Le superforme di Thomas Bayrle. A Roma

Gavin Brown’s Enterprise, Roma ‒ fino al 13 aprile 2019. Da Caravaggio all’odierna ossessione per le immagini, l’opera di Thomas Bayrle rilegge l’arte del passato in chiave contemporanea.

Una tormentata ripetitività caratterizza la serie di opere di Thomas Bayrle (Berlino, 1937) in mostra a Sant’Andrea de Scaphis presso Gavin Brown’s Enterprise a Roma. Lo spazio, una chiesa sconsacrata che reca le tracce dei suoi successivi utilizzi, ospita una serie di riproduzioni realizzate dall’artista tedesco a partire dal celebre San Matteo e l’angelo ‒ dipinto da Caravaggio per la cappella Contarelli di San Luigi dei Francesi nel 1602 –, nelle quali l’immagine del santo risulta sgranata, smembrata, un effetto che richiama i jpeg ‘pixelati’ di Thomas Ruff. È la sagoma dell’iPhone a costituirne il modulo generativo, in un processo di costante costruzione e decostruzione dell’immagine basato sul metodo tipicamente tardomodernista della serialità. Ne deriva la tensione tra originale e copie che produce quelle che Bayrle chiama superforme, costituite da conglomerati di immagini microscopiche.
Grazie a questo stratagemma compositivo l’artista accentua l’ossessione iconica dell’odierno paesaggio mediale, esponendone il potente effetto di alienazione.

Lara Demori

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Lara Demori

Lara Demori

Lara, ricercatrice indipendente, ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca in storia dell’arte contemporanea presso The University of Edinburgh nel 2017 con una tesi intitolata ‘Art Degree Zero: Piero Manzoni and Hélio Oiticica’, in cui esplora il passaggio da…

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