Seconda personale romana per Marco Giordano (Torino, 1988; vive a Glasgow). La galleria ha i connotati delle sale di registrazione insonorizzate. Al centro della sala, grosse conchiglie gocciolanti acqua schiumosa, issate su supporti verticali in ferro, sono megafoni attraverso i quali è il mare stesso a parlare/gocciolare. Tutt’attorno, in lavori a parete specchianti, campeggiano frasi ermetiche e lapidarie, aforismi troppo sibillini e sfrontati per non provenire direttamente dalla natura o dall’inconscio. Lo scarto fondamentale sta nella colorazione differenziata dei testi di quelle frasi, che allude al riempimento progressivo usato nel karaoke come espediente video-grafico per agevolare il canto. È lì che il profondo e il frivolo (il metafisico e il pop) si intersecano perfettamente, aprendo al sublime.
Il contrappunto costituito dal dettaglio mistico della forma triangolare delle basi dei supporti delle conchiglie è la ciliegina sulla torta.
‒ Pericle Guaglianone