L’universo in una stanza. Michelangelo Penso in mostra a La Spezia

CAMeC, La Spezia – fino al 22 marzo 2020. I suoni emessi dai pianeti sono uno dei “soggetti” presi in esame da Michelangelo Penso, in mostra a La Spezia.

Al CAMeC di La Spezia è in corso la mostra Michelangelo Penso. Dimensioni infinite, frutto di un virtuoso progetto di collaborazione con l’Università degli Studi di Genova (DIRAAS e AdAC), dove arte e scienza si relazionano e confrontano. Michelangelo Penso (Venezia, 1964) ha affrontato e interpretato le due discipline sviscerandone le correlate implicazioni estetiche, realizzando opere capaci di enfatizzarne l’essenza e le caratteristiche formali individuate.
Il focus è sulle meravigliose capacità macroscopiche sonore dei pianeti del sistema solare e quelle microscopiche, ma immensamente utili, dei batteri. L’installazione Cronòtopo (2019) permette al pubblico di udire le sonorità corrispondenti alle frequenze elettromagnetiche emesse dai pianeti: un filo rosso che tiene unita l’intera ala espositiva dedicata agli astri attraverso tre vani contigui dell’edificio. Alla pareti, invece, sono appesi elementi scultorei, traduzioni materiche e segniche, quindi visive, dei segnali cosmici udibili grazie all’installazione, ma altrimenti non osservabili. Fruizione performativa e tradizionale ‒ a parete ‒ coesistono, dando modo ai visitatori di compiere delle scelte: soffermarsi a considerare le forme dei segnali emessi dai pianeti, oppure esperirli dal vivo tramite l’installazione. Presentazioni differenti degli stessi fenomeni con tempi diversi di fruizione, che comportano un profondo ed emozionante coinvolgimento plurisensoriale.

Michelangelo Penso, Cronòtopo, 2019. Installation view at CAMeC, La Spezia 2020. Photo Enrico Amici

Michelangelo Penso, Cronòtopo, 2019. Installation view at CAMeC, La Spezia 2020. Photo Enrico Amici

SUONI E INSTALLAZIONI

Attraverso udito e vista, il fruitore percepisce numerose sensazioni consonanti o dissonanti, quali leggerezza, rapidità e concretezza, riguardo a ciò che quotidianamente non sarebbe in grado di esperire. Completano la sezione i Carnets: rimaneggiamenti di alcuni taccuini su cui l’artista ha tracciato degli studi su alcune futuristiche architetture organiche, come naturalmente evolute in relazione ai contesti urbani rappresentati sul supporto. Isolate in una sala e nel corridoio d’ingresso attiguo, le due installazioni site e contest specific, Roseobacter (2019) e Pelagibacter (2019), riflettono sull’attuale tematica dell’ecosostenibilità ambientale e sulle utili capacità di alcuni batteri. Il fruitore può fisicamente interagire con le strutture, apprezzandone le qualità formali e il dialogo che instaurano con lo spazio circostante: appesa al soffitto, Pelagibacter ricorda le salme imbalsamate di animali conservate all’interno delle Wunderkammer, come reperti scientifici, o delle cattedrali, come ex voto.

Elia Baroni

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Elia Baroni

Elia Baroni

Classe 1993. Laureato in Conservazione dei Beni culturali, studio triennale conseguito a Genova, e in Arti Visive, corso magistrale all’Alma Mater Studiorum di Bologna, con Master di I livello in Valorizzazione Turistica e Gestione del Patrimonio Culturale (Alma Mater Studiorum…

Scopri di più