Christian Boltanski, Jean Kalman e Franck Krawczyk nel garage del Centre Georges-Pompidou

Le immagini dell’intervento che sceglie una location inedita all’interno del museo francese, commissionato dall’Opéra-Comique

Non nuovi ad allestimenti in insolite location, dopo il magazzino abbandonato (Point P, per O Mensch, nell’ambito del Festival d’automne del 2003), la cucina e la scala di servizio del teatro dello Châtelet durante la stagione 2004-2005 per Pleins jours, o il cantiere dell’Opéra-Comique per Full Night, nel 2016, Christian Boltanski, Jean KalmanFranck Krawczyk, mettono in scena la loro nuova opera nel garage del Centre Georges-Pompidou, fino al 12 gennaio 2020.

Christian Boltanski, Jean Kalman e Franck Krawczyk, Fosse, 2020. Photo Hervé Véronèse, Centre Pompidou

Christian Boltanski, Jean Kalman e Franck Krawczyk, Fosse, 2020. Photo Hervé Véronèse, Centre Pompidou

NUOVE FRONTIERE TEATRALI

Commissionato dall’Opéra-Comique e realizzata in collaborazione con il Centre Pompidou, sarà un altro spettacolo spiazzante, costruito, come i precedenti, su tre regole immutabili quanto quelle della tragedia classica, e altrettanto immutabili. Nella filosofia del trio, scompare la normale divisione platea-palco scenico: il pubblico infatti prenderà posto in mezzo alla rappresentazione, in modo da poter essere libero di muoversi sul palco, passeggiare, sedersi dove preferisce e, in un certo senso, “interferire” con lo spettacolo. In secondo luogo, Fosse non ha né inizio né fine, spiega Krawczyk, perché la colonna sonora si udirà pochi minuti prima che le porte si aprano, così come si continuerà a udire anche dopo che, calato il sipario, si chiuderanno le porte, creando l’illusione di una continuazione all’infinito. Infine, non una storia ma un intreccio di narrazioni, continua Krawczyk, perché scopo dei lavori del trio è quello di aprire la mente del pubblico a tutte le possibilità del’’immaginazione. In Fosse, come un novello Orfeo nell’oscuro Ade, il pubblico vaga nelle profondità del garage sotterraneo del Centre Pompidou, proiettandosi nell’ideale abisso della realtà contemporanea.

Christian Boltanski, Jean Kalman e Franck Krawczyk, Pleine Nuit, 2016. Photo Stefan Brion

Christian Boltanski, Jean Kalman e Franck Krawczyk, Pleine Nuit, 2016. Photo Stefan Brion

CONTAMINAZIONI

Dal 2001 l’artista visivo Christian Boltanski, il lighting designer Jean Kalman e il compositore Franck Krawczyk, collaborano insieme dando vita a spettacoli teatrali che stravolgono la personalità degli spazi coinvolti, giocano con l’immaginazione del pubblico e cercano di rendere l’opera accessibile nella maniera più ampia possibile. Sperimentazione artistica nel segno della democraticità, sfatando il mito che l’opera sia una qualcosa di elitario (falso mito, considerando il larghissimo seguito popolare che Verdi, Puccini e colleghi vantavano già nell’Ottocento). Peculiarità del trio, quella di mettere insieme esperienze e professionalità fra loro molto diverse, dalla musica al design all’arte contemporanea; il risultato è un approccio sperimentale, innovativo, che va oltre le barriere fisiche e mentali, una sorta di “teatro totale” dove cadono le barriere e luci, ombre, pieni e vuoti, suoni e silenzi, prospettive dritte e oblique, divengono parte integrante dello spettacolo.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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