Giochi di realtà. George Tatge a Pistoia

Palazzo Fabroni, Pistoia ‒ fino al 16 febbraio 2020. Nuova mostra in Toscana del fotografo che con l’Italia ha sempre avuto un rapporto di particolare feeling. In 74 scatti il racconto del passaggio dal bianco e nero al colore di George Tatge, impegnato in una indagine sulle atmosfere metafisiche dei non-luoghi. Riscoprendo la poesia della solitudine e svelando la bellezza di angoli di natura urbana.

Cosmopolita sin dalla nascita ‒ nato in Turchia da un’italiana e un americano ‒, George Tatge (Istanbul, 1951) compie un viaggio dal sapore metafisico in luoghi a noi abituali ma che il suo sguardo ci fa invece cogliere nella loro atmosfera più intima, come sospesi fuori dal tempo e calati in un silenzio immemoriale: cortili, magazzini, snodi ferroviari o stradali, caseggiati di periferia, inattesi spazi campestri, scorci marini. Da Torino a Salerno, passando per la Toscana e Roma, e con alcune puntate all’estero, Tatge racconta la bellezza nascosta della quotidianità umana, intrisa di una sua poetica dignità.

IDENTITÀ PERI-URBANE

Lo sguardo di Tatge sul mondo produttivo guarda al passato; lo attraggono infatti i cantieri navali di Livorno, che ritrae nei loro scorci più defilati, in disarmo, quasi a lamentarsi di nostalgia per i fasti dei tempi che furono. E poi, i mucchi di stracci di Prato, quelli in cui, secondo Malaparte, “va a finire la storia d’Italia”. In entrambi i casi, un complesso gioco di forme: la pulizia geometrica dell’area industriale che contrasta con il cielo a Livorno, la morbida compattezza di stoffe dai mille colori a Prato. Luoghi cittadini ai margini, in questo caso le aree produttive, ma movendosi per la città Tatge predilige la periferia o le zone adiacenti, quelle dove l’inatteso è quasi la norma, dove colori, forme, situazioni si fondono con una rilassatezza che fa gridare alla casualità.

George Tatge, Staccionata azzurra, Imperia, 2013

George Tatge, Staccionata azzurra, Imperia, 2013

PRESENZA-ASSENZA

L’essere umano è una costante nella fotografia di Tatge, ma, paradossalmente, appare nei suoi scatti soltanto in rare occasioni. Le città, i loro scorci diventano metonimia di un contenuto all’apparenza sfuggente, che s’intuisce per le impronte che lascia, per un’attività interrotta e che forse riprenderà più tardi.
Atmosfere che richiamano de Chirico e le sue piazze assolate, geometricamente perfette eppure in qualche modo incompiute. Il muro è uno degli elementi che più ricorrono nella sua fotografia: Tatge ne apprezza la purezza geometrica ma anche il fascino di elemento capace di celare un al di là, di stabilire confini, di spingere a immaginare l’altrove, quasi a citare Leopardi e il suo Infinito. Scatto dopo scatto, Tatge ci invita a guardarci intorno con occhi nuovi.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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