Il futuro delle gallerie d’arte: parte con l’intervista a Valentina Bonomo la rubrica su Artribune
Come sarà il futuro delle gallerie d’arte contemporanea? L’emergenza Coronavirus mette il settore a dura prova. La parola ai galleristi. Si parte con Valentina Bonomo.
L’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova il settore dell’arte. Spazi chiusi, fiere rimandate a data da destinarsi, mercato che deve immaginare nuovi scenari: queste sono solo alcune delle sfide che in questi giorni difficili stanno affrontando le gallerie, tra i motori economici del sistema. Come vivere questo difficile presente? Lo abbiamo chiesto ad una serie di galleristi in questa collezione di interviste. Si parte con Valentina Bonomo che ci risponde, virtualmente, dalla galleria omonima in Via Portico d’Ottavia a Roma.
Naturalmente questo è un momento estremamente difficile a livello umano e sociale, ma concentrandoci esclusivamente sugli aspetti professionali, quali sono attualmente i rischi e le preoccupazioni per una attività imprenditoriale come quella di una galleria?
Le preoccupazioni sono tante, per quanto riguarda l’attività della galleria e per tutto il resto. Dal punto di visto creativo questo momento potrà essere molto proficuo. Ma concentrandosi e limitandosi a parlare del mercato dell’arte il futuro prossimo non sembra essere così incoraggiante. In Italia tutto si è fermato e purtroppo le premesse per i mesi a venire non sono delle migliori. Continueremo ad espandere le nostre relazioni anche all’estero. Intensificheremo il lavoro online. Soprattutto, sempre più, bisognerà selezionare opere di qualità a prezzi giusti.
Come se ne può uscire? Di che tipo di aiuti avete o avrete bisogno?
Come tutto il Paese abbiamo bisogno di meno burocrazia e agevolazioni fiscali e finanziare. Le transazioni di una galleria sono diventate molto complicate con una serie di adempimenti fiscali che francamente inibiscono molto chi abbia voglia di investire e questo vale sia per gli italiani che per gli stranieri.
Un aiuto finanziario sarebbe molto utile a noi operatori del settore perché potremmo a nostra volta acquistare o finanziare il lavoro degli artisti che seguiamo permettendo la continuazione del loro e del nostro lavoro. Un’IVA agevolata per lo meno per i giovani artisti italiani potrebbe essere incoraggiante.
State lavorando ugualmente con la vendita a distanza?
Ci proviamo…
Che tipo di iniziative, anche culturali, state portando avanti per il vostro pubblico e con che obiettivi?
Ci auguriamo di poter aprire presto la nostra prossima mostra ‘Reflection reality’che appena possibile pubblicheremo almeno online. Nell’immediato io da parte mia attraverso ‘Artist Diary’ ho messo in moto un progetto che riguarda esclusivamente la comunicazione sui social in cui indago tra gli artisti la capacità di tradurre lo stato d’animo e la condizione fisica di reclusione attuale in immagini, testo, video o suoni. Ho iniziato una raccolta di testimonianze entusiasmanti che devo dire mi sta molto appassionando perché ho ricevuto una adesione immediata e soprattutto sentita da parte di tutti coloro cui ho chiesto un intervento.
È un aspetto inedito nel tuo lavoro o utilizzavi questi strumenti anche prima dell’emergenza?
Essendo l’unica risorsa possibile li stiamo utilizzando con più dedizione.
L’intera stagione fieristica del primo semestre di quest’anno è saltata, con probabili ripercussioni anche sulla seconda parte dell’anno: pensi che le viewing room e le manifestazioni virtuali possano essere un buon compromesso?
Si, assolutamente un compromesso, ma francamente Non credo che le viewing room potranno mai supplire alle fiere o alle visite in galleria. L’emozione che si ha guardando un’opera dal vero non è mai paragonabile all’esperienza online. Anche il rapporto personale tra gallerista e collezionista, elemento determinante, viene meno.
Come cambierà a tuo parere il sistema dell’arte in seguito a questa emergenza? Quali strategie secondo te si possono attivare per fare fronte comune?
Difficile prevedere il futuro! Credo proprio che ci sarà sempre maggior attenzione alla qualità e al lavoro di ricerca cosi come al contenimento dei costi. Intravedo una possibilità nella capacità di più gallerie internazionali di unirsi in progetti comuni in modo da produrre e promuovere insieme il lavoro di alcuni artisti dividendone anche i costi. Sicuramente ci vogliono delle idee nuove e dobbiamo tenere attive le nostre antenne per captarle velocemente.
E in che modo i settori pubblico e privato possono lavorare insieme?
In moltissimi modi il settore pubblico e privato devono sempre più collaborare. Per quanto mi riguarda ritengo che i responsabili della cultura della sezione pubblica devono sempre più prestare attenzione a gallerie come la mia che fanno ricerca attenta e rigorosa. Importante secondo me e mettere un’attenzione particolare alla promozione dell’arte italiana di qualità a cui mi sono dedicata in modo particolare negli anni.
–Santa Nastro
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