Torna a Roma Katharina Janeckova (Bratislava, 1988; vive in Texas), stavolta non da sola. L’accompagna un’altra pittrice, Jay Miriam (New York, 1988; vive a New York), anche lei dedita a un espressionismo che attinge al quotidiano con spinta disinvoltura trasfigurante.
Janeckova non ha perso un grammo della sua grazia selvaggia. I nuovi lavori sono semmai migliori e più potenti, perché dotati di un’accresciuta asciuttezza compositiva. L’iconografia resta la stessa: orsi innamorati e ragazze disinibite condividono un’arcadia erotica e buffa, raccontata nei modi rutilanti tipici dei cartoon e dei vasi antichi.
Le visioni di Miriam sono altrettanto spericolate. Ma risultano, all’opposto, introverse e notturne, verrebbe da dire “tedesche”. La sintassi pittorica è elaborata, raffreddata, con esiti spesso bidimensionali che citano il modernismo. La sensazione è quella di una temporalità che tende a farsi immobile.
Verrebbe da dire che Janeckova sta a Miriam come van Gogh a Gauguin.
– Pericle Guaglianone