passerà alla storia come uno dei periodi più caotici del recente passato di questa Nazione.

https://www.chrissantamaria.com/trump-index

REMEMBER WHAT THEY DID

Shepard Fairey, “When the looting starts, the shooting starts” (Donald Trump), 2020, uno dei billboard del progetto collettivo Remember What They Did

Shepard Fairey, “When the looting starts, the shooting starts” (Donald Trump), 2020, uno dei billboard del progetto collettivo Remember What They Did

Per la campagna Remember What They Did, un gruppo di artisti, tra cui Shepard Fairey, Swoon, Antonio “Shades” Agee e altri, ha creato una serie di cartelloni, ognuno dei quali riporta l’attenzione su una delle colpe di quest’Amministrazione. I cartelloni puntano il dito sulla inefficace risposta della presidenza alla pandemia, sulla politica di separazione delle famiglie di migranti, i cui bambini sono stati tenuti in cella, sull’incitamento alla violenza da parte di un presidente che spesso si è rifiutato di condannare gli estremisti di destra, e molto altro. L’idea della campagna è quella di mostrare come le politiche di Trump abbiano colpito in maniera sproporzionata alcune comunità minoritarie e in particolare i neri, i latinos e i giovani. Sul sito Internet della campagna, ogni opera è accompagnata da video e un resoconto dei fatti cui l’opera rimanda, oltre che da una dichiarazione dell’artista che illustra il tema scelto e la sua rappresentazione.

https://rememberwhattheydid.com/

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

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