Le mostre più interessanti dell’art week di New York da vedere in musei e gallerie

Durante l’Armory Show, i musei e le gallerie di tutta la metropoli si apprestano a richiamare il pubblico con inaugurazioni e eventi dedicati: abbiamo selezionato per voi quelle imperdibili del circuito-off della fiera.

In una New York dal clima già primaverile e non (ancora) troppo scossa dalle notizie sul coronavirus, la art week che accompagna l’Armory Show ha portato in città migliaia di professionisti del mondo dell’arte e appassionati. Gli eventi con cui riempire il poco tempo libero tra una fiera e l’altra sono tantissimi. Ne abbiamo selezionato qualcuno per chi volesse esplorare la città, elencando prima i musei e poi le gallerie in cui vale la pena fare un salto se siete in questi giorni nella Grande Mela.

-Maurita Cardone

 

GERARD RICHTER AL MET BREUER

Gerhard Richter, Cage 4, 2006 Tate Lent from a private collection 2007 © Gerhard Richter 2019

Gerhard Richter, Cage 4, 2006 Tate Lent from a private collection 2007
© Gerhard Richter 2019

In vista degli arrivi per l’Armory show, molti musei hanno inaugurato nuove mostre questa settimana o quella precedente. Lunedì ha aperto al Met Breuer, la sede distaccata del Metropolitan Museum ospitata nell’edificio che una volta era il Whitney. Con una grande retrospettiva, la prima negli ultimi vent’anni, del lavoro di Gerhard Richter, con oltre 100 opere che coprono l’intero arco della carriera dell’artista tedesco, evidenziando i suoi continui spostamenti sullo spettro rappresentativo e astratto. Al centro di Gerhard Richter: Painting After All ci sono le due serie Cage (2006) e Birkenau (2014), entrambe in mostra negli USA per la prima volta. La prima è un omaggio al compositore John Cage di cui Richter applica le tecniche alla pittura. La seconda prende spunto da una raccolta di fotografie scattate da prigionieri del campo di sterminio nazista di Birkenau. Tra le opere figurative, alcuni dei suoi classici ritratti di famiglia e riproduzioni di immagini fotografiche.

https://www.metmuseum.org/press/exhibitions/2020/gerhard-richter

DONALD JUDD AL MOMA

Installation view of Judd, The Museum of Modern Art, New York, March 1–July 11, 2020. Digital Image © 2020 The Museum of Modern Art, New York. Photo by Jonathan Muzikar

Installation view of Judd, The Museum of Modern Art, New York, March 1–July 11, 2020. Digital Image © 2020 The Museum of Modern Art, New York. Photo by Jonathan Muzikar

Al MoMA ha aperto la settimana scorsa l’attesissima retrospettiva su Donald Judd, la prima in oltre trent’anni. La mostra è un racconto completo dell’evoluzione negli anni del lavoro dell’artista americano che si rifiutò sempre di lasciarsi inserire in una corrente o farsi etichettare da un genere. Organizzata in ordine cronologico, la mostra raccoglie 70 lavori tra sculture, dipinti, disegni e stampe, attraverso cui Judd sviluppò un metodo e un vocabolario personale che ebbero una larga influenza sull’arte mondiale a partire dagli anni ‘60.

https://www.moma.org/calendar/exhibitions/5076?locale=en

JORDAN CASTEEL E PETER SAUL AL NEW MUSEUM

Jordan Casteel, Joe and Mozel, 2017

Jordan Casteel, Joe and Mozel, 2017

Proseguono intanto al New Museum le due mostre inaugurate lo scorso mese: Jordan Casteel: Within Reach e Peter Saul: Crime and Punishment, entrambe curate dal direttore Massimiliano Gioni. Per Casteel si tratta della prima mostra personale in un museo newyorchese che, con 40 dipinti tratti da alcune delle sue serie più note come Visible Man e Nights in Harlem, offre uno sguardo approfondito sullo stile, il linguaggio e la narrativa di quest’artista afroamericana che sceglie i suoi soggetti nelle comunità in cui lei stessa vive.  Ai piani superiori del museo su Bowery ci si può immergere nel coloratissimo mondo caricaturale di Peter Saul. Per questa prima retrospettiva in un museo newyorchese, il New Museum mette insieme una sessantina dei quadri di un artista che attinge a piene mani alla cultura pop e del fumetto, commentando eventi storici e dell’attualità politica con la causticità di una satira irriverente e repulsiva.

https://www.newmuseum.org/exhibitions/view/jordan-casteel-within-reach
https://www.newmuseum.org/exhibitions/view/peter-saul-crime-and-punishment

IL FUTURO NELLA CAMPAGNA AL GUGGENHEIM

Rem Koolhaas, Countryside, The Future

Rem Koolhaas, Countryside, The Future

Per una pausa dall’arte pura e semplice e un’incursione nella riflessione architettonica, al Guggenheim è in corso Countryside, The Future, una mostra realizzata da Rem Koolhaas e AMO che esplora le trasformazioni subite dagli spazi extraurbani del mondo. L’esposizione occupa l’intera rampa della spirale di Frank Lloyd Wright e, divisa per aree tematiche, ripercorre la storia di quel cambiamento nelle diverse zone geografiche e in relazione a specifici momenti storici.

https://www.guggenheim.org/exhibition/countryside

I MURALISTI MESSICANI AL WHITNEY MUSEUM

Thomas Hart Benton, selezione da American Historical Epic, 1920-28, una delle opere in mostra per Vida Americana al Whitney Museum. Photo: Maurita Cardone

Thomas Hart Benton, selezione da American Historical Epic, 1920-28, una delle opere in mostra per Vida Americana al Whitney Museum. Photo: Maurita Cardone

Al Whitney Museum è invece in corso già da qualche settimana Vida Americana, una grande rassegna dedicata ai muralisti messicani e alla loro influenza sull’arte mondiale. La ricca mostra raccoglie circa 200 opere e, nelle intenzioni dei curatori, vuole riscrivere la storia, restituendo all’arte messicana un posto di rilievo ed evidenziando come il lavoro di José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros sia stato fondamentale nello sviluppo dello stile, così come nella scelta dei temi, dell’arte americana prodotta tra il 1925 e il ‘45.

https://whitney.org/exhibitions/vida-americana

JR AL BROOKLIN MUSEUM

La sala del Brooklyn Museum in cui sono esposti Napoleon Leading the Army over the Alps, di Kehinde Wiley (l’artista che ha firmato i ritratti degli Obama) e Bonaparte franchissant le Grand-Saint-Bernard di Jacques-Louis David. Photo Maurita Cardone

La sala del Brooklyn Museum in cui sono esposti Napoleon Leading the Army over the Alps, di Kehinde Wiley (l’artista che ha firmato i ritratti degli Obama) e Bonaparte franchissant le Grand-Saint-Bernard di Jacques-Louis David. Photo Maurita Cardone

Per chi ha voglia di lasciare Manhattan, al Brooklyn Museum è ancora in corso la bella retrospettiva dedicata allo street artist francese JR e ha aperto da poco più di un mese la mostra che mette a confronto uno dei più famosi lavori di Kehinde Wiley (l’artista che ha firmato i ritratti degli Obama), Napoleon Leading the Army over the Alps (2005), parte della collezione del museo, con l’opera di Jacques-Louis David cui il quadro dell’artista afroamericano è ispirato, Bonaparte franchissant le Grand-Saint-Bernard.

https://www.brooklynmuseum.org/exhibitions/david_wiley

 

LARI PITTMAN ALLA GALLERIA LEHMANN MAUPIN

La mostra Lari Pittman Found Buried, da Lehmann Maupin. Photo Maurita Cardone

La mostra Lari Pittman Found Buried, da Lehmann Maupin. Photo Maurita Cardone

Le gallerie che in questi giorni hanno aperto nuove mostre sono innumerevoli. L’art week è occasione per sfoggiare il meglio della propria programmazione e giovedì sera, giorno di opening, le strade di Chelsea, il quartiere con il maggior numero di gallerie, erano un via vai di gente con ancora al collo il pass dell’Armory show che passeggiava tra una galleria e l’altra. Da Lehmann Maupin ha aperto Lari Pittman: Found Buried, la prima mostra con questa galleria dell’artista colombiano-americano che per l’occasione presenta una nuova serie di dipinti e lavori su carta nel suo distintivo stile fatto di segni e simboli che attinge insieme alla cultura precolombiana, all’arte decorativa e all’arte classica.

https://www.lehmannmaupin.com/exhibitions/lari-pittman

RICHARD LONG ALLA LISSON GALLERY

Richard Long, Untitled, 2005

Richard Long, Untitled, 2005

Dall’altro lato della strada, da Lisson, sono in mostra quattro lavori su larga scala di Richard Long che includono un percorso di ardesia della Virginia (Virginia Line) e una parete di fango (River Avon Mud Line), entrambi del 2020.

https://www.lissongallery.com/exhibitions/richard-long-from-a-rolling-stone-to-now

SERGE ALAIN NITEGEKA ALLA MARIANNE BOESKY GALLERY

Alla Marianne Boesky Gallery, Black Migrant, di Serge Alain Nitegeka. Photo Maurita Cardone

Alla Marianne Boesky Gallery, Black Migrant, di Serge Alain Nitegeka. Photo Maurita Cardone

Marianne Boesky Gallery ospita invece una bella installazione del lavoro dell’ex rifugiato originario del Burundi, Serge Alain Nitegeka, dal titolo Black Migrant, in cui il colore evocato nel titolo non è solo contenuto, col racconto delle sofferenze di un popolo e dei corpi che lo compongono, ma anche forma, con un uso di vernici e altri materiali scuri di grande forza espressiva.

https://www.marianneboeskygallery.com/exhibitions/serge-alain-nitegeka5?view=slider#2

KARA WALKER DA SIKKEMA JENKINS & CO

I lavori di Kara Walker esposti da Sikkema Jenkins & Co. Photo Maurita Cardone

I lavori di Kara Walker esposti da Sikkema Jenkins & Co. Photo Maurita Cardone

Dominata da corpi neri è anche la mostra dei lavori su carta di Kara Walker inaugurata da Sikkema Jenkins & Co., che presenta in anteprima una selezione delle opere che saranno esposte per la grande mostra al Kunstmuseum di Basel, in programma per maggio.  Esplorando i temi cari all’artista, razza, genere, sessualità e violenza, la mostra offre uno sguardo intimo sul caratteristico lavoro di Walker. Molto newyorkese, invece, la mostra aperta la settimana scorsa nella nuova Muciaccia Gallery, dedicata al lavoro di Frank Holliday, artista legato al Club 57 e alla scena dell’East Village. Uscendo da Chelsea si trovano decine di altre gallerie con mostre da scoprire. Da Freeman, a Soho, ha aperto la settimana scorsa una bella e ben allestita mostra di Matt Mullican, occasione imperdibile per vedere dal vivo alcuni dei lavori più intriganti di questo eclettico artista.

https://mucciaccia.com/frank-holliday-see-saw/

https://www.peterfreemaninc.com/exhibitions

L’ARTE DELL’EAST VILLAGE

Le opere di Chris RWK a 212 Arts. Photo Maurita Cardone

Le opere di Chris RWK a 212 Arts. Photo Maurita Cardone

Nell’East Village, invece, una perla per gli amanti della street art: nella minuscola 212 Arts, sono in mostra una trentina di lavori di piccole dimensioni di Chris RWK, padre degli ormai mitici robottini dagli occhi smarriti e il cuore grande.

https://212arts.com/chris-rwk

ARTE CON IMPEGNO

Vista dell’installazione Per(Sister) alla Ford Foundation. Photo Maurita Cardone

Vista dell’installazione Per(Sister) alla Ford Foundation. Photo Maurita Cardone

Per chi volesse unire all’arte un’esperienza che vi aprirà gli occhi su un angolo buio della società americana, il posto dove dirigervi è la Ford Foundation, la cui galleria ospita Per(Sister): Incarcerated Women, una mostra tanto bella quanto dolorosa. Il titolo rende omaggio al modo con cui le detenute delle carceri femminili della Louisiana si chiamano l’un l’altra, nel tentativo di restituire umanità a una condizione che di umano ha ben poco. La popolazione carceraria degli Stati Uniti è la più numerosa al mondo in proporzione agli abitanti e, fra tutti, lo stato della Louisiana è quello con il maggior numero di detenuti. Qui donne transessuali finiscono ancora in carcere per reati contro natura e le madri vengono separate dai figli per anni. I curatori del Newcomb Art Museum hanno selezionato le storie di 30 donne attualmente in carcere e le hanno associate ad altrettanti noti artisti, chiedendo loro di offrire un’interpretazione delle loro esperienze. Il risultato è una mostra ricca di spunti di riflessione, non facili da digerire. Il percorso espositivo è diviso in quattro sezioni che esplorano le cause all’origine dell’incarcerazione femminile, l’impatto della detenzione sulla maternità e sul rapporto con i figli, gli effetti della prigionia sulla psiche e sul comportamento e le sfide e le opportunità del reinserimento nella società. Alcuni dei lavori esposti includono filmati e registrazioni della testimonianza delle donne, altri trasformano le loro esperienza in musica, altri ancora ne offrono una reinterpretazione simbolica, legata anche alla cultura afroamericana a cui molte delle detenute appartengono.

BRUNO GAMBONE AL CONSOLATO ITALIANO

La sala con le opere di Bruno Gambone al Consolato italiano. Photo Maurita Cardone

La sala con le opere di Bruno Gambone al Consolato italiano. Photo Maurita Cardone

Anche gli italiani fanno la loro parte nella art week. Mentre le tante gallerie provenienti dalla penisola espongono i loro pezzi migliori nelle numerose fiere in città, le istituzioni celebrano il made in Italy con due mostre: al Consolato italiano è in corso una mostra dedicata alle ceramiche di Bruno Gambone provenienti dalla Collezione Olnick Spanu, organizzata in collaborazione con Magazzino Italian Art Foundation. I 14 lavori qui esposti, realizzati tra il 1940 e il 1980, mostrano il passaggio nella pratica di Gambone da un uso della ceramica più tradizionale, ereditato dal padre Guido, a composizioni più scultoree, influenzate anche dai materiali utilizzati da Robert Rauschenberg e dalle geometrie di Frank Stella, con cui l’artista italiano era venuto in contatto durante un breve trasferimento a New York negli anni ‘60. La piccola ma godibile mostra è visitabile negli orari di apertura del Consolato.

VICO MAGISTRETTI ALL’ISTITUTO DI CULTURA

La mostra dedicata a Vico Magistretti all’Istituto italiano di Cultura. Photo Maurita Cardone

La mostra dedicata a Vico Magistretti all’Istituto italiano di Cultura. Photo Maurita Cardone

Nell’ala della palazzina di Park Avenue che ospita l’Istituto di Cultura ha invece appena inaugurato una mostra dedicata al designer Vico Magistretti, con oggetti, disegni, scritti e filmati che raccontano la ricerca dell’autore di alcuni degli oggetti più iconici del made in Italy. La mostra viaggerà nelle sedi dei vari istituti italiani di cultura nel mondo, in occasione del centenario della nascita del designer e in concomitanza con il lancio di un archivio online dei suoi disegni e studi, creato dalla Fondazione Magistretti. A dare l’avvio alla settimana dell’arte, inoltre, martedì 3 marzo alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University si è tenuta una presentazione di due corpi di lavori realizzati in città dall’artista Antonio Rovaldi: End. Words from the Margins. New York City, vincitore della quinta edizione dell’Italian Council, e Woodpecker Bill: New York City. Entrambi intrecciano fotografia, video, scultura e parola per costruire uno sguardo personale e allo stesso tempo archetipico sugli spazi urbani e sui paesaggi ai margini della città. Oltre al lavoro di Rovaldi l’evento, anche questo organizzato da Magazzino Italian Art Foundation, è stato occasione per presentare il mega progetto di riqualificazione dell’ex discarica più grande al mondo, Fresh Kills, a Staten Island, dove il paesaggio naturale sconvolto dall’uomo sta oggi cercando nuove forme per rinascere. Domenica si concluderà l’Armory Show ma in città resta ancora tanto da vedere. Se potete fermarvi qualche giorno, approfittate di questa primavera anticipata e fate una scorpacciata d’arte.

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

Scopri di più