Pittore intimista, oscuro, impegnativo, a tratti inquietante ma altrettanto affascinante, Michel Frère (Bruxelles, 1961 ‒ Morlanwelz, 1999) è stato interprete di un personalissimo neospressionismo pittorico fortemente materico, per tramite del quale prendono forma ineffabili paesaggi dal sapore fiabesco e psicologico insieme: strati e strati di colore a olio danno vita a dantesche “selve oscure” o spume marine dalle ardite prospettive d’ispirazione giapponese.
Accanto alla produzione pittorica, questa piccola ma elegante retrospettiva propone una scelta di sculture in gesso, cui la patina in cromo dona un respiro a prima vista “futuribile”, “alieno”, puramente astratto, ma, osservando con attenzione, si scorgono richiami al plasticismo classico, al Laocoonte, a Ercole, persino ai Prigioni di Michelangelo.
Un’astrazione colta e raffinata, costantemente legata alla dimensione fisica e psicologica dell’umanità, e metafora della sua aspirazione a librarsi leggera nei territori dello spirito.
‒ Niccolò Lucarelli